Corriere 3.9.17
Sicilia, i dubbi del «civico» Micari: senza il sì di Renzi e Alfano non corro
Preoccupazione tra i dem per i sondaggi su Crocetta: «Ha i numeri per farci perdere»
di Giuseppe Alberto Falci
ROMA
Starebbe meditando di fare un passo indietro Fabrizio Micari, il
rettore dell’Università di Palermo, che non ha mai avuto una tessera di
partito, e che Leoluca Orlando ha proposto come candidato «civico» di un
centrosinistra che include il Pd di Matteo Renzi, Ap di Angelino
Alfano, e forse Campo progressista di Giuliano Pisapia.
Lo strappo
di Rosario Crocetta, il sostegno debole di Angelino Alfano, e le
correnti interne del Pd — che da una parte lo apprezzano e dall’altra
non lo supportano a sufficienza — avrebbero spinto il «civico» Micari a
una riflessione sull’opportunità di andare avanti. Al punto che durante
un incontro con alcuni amici si sarebbe sfogato così: «Aspetto fino a
martedì, ma se quel giorno non arriva una investitura chiara da parte di
Matteo Renzi e di Alfano, mi tiro indietro». E l’investitura chiara non
c’è ancora stata. Venerdì da Cernobbio il ministro degli Esteri Alfano
si è smarcato: «In questo momento non abbiamo ancora definito la
candidatura». E anche Renzi, che secondo i retroscena gradirebbe il
curriculum civico di Micari, ha risposto così a un sms arrivato dalla
platea di Bologna durante la presentazione del suo libro dal titolo
Avant i: «In Sicilia che si fa? Non c’è nel libro».
Il segretario
democrat si tiene a debita distanza da un profilo che rimane «civico» e
non immagina un impegno al fianco del candidato. «Matteo non ci metterà
il cappello», rumoreggia un alto dirigente del capoluogo siciliano.
Eppoi c’è un’altra questione che sta prendendo forma in queste ore.
Micari non convincerebbe appieno tutte le anime scalpitanti del Pd
siciliano. Tra queste c’è la corrente di Antonello Cracolici, uomo che
gode di un vasto consenso in Sicilia, e che in un’intervista a un
quotidiano lascia intendere che la partita non è affatto chiusa:
«Parliamoci chiaro, non si può imporre una candidatura per buttarne via
altre». Quali? Non è dato sapere.
La preoccupazione del gotha del
Pd siciliano riporta al basso indice di popolarità di Micari e allo
strappo di Crocetta. Il presidente uscente non demorde, invoca le
primarie e minaccia di candidarsi da solo. Non a caso fra i maggiorenti
del Pd dell’isola iniziano a veicolare messaggi che suonano così:
«Crocetta non ha ben governato, ma ha i numeri per farci perdere».
Secondo alcuni sondaggi, l’inquilino di palazzo d’Orleans veleggerebbe
attorno 10%. Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, che
lo stima al 18,4%, spiega così la sua popolarità: «Nel campo del
centrosinistra Crocetta è il migliore perché è il più conosciuto. Lui ha
una notorietà da leader e se continuasse ad andare in tv la sua
percentuale crescerebbe». Gli fa eco Antonio Noto, direttore di Ipr
Marketing: «Noi stimiamo Crocetta fra il 6 e il 7 per cento. Ma ha uno
zoccolo duro. È vero che il giudizio sul suo operato è negativo, ma i
siciliani ritengono che la situazione non sia peggiorata».