Repubblica 2.9.17
Il
leader cinese apre l’assise degli emergenti a Xiamen dove arrivano Modi e
Putin a “omaggiarlo”. Nel partito non ha più rivali, ha collezionato
tutte le cariche e in ottobre sarà incoronato per altri 5 anni
Xi Jinping, l’ultimo imperatore si prende i Brics e tutto il partito
Angelo Aquaro
PECHINO.
A omaggiarlo a Xiamen, in questo summit dei Brics apparecchiato di
fronte a Taiwan, l’isola che si illude di non piegarsi al Dragone,
arrivano Vladimir Putin e Narendra Modi: lo zar di tutte le Russia e il
maharaja di tutte le Indie. Nella Grande Sala del Popolo, entro Natale,
sfilerà Donald Trump: gliel’ha promesso di persona, malgrado la guerra
commerciale. Tra i due show, il 18 ottobre, ecco il vero evento clou. Il
Congresso numero 19 del Partito comunista lo rieleggerà segretario
generale, permettendogli così di risprofondare per (almeno) altri cinque
anni sulla poltrona che è ormai la più alta del mondo, grazie anche
alle imbottiture conquistate: il cuscino di presidente della Repubblica
popolare, quello di presidente della commissione militare, della
commissione economia, riforme etc etc. Compagno Xi Jinping: da
presidente di tutto a ultimo imperatore?
La laica alleanza dei Brics
(Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) oggi è l’ombra del cartello
degli emergenti che fu, e per Pechino gli scambi con i quattro partner
valgono meno della metà di quelli con gli Usa. Ma che importa? A
contare, per Xi, è l’ennesima vetrina per rivendere il concetto
enunciato prima a Davos e ribadito alla Belt and Road Initiative, il
forum sulla nuova via della seta che ha richiamato a Pechino più di
trenta tra capi di Stato e di governo, attirati dai mille miliardi
gentilmente offerti dalla casa: la Cina c’est moi, accomodatevi tra le
braccia della nuova potenza globalizzatrice. Tra le braccia del nuovo
Mao?
«Mao ha dato il potere al popolo, Deng ha indicato la strada
dello sviluppo e Xi quella per superare la diseguaglianza sociale »,
dice a Repubblica Luo Hongbo dell’Accademia cinese di scienze sociali.
Superare la diseguaglianza vuol dire cancellare la povertà entro tre
anni: è la promessa che Xi Dada, Zio Xi, secondo l’affettuoso soprannome
di regime, rilancerà al congresso. Mission possible? Intanto, per
sopraggiunti limiti di età, cancellerà quel che resta dell’opposizione,
si fa per dire, disegnandosi un Comitato permanente a sua immagine e
somiglianza. L’ascesa accanto al “padre” Mao e al “figlio” Deng verrà
quindi certificata nella costituzione del partito che eleverà la sua
filosofia a dottrina – onore finora riconosciuto solo ai primi due. E
poi lasciamo lavorare il culto della personalità.
«Il frenetico
programma degli incontri all’estero spinge Xi a saltare spesso i pasti.
La guardia del corpo passa all’interprete una scatola di biscotti e lo
implora: fagli mangiare almeno qualcosa». «Dovunque vada, Xi è un
turbinio di carisma». «Il libro sul governo della Cina è fonte di
ispirazione in patria e all’estero, con 6.42 milioni di copie in 21
lingue». Il nuovissimo e imperdibile bestseller è “Sette anni da
zhiqing”. L’espressione indica i giovani spediti a rieducarsi nelle
campagne negli anni bui della Rivoluzione culturale, un inferno
attraversato anche da Xi, figlio di un principe rosso in disgrazia – ma
con che coraggio: «Non importa quanto il cibo fosse cattivo, Xi aveva
sempre un buon appetito. Non importa quanto una persona fosse povera, Xi
non l’avrebbe mai disprezzata ».
Un documentario tv in sei puntate
racconta ora l’ultima fatica di Ercole-Xi: rivoluzionare la politica
estera. «Nell’era di Mao», dice al Global Times l’esperto Jin Canrong
«la lotta era per la sopravvivenza. Nell’era di Deng, la lotta era per
lo sviluppo. Sotto la leadership di Xi, la lotta è per la dignità». Il
triplice riferimento al concetto marxista di lotta non è un caso – come
non è un caso l’ennesimo riferimento alla trinità dei capi. Sotto la
leadership di Xi si riscrivono i libri di testo per renderli ancora più
rossi. Sotto la leadership di Xi si raccomanda agli 80 milioni di
comunisti con la tessera di sposarsi tra loro: crescete e
moltiplicatevi. Ma che cosa vuol dire «lottare per la dignità»?
Chiarisce al giornale del partito l’ambasciatore Hua Liming: «Finora la
nostra missione era favorire un ambiente pacifico per dedicarci allo
sviluppo. Ma adesso i tempi sono cambiati».
Appunto: i tempi
cambiano. E Xi mette un eroe di guerra a capo dell’esercito, seppellisce
quel che resta del dissenso con il Nobel Liu Xiaobo, rafforza la Grande
Muraglia di Internet cancellando perfino le app per andare, non sia
mai, su Facebook. E mentre incrocia lo sguardo di Modi, giunto alla
corte di Xiamen solo dopo aver ritirato le truppe che al confine
sfidavano quelle cinesi, guarda già al congresso. Il presidente di
tutto, il nuovo Mao, l’ultimo imperatore, è ormai senza rivali: non gli
resta che sbagliare da solo.