Repubblica 23.9.17
Ai bianchi dieci euro in più la paga decisa in base alla pelle
di Alessia Candito
COSENZA.
Sfruttavano i braccianti per oltre 10 ore al giorno nei campi. Li
costringevano a lavorare senza guanti, né protezioni. E senza dar loro
neanche da bere, se non una bottiglietta d’acqua a mezzogiorno. La paga
era per tutti da fame. Ma per i lavoratori africani di più.
«Ci
dicevano che noi siamo neri, loro sono più bianchi di noi quindi —
racconta uno — hanno diritto a una paga maggiore», sui dieci euro in
più. Per questo, i fratelli Francesco e Giuseppe Arlia Ciommo di
Amantea, nel Cosentino, sono finiti ai domiciliari con l’accusa di
intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla
discriminazione razziale. Per mesi — ha svelato l’inchiesta coordinata
dal procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni — i due hanno sfruttato i
richiedenti asilo, ospiti di un centro Spar vicino al loro agriturismo,
costringendoli ad accettare condizioni anche peggiori di quelle imposte
ai braccianti rumeni o indiani.
«Mangiavamo per terra, come
animali» racconta uno dei ragazzi ai carabinieri di Paola. I 25 euro
promessi, a fine giornata non sempre arrivavano. Ma nessuno — dicono —
poteva fiatare perché «minacciavano di chiamare un loro fratello
poliziotto per farci espellere.
Di loro avevamo paura, perché siamo tutti richiedenti asilo».