mercoledì 6 settembre 2017

Repubblica 6.9.17
L’aut aut di Giuliano: “Voglio unire se non riesco farò un passo indietro”
“Ci proverò fino all’ultimo, ma non si ripeta mai più ciò che è accaduto per l’isola” E avverte: “Non farò la foglia di fico né del Pd né di una sinistra rinchiusa nel recinto”
di Giovanna Casadio

ROMA. «Io fino all’ultimo provo a unire il centrosinistra. Tutti noi di Campo progressista ci muoviamo in questa direzione. Se non raggiungiamo l’obiettivo, allora faremo un passo indietro». Giuliano Pisapia è determinato e tutt’altro che “riluttante” nella censura alla linea di Bersani, Speranza, D’Alema, i leader di Mdp. Alla fine di una tesissima giornata di incontri e di chiarimenti con i compagni demoprogressisti, l’ex sindaco di Milano è un po’più ottimista. Ma la Sicilia è un banco di prova per la sinistra. E non è andata bene.
«Mai più come in Sicilia»: è stato il primo paletto posto infatti ieri sera nel faccia a faccia con Roberto Speranza, che dei demoprogressisti è il coordinatore. Per ora, spiega Pisapia, non è che noi abbiamo sposato il candidato del Pd e di Alfano, il rettore Fabrizio Micari alle regionali siciliane del 5 novembre. Ma ancora «cerchiamo di ricucire attorno a una candidatura, per riproporre la stessa esperienza civica che ha visto a sostegno del sindaco di Palermo Leoluca Orlando da Mdp ai centristi di Alfano».
La questione non è locale. È tutto il progetto del partito della sinistra in gioco. «Non faccio la foglia di fico né del Pd, né di una sinistra che si chiude nel recinto» ripete Pisapia. E nelle sue parole c’è un retrogusto amaro.
«Non sono un ingenuo, sapevo che sarebbe stato ed è un percorso non facile, però un po’ di amarezza c’è. Mi sono impegnato in quello che ritenevo e penso sia un progetto utile per la comunità». Le divisioni, le polemiche, gli errori, gli accapigliamenti non fanno parte della scommessa di Pisapia. Non piace al leader di Campo progressista neppure l’aut aut sulla manovra economica che Mdp minaccia di non votare se non cambia profondamente, rischiando di fare cadere il governo Gentiloni. «No a venti di guerra, sì a proposte sui punti che ci stanno a cuore di equità, di investimenti, di riequilibrio»: ha detto. «Io sono qui, vado avanti, non mollo, ma non metto la faccia in un progetto che va nella direzione opposta rispetto a quanto abbiamo voluto» ripete Pisapia.
Di tutto questo l’ex sindaco di Milano parlerà nell’incontro a inizio della settimana prossima con Mdp, ovvero con Bersani, Speranza, D’Alema, Rossi e Scotto. Però la barra sarà chiara: «In Friuli, in Molise, in Lombardia, nel Lazio, alle regionali del prossimo anno cioè, la spaccatura in più candidati del centrosinistra che costituisce un suicidio, non deve e non può esserci. No a una sinistra minoritaria, identitaria, che rischia come in Sicilia di arrivare al 3%»: è il tam tam da Massimiliano Smeriglio a Bruno Tabacci nella riunione di Campo progressista.
Pisapia intanto ha spronato ad avviare una serie di incontri siciliani con Micari, con Claudio Fava, con Fausto Raciti, il segretario dem dell’isola. La richiesta è di avere assicurazioni su un codice di trasparenza per le candidature e insistere fino all’ultimo per vedere se si possono riproporre liste civiche senza i simboli di partito come già è stato alle amministrative e che consentano quindi di tenere insieme tutte le forze dalla sinistra ai centristi.
«Speranza è stato d’accordo con me che il nostro progetto politico nazionale è per un centrosinistra ampio. Se questo è l’obiettivo ultimo, non ci possono essere tensioni continue che mirano a spaccare» ripete Pisapia. Ovvio che con la legge elettorale proporzionale il partito della sinistra correrà da solo alle politiche dell’anno prossimo ponendosi in discontinuità rispetto al Pd ma senza pensare di fare a meno dei democratici. «A meno che non si voglia fare un favore alle destre e a Berlusconi »: ha commentato nel corso dell’assemblea di Campo progressista ieri Bruno Tabacci. Che è stato in Sicilia la settimana scorsa per verificare tra l’altro la praticabilità di primarie del centrosinistra. Capitolo chiuso, i tempi non ci sono. Il Pd su questo sembra irremovibile e Micari, a cui è stata chiesta da Leoluca Orlando la disponibilità a candidarsi con l’appoggio ampio del centrosinistra, non è disposto a questo ulteriore esame.
La domanda che l’ex sindaco di Milano ha messo sul tavolo di Mdp è: cosa volete fare, la sinistra identitaria, che ha nel Pd il proprio avversario, che gioca a perdere, o costruire una alternativa vincente di centrosinistra?