Corriere 6.9.17
«Innaturali certe alleanze Benissimo le primarie se i dem scaricano Ap»
Il candidato: non lascio in cambio di qualche seggio
di Felice Cavallaro
PALERMO
Crocetta si ritira per non fare lo «sfascista» e invece Claudio Fava si
candida a governatore della Sicilia piazzando un bastone fra le ruote
del centrosinistra in corsa con il rettore Fabrizio Micari.
Non è un modo di erodere consensi a vantaggio dei grillini o del ricompattato centrodestra di Nello Musumeci?
«Non
mi candido contro il Pd. Abbiamo lavorato per settimane insieme su un
punto di intesa programmatico di centrosinistra e invece, con
l’abbraccio di Alfano, ecco una coalizione slabbrata, deturpata dalle
esperienze politiche di governo di Alfano e dalle esperienze giudiziarie
di alcuni suoi deputati. Come Pisapia, invochiamo un cambio di rotta».
Beh, non mancano incomprensioni con Pisapia che lei sul Fatto ha pure definito un leader «evaporato».
«Era
solo l’interpretazione del titolista. Mentre condivido la nota di Campo
progressista. Pisapia ora dice di volere “costruire una piattaforma
programmatica unitaria non inquinata da ambiguità”».
Pisapia invita Micari e Fava a lavorare insieme.
«Ma
deve dirlo a Renzi, non a me. Spieghi a lui che occorre evitare
alleanze innaturali. Dire di volere cambiare rotta imbarcando Crocetta e
Alfano sono ossimori che in politica puoi spiegarti nel chiuso delle
stanze dei partiti, non puoi farle capire alla gente».
Anche Crocetta un nemico?
«È una scelta che marca un segno di continuità».
Micari l’ha invitata a un confronto.
«Sono
disposto a incontrarlo, ma non solo per discutere delle sorti
magnifiche della Sicilia. Pronto a misurarmi anche con le primarie,
purché non ci sia Alfano».
Dicono che Crocetta si sia ritirato anche in cambio della promessa di tre seggi di senatore. Tratterà pure lei?
«Mai
fatto in vita mia. È questa l’umiliazione di una campagna elettorale
che ha trasformato la Sicilia in un vicereame borbonico per una
trattativa da suk arabo su quanto mi dai. Con i siciliani considerati
utili beoti per i tavolini romani».
La sua intransigenza non è
apprezzata dall’ex leader della Rete, Leoluca Orlando che l’accusa di
avere la «vocazione all’atomo», di continuare a rappresentare una
frangia elitaria di sinistra perdente.
«Ho conosciuto Orlando
quando rivendicava il primato della coerenza a qualsiasi prezzo. Ora fa
alleanze con chi ci sta. Legittimo cambiare, ma è lui a cambiare».
Ma la sinistra da sola come può farcela in Sicilia?
«Infatti
io non sono il candidato chiamato a difendere le bandiere della
sinistra. Io voglio parlare a tutti i siciliani che vivono le loro
delusioni anche lontano da quelle bandiere. Non si fa politica
guardandosi allo specchio».
Ma ha incassato anche lo scetticismo di D’Alema.
«È
solo la boutade di qualche giornalista. Giovedì apriamo la campagna
elettorale insieme a Messina. Basta con questo tentativo di farci
apparire litigiosi e frammentati».
Nel Pd continuano a dirle che «un compromesso moderato è meglio di una sconfitta radicale».
«Candidarsi con chi ha fatto business sui migranti non è un compromesso moderato, ma innaturale».
Tutti da scansare, tranne lei?
«È
la prima campagna elettorale in cui tutti i candidati a governatore
sono persone perbene. Ed è un passo in avanti. Ma attorno abbondano
zavorre e cariatidi dei sistemi Cuffaro e Lombardo. Un pezzo con Micari,
un altro con Musumeci».