Repubblica 29.9.17
Renzi-Franceschini svolta a sinistra “Pd e Mdp alleati”
Il ministro vede il segretario: serve una coalizione. L’ex premier non esclude le primarie, ma chiude a D’Alema
di Tommaso Ciriaco e Roberto Fuccillo
ROMA.
«Matteo, dobbiamo insistere sulla coalizione. E farlo aprendo a
un’intesa con Mdp: sono loro, semmai, che devono assumersi la
responsabilità di rompere». Settantadue ore fa, largo del Nazareno.
Dario Franceschini si ritrova faccia a faccia per due ore con Matteo
Renzi. È il primo, riservatissimo incontro dopo mesi di gelo artico e
veleni. «Procedi, proviamoci », concede l’ex premier. Ed è la svolta,
sancita ieri durante la festa di Articolo 1 proprio dal ministro dei
Beni culturali: «Faccio fatica a pensare Bersani, Civati e D’Alema come
avversari. Certo, le ferite sono ancora aperte, però la scissione non è
avvenuta sulle linee politiche, ma sulle persone. Si può non stare nello
stesso partito, ma essere nella stessa coalizione ».
C’è molta
tattica, in questo nuovo dribbling renziano. Il voto siciliano incombe,
le previsioni non promettono nulla di buono. Il complotto interno è
dietro l’angolo, i suoi avversari ci lavorano da mesi. Per questo, il
segretario prova a ricompattare il partito. E tenta di costruire quel
«tridente» di centrosinistra - così l’ha definito in queste ore
immaginando un’alleanza con il centro e la sinistra - utile a
contrastare l’unità del centrodestra. Non a caso, l’appello di
Franceschini è seguito un paio d’ore dopo da un’identica apertura del
primo dei renziani. «Non chiudo il dialogo a sinistra con Mdp e Pisapia -
scandisce Graziano Delrio - spero che abbia successo».
Franceschini
conosce bene i dubbi di Renzi attorno al meccanismo coalizionale, che
rischia di legargli le mani. Ma sa anche che l’ex premier teme un
massacro sul fianco sinistro. Per evitarlo, l’unica strada è ricostruire
il centrosinistra. «Aprendo anche a D’Alema», è l’idea del ministro.
Di
un’intesa con l’arcinemico - naturalmente - Renzi non vuole sentir
parlare, cordialmente ricambiato. Ma di un patto con tutti gli altri,
sì. Per farlo, c’è un primo passo da compiere: «Dobbiamo dalemizzare Mdp
- è opinione del segretario mostrare che è D’Alema a comandare ».
Dalemizzare per dividere, distinguere per allargare fin dove possibile
l’area di centrosinistra. Solo così, questo il ragionamento, il Pd
limiterà l’emorragia di consensi e avrà chance di ricostruire
un’alleanza, a partire da Pisapia. «A sinistra con Giuliano - ripete a
tutti Ettore Rosato - e al centro con Alfano».
Si vedrà, perché
molto deve ancora accadere. Renzi, ad esempio, resta un po’ guardingo.
Sa che per mesi Franceschini e Andrea Orlando hanno immaginato proprio
la tappa delle elezioni siciliane come il passaggio finale per imporre
una legge elettorale con il premio di coalizione, assieme a un
“ribaltone” nel centrosinistra che costringa il segretario a un passo di
lato. Si fida, ma fino a un certo punto. E non esclude a priori neanche
nuove primarie per riunire una coalizione. Dicono che Ap - almeno
quella che fa capo ad Angelino Alfano - si stia preparando a ogni
evenienza. E che il ministro degli Esteri ragioni su una carta a
sorpresa: schierare Beatrice Lorenzin nell’eventuale sfida dei gazebo.