domenica 24 settembre 2017

Repubblica 24.9.17
 Il ministro ospite di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia Fischi solo sul fascismo: “Pagina finita”
Il “patriota” Minniti applausi e autografi alla festa di Meloni
TOMMASO CIRIACO
ROMA.
Quando un giovane patriota con la spilletta di Fratelli d’Italia implora un autografo a Marco Minniti, Ignazio La Russa sfiora la pietrificazione. «Invitare ad Atreju uno che viene a lisciare il pelo ai nostri – rimugina - può essere rischioso». E che rischio, perché in sala c’è voglia matta di annusare il primo post comunista atterrato agli Interni con la fama di sceriffo. Alchimia destabilizzante, a queste latitudini. Salva tutti il faccione del Duce e la legge Fiano, che rompe l’incantesimo e ridisegna confini da avversari. «È stata una bella lotta», si salutano a sera Giorgia Meloni e il titolare del Viminale, con lo stesso sospiro di sollievo.
Officine Farneto, Roma Nord. C’è tanta destra in questo magazzino “made in Ventennio” trasformato in sala eventi con vista sull’Olimpico. Tanti giovani, come sempre dalla Meloni. E tantissimi che allo ius soli preferiscono l’orticaria. Alle 18 spaccate fa capolino il completo blu scurissimo quasi nero di Minniti. E l’esperimento ha inizio. È una partita in due tempi. Il primo sembra tiki taka. «Ci siamo occupati di tutelare i confini », e giù applausi. «L’Ue non faceva abbastanza, ma l’Italia doveva fare la propria parte», ecco altri applausi. Così tanti che Crozza andrebbe a nozze, e infatti: «Chissà cosa dirà se continuate così…». Niente, applaudono lo stesso. «Guardate che sono Minniti, non Crozza!». Risate. «Lo sapevo – si tortura una militante romana –questo dice le nostre stesse cose. Questo ce sfonda!».
Questione di feeling, forse. E tanto mestiere, come quando il ministro rispolvera un vecchio aneddoto. Era sottosegretario alla Presidenza, ebbe in dote a Palazzo Chigi la scrivania di Mussolini: «E Giuliano Ferrara – che cattiveria! - scrisse che aveva parlato con me e che quella scrivania era in buone mani…». E a proposito di capoccione: «Il mio mi ha sempre accompagnato, abbiate clemenza».
Risate, che diventano musica quando nella sala “Italo Balbo” il ministro ricorda la passione per il volo: «Io sono un ammiratore dell’aeronautica. Ma quando Balbo diceva “chi vola vale, chi vale e non vola è un vile”, beh, diceva che volare è una passione ed è sbagliato non assecondarla. Questa non è cultura della destra, ma cultura di una vita positiva». Boato.
Poi però qualcosa si inceppa. Colpa della storia, quella con la S maiuscola. «Sarà un duello a destra – profetizzava alla vigilia e un po’ per gioco Fabio Rampelli – ma se parla della legge Fiano…». Ci pensa il direttore del Tg4 Mario Giordano, implacabile. Minniti la difende, i fischi lo travolgono. «E il comunismo? E Stalin? E la Corea con la sua bomba atomicaaaa? ». Il secondo tempo ha inizio. «È positivo se la destra trova il coraggio di fare fino in fondo i conti con alcuni temi – tiene il punto il titolare del Viminale - Quella storia drammatica è finita per sempre». È un attimo, l’autografo torna nello zainetto. «E voi del Pci perché non fate i conti con la vostra storia?», urlano in platea. «Ma il Pci metteva sempre al primo posto l’interesse nazionale, combattè il terrorismo, come fate a non capirlo! Non si torni mai più ai tempi di quando eravamo nemici». «E che c’entra, rispondi alle domande!». «Ragazzi, calma», si spendono gli organizzatori tirando di nascosto un sospiro di sollievo. E il ministro: «Meglio così, sennò sembrava inciucio, il dibattito vero mi gasa… Fischiate pure, mi rafforzate nelle opinioni».
È una platea frizzante, da sempre. Non fece sconti a Berlusconi, né a Fini. Tutto sotto controllo, secondo Meloni, che ha già assicurato a scanso di equivoci di non volere Minniti in un suo ipotetico governo. «Quando l’ha detto – sorride Minniti - sono stato contento. Ed è giusto, perché noi siamo avversari politici». Il finale è di nuovo in crescendo. «Gli sgomberi li ho fatti io», rivendica. E sull’Islam, i sermoni e le moschee «fino a ieri tante chiacchiere, poi è arrivato un ministro e ha agito. Mi spiace, ma è così». Torna il sereno, Minniti va via veloce: «Tutto si può dire – sussurra ma non è stato certo un dibattito diplomatico». E Giorgia Meloni: «La nostra è una platea matura, capisce bene le differenze». Chissà quanti dubbi, invece, la signora intercettata all’uscita da tutte le tv: «Sono dell’altra parte, ma all’Interno ha fatto più di tutti i suoi predecessori». Come può uno scoglio arginare il mare?
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L’esponente dem elogiato per la linea sull’immigrazione. E lui: “Sono io, non Crozza”
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GLI AUTOGRAFI
Il ministro Marco Minniti ieri alla festa di Fratelli d’Italia, accolto dalla leader del partito Giorgia Meloni Il ministro dell’Inteno ha anche firmato degli autografi a due giovani militanti