Corriere 29.9.17
In un pd confuso cresce la spinta a dialogare con gli anti renzi
La scissione non è stata sulla politica ma sulle persone. Non vedo Bersani e D’Alema come avversari
Un Pd a trazione renziana è indigeribile per una parte rilevante dei nostri elettori
di Massimo Franco
Non
è facile capire quale sia la posizione del principale partito di
maggioranza sullo ius soli , sui vitalizi, sui rapporti a sinistra,
sulla riforma elettorale. Ce ne sono spesso almeno due, contraddittorie
tra loro. E l’impressione crescente è che non siano dettate da un astuto
gioco delle parti, ma da una legittima differenza di vedute: divergenze
che però rischiano di essere percepite come segni di confusione
strategica e mancanza di direzione politica. Nello stesso governo, gli
esponenti dem faticano a trasmettere segnali univoci. Ancora ieri il
ministro Graziano Delrio rilanciava l’approvazione dello i us soli entro
l’autunno. Ma poche ore prima la sottosegretaria a Palazzo Chigi, Maria
Elena Boschi, lo metteva «in cima» a quelli da riproporre «nella
prossima legislatura». E questo mentre il presidente del Senato, Piero
Grasso, sempre più lontano dal partito che lo ha eletto, accusava il Pd
di «pensare più alle elezioni che alla giustezza della legge». Ancora,
il vertice dem esclude qualsiasi possibilità di dialogo con Articolo
1-Mdp: una formazione nata dopo la scissione, e ostile in modo
pregiudiziale a Matteo Renzi.
Ebbene, ieri il ministro della
Cultura, Dario Franceschini, ha definito «indispensabile l’unità del
centrosinistra». Indicando «la destra più estrema che si ricompatta e il
vento populista» del M5S come avversari, ha ammesso di fare una certa
fatica a considerarli dei nemici. Secondo Franceschini, «le ferite sono
ancora aperte, ma la scissione non è avvenuta sulla linea politica: il
problema è sulle persone». E Delrio è stato ancora più netto. «Non
chiudo il dialogo a sinistra con Mdp e con Giuliano Pisapia. Spero che
abbia successo il loro tentativo di allargare il centrosinistra. Io non
sono un esponente di un partito di destra». È l’ammissione di uno
scontro che ha Renzi come epicentro; e del tentativo di superarlo per
evitare la sconfitta alle Politiche. Ma la ricucitura si presenta quasi
proibitiva, a oggi. Le parole dei due ministri promettono di suonare
alle orecchie del vertice del Pd come uno smarcamento. Gli uomini di
Renzi ritengono, con qualche ragione, che l’Mdp voglia solo far perdere
il partito di provenienza, per colpire il segretario. Le prese di
posizione dei due ministri finiscono così soprattutto per confermare i
malumori e le incognite. C’è il timore che presto possano uscire altri
esponenti di peso come l’ex governatore dell’Emilia Romagna, Vasco
Errani. La confusione potrebbe diradarsi un po’ dopo le elezioni
siciliane di inizio novembre. Ma se è vero che per andare alle urne si
dovrà discutere e votare la nuova legge elettorale in Parlamento, come
sostiene Grasso, la babele potrebbe perfino aumentare.