Repubblica 3.9.17
Dal Marocco alla Spagna, dall’Algeria alla
Sardegna. Ma anche dalla Turchia a Lesbo o a Costanza, sul Mar Nero.
Così gli scafisti si attrezzano per forzare il blocco
Le nuove rotte dei migranti
Dopo la stretta in Libia cambiano i percorsi per entrare in Europa
di Alessandra Ziniti
FANTASMI
IN SICILIA SULLE SPIAGGE DEL SULCIS ASSALTO AL MURO DI CEUTA RIPRESI
GLI ARRIVI A LESBO IN ROMANIA VIA MARE IN BARCA A VELA FINO ALLO IONIO
CHI
è in Libia, fuori dai centri di detenzione, punta ad Ovest, Tunisia e
Algeria. È lì, poco oltre il confine, che si trovano i nuovi scafisti
con le loro barchette di legno: rotta diretta per le spiagge della
Sicilia e della Sardegna. Chi in Libia non ci è ancora arrivato, cambia
strada: dall’Africa subsahariana verso il Marocco, nuovo trampolino di
lancio verso la Spagna (in allarme per l’aumento del 300 per cento degli
sbarchi), dalla Siria e dal Medio Oriente verso la Turchia e da qui di
nuovo verso la Grecia ma anche verso nuovi porti di approdo. In meno di
due mesi il blocco delle partenze dalle coste libiche ha già modificato
in maniera sostanziale i flussi migratori, riaprendo rotte ormai
abbandonate come quella su Lesbo ma anche aprendone di totalmente
inedite, come quella che dalla Turchia ha portato quasi 2.500 persone in
Romania, nell’unico fazzoletto di terra affacciato sul Mar Nero. E
purtroppo si contano già i primi dispersi, cinque, al largo di
Pantelleria, gettatisi in mare a poche miglia dall’isola dopo essere
rimasti senza benzina sulla piccola barca con la quale quattro giorni
prima erano partiti da Hammamet.
Niente più gommoni ma piccole
barche in legno su cui salgono in dieci, venti, trenta alla volta.
Partono dalla Tunisia e dall’Algeria, riescono ad aggirare quasi sempre
la sorveglianza dei mezzi di pattuglia nel Mediterraneo e a sbarcare i
migranti direttamente sulle spiagge, spesso tra i bagnanti, come
accadeva fino a qualche anno fa. Sulle coste della Sicilia meridionale,
da Agrigento a Siracusa, ma anche di nuovo a Lampedusa e Linosa e a
Pantelleria. In Tunisia i vecchi passeur, pionieri dei viaggi nel
Mediterraneo, hanno ripreso a fare affari su una rotta più breve,
conosciuta e più o meno sicura: quella che da Zarzis porta sulle spiagge
deserte dell’Agrigentino, da Realmonte a Torre Salsa. Li chiamano
“sbarchi fantasma” perché le barche riescono ad arrivare senza essere
intercettate da nessuno, si spingono fino a poche decine di metri dalla
riva, lasciano i migranti che quasi sempre riescono a dileguarsi tra i
bagnanti e tornano indietro. Da settimane, ormai, non c’è giorno senza
sbarchi.
Anche in Sardegna non passa giorno senza uno sbarco: gli
algerini hanno l’esclusiva di questa rotta che solo nel 2017 ha fatto
arrivare in Italia 800 migranti, gli ultimi 107 quattro giorni fa. Il
presidente della Regione Pigliaru ha scritto a Minniti chiedendo di
estendere all’Algeria il metodo Libia, dunque «un forte e costante
raccordo con le autorità algerine per interrompere il traffico di coloro
che sbarcano direttamente sulle nostre coste, un canale potenzialmente
molto pericoloso per il presente e il futuro».
Gli ultimi dati
fanno paura al Paese che quest’estate ha visto triplicare il numero
degli arrivi, il 300 per cento in più, due terzi per mare, un terzo con
il ritorno degli assalti al muro dell’enclave spagnola di Ceuta, in
Marocco. Dall’Africa subsahariana, la rotta di terra più battuta adesso
sembra essere quella che porta dal Senegal alla Mauritania e al Marocco,
e da qui verso la Spagna. I numeri parlano da soli: 13.000 arrivi nei
primi otto mesi del 2017, il 30 per cento in più dell’anno scorso, 600
bloccati in un giorno nello Stretto di Gibilterra dalla Guardia costiera
spagnola. Dopo l’Italia, la Spagna si piazza al secondo posto nella
classifica degli arrivi superando la Grecia.
Nell’ultimo weekend,
nell’isola greca presa d’assalto due anni, sarebbero sbarcati in 730,
nonostante le promesse della Turchia che, in cambio della garanzia del
blocco delle partenze, ha incassato tre miliardi di euro. Il sindaco di
Lesbo Spyros Galinos accusa: «È chiaro che i turchi non stanno
rispettando i termini dell’accordo».
La chiusura della rotta
balcanica ha spinto i migranti in arrivo da Siria, Iraq e Afghanistan a
cercare strade alternative, come quelle battute dalle piccole barche di
pescatori che, partendo dalla Turchia, attraversano il Mar Nero verso il
porto romeno di Costanza, ingresso a un corridoio che può portare
agevolmente in Kosovo. E da qui in Albania e poi in Italia sulla rotta
adriatica.
È la rotta dei “viaggi di lusso”, esclusiva degli
scafisti ucraini: cinque giorni in barca a vela, al coperto e in
discreta sicurezza, quasi tutti siriani, iracheni o afgani, sulle coste
del Siracusano ma anche su quella della Calabria ionica e del Salento.
Viaggi da 7.500 dollari a persona, con un flusso in costante incremento:
almeno cinquemila le persone giunte così nel 2017 sulle coste pugliesi,
della Calabria ionica e del Siracusano, e una decina gli scafisti
arrestati.