Repubblica 3.9.17
Sicilia, caos a sinistra e Micari vacilla l’idea di ripartire da primarie lampo
Il
rettore candidato dal Pd chiede l’appoggio esplicito di Renzi e Alfano
per lanciare la campagna. Ma Tabacci, emissario di Pisapia: “Azzeriamo
tutto e scelga la base”
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Sul traballante tavolo del centrosinistra siciliano adesso spunta la
soluzione dell’azzeramento. Via dalla scena le candidature divisive
annunciate finora: andando di fretta (il voto è il 5 novembre) si fa in
tempo anche a celebrare le primarie in modo da mettere insieme tutto il
centrosinistra. Sarebbe una via d’uscita rispetto al caos attuale.
Claudio Fava, candidato in pectore dei bersanian-dalemiani, appare
infatti vicino al ritiro anziché alla campagna elettorale: «Non ho
ancora deciso cosa fare. Voglio sentire quali argomenti useranno per
convincermi», dice con sorriso scettico. E dall’isola fanno sapere che
Fabrizio Micari, già presentato in conferenza stampa, vive giorni di
grande agitazione. «Se Renzi e Alfano non appoggiano pubblicamente la
mia corsa entro martedì, faccio un passo indietro », ha confidato agli
amici il rettore. Suona come una minaccia, ma sarebbe una presa d’atto.
Giovedì pomeriggio, Fava era tranquillamente seduto sulla sdraio di una
piscina di Roma, insieme con Gloria Buffo, ex parlamentare della
sinistra ds. Molto lontano dalla sua Sicilia, dunque, proprio mentre il
centrodestra trovava un candidato unitario e i grillini proseguono una
campagna cominciata un mesa fa. Chi conosce la storia dei Democratici di
sinistra ha sempre nutrito più di un dubbio sulla scelta di Fava come
leader di Mdp in Sicilia. Difficile dimenticare il disprezzo politico
che Massimo D’Alema manifestava platealmente per la corrente di cui
faceva parte Fava (e la Buffo) ai tempi delle battaglie in quel partito.
E D’Alema è il dominus delle decisioni politiche di Mdp. Il fatto che
Fava si tenga a grande distanza dalla contesa è comunque il segno che in
quell’area ci sono molti problemi, a cominciare dalla decisione che
prenderà Giuliano Pisapia.
In Sicilia invece è arrivato Bruno
Tabacci, uno degli uomini più vicini al leader di Campo Progressista. Ed
è lui che sta lavorando all’azzeramento delle candidature per
ricostruire il centrosinistra. «Credo proprio che Giuliano sia
d’accordo, abbiamo solo questa opzione per evitare il disastro »,
avverte Tabacci. Una volta riportato indietro l’orologio, Pisapia
proporrebbe le primarie di coalizione, recuperando così Mdp e Rosario
Crocetta, il governatore uscente. Governatore al quale la confusione di
oggi sta facendo recuperare consensi. «E’ l’unico che segue una condotta
lineare. E se prima, presentandosi da solo, poteva puntare a un
risultato minimo ora sta risalendo nella considerazione popolare» spiega
il suo amico senatore del pd Giuseppe Lumia agli interlocutori.
Su
questa strada lavora, riunione dopo riunione, Tabacci, ambasciatore
dell’ex sindaco di Milano. «È una scelta di metodo che fa un po’ di
ordine e recupera tutto il centrosinistra». Dice David Sassoli,
eurodeputato del Pd che mantiene un dialogo costante con Pisapia: «Non
bisogna avere paura delle primarie, se in gioco c’è l’unità a sinistra».
Un’operazione che ha un senso sia per recuperare il voto di tutta la
coalizione, sia in chiave nazionale, come prova generale. Del resto, è
esattamente quello che ha fatto il centrodestra: usare la Sicilia per
sperimentare un’intesa con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia da
trasferire nel voto delle politiche nel 2018. Ma questo schema va bene a
Renzi? E l’indirizzo che vuole seguire a livello nazionale ritrovando
in parte gli scissionisti del Pd? La risposta a oggi è no. L’idea di
coalizione oggi è lontanissima dagli orizzonti del segretario,
soprattutto per quello che riguarda il voto del prossimo anno.
Il
punto, lo sta spiegando Leoluca Orlando, è che Micari, il suo candidato
non può e non deve passare per le primarie. Questa è la condizione. «Nel
suo caso è un passaggio inutile. Lui è già in campo. E io - avverte il
sindaco di Palermo riferendosi a Pisapia non sono andato a Piazza Santi
Apostoli a fare una passeggiata». Ma al rettore non basta il sostegno di
Orlando. E aspetta una parola definitiva di Renzi e di Alfano