Repubblica 2.8.17
La Prozac generation che adora il dio farmaco
di Marco Belpoliti
In
principio, nei primi anni Sessanta, fu il Valium. Poi toccò a Tagamet e
Xanax E adesso, col boom della pillola blu e dell’antidepressivo più
diffuso di sempre, siamo entrati nell’era delle droghe mediche
Il
Valium, creazione di un chimico croato, Leo Sternbach, dipendente della
Hoffmann-La Roche, è un tranquillante basato su una molecola, il
diazepam. Entra nelle farmacie americane nel 1963 soppiantando i
tradizionali
barbiturici nelle sindromi ansioso-depressive; tra il 1969 e il 1982 è
il farmaco più prescritto negli Stati Uniti; nel 1974 il suo nome figura
infatti in ben 70 milioni di ricette stilate da medici di famiglia,
ginecologi, pediatri. Cura l’ansia e la tensione associata a stati di
stress. Lo spodesta un farmaco antiulcera, Tagamet. Nel 1982 la Upjohn
Company realizza invece un ansiolitico a base di alprazolam, molecola
appartenente alle benzodiazepine: lo Xanax, che diventa uno dei farmaci
più utilizzati contro gli attacchi di panico, sebbene sviluppi una
dipendenza sia psicologica che fisica. Nel 1974 tre chimici della Eli
Lilly stanno conducendo ricerche su un composto con effetti analoghi
agli antidepressivi triciclici; dal loro laboratorio nel 1987 nasce un
nuovo farmaco: Prozac. In poco tempo diventa lo psicofarmaco più
prescritto dagli psichiatri americani; dopo quattro anni è il farmaco
più venduto nel mondo. Il Prozac è il più diffuso inibitore selettivo
della ricaptazione della serotonina, neurotrasmettitore del cervello,
che regola sonno e veglia, ipotalamo, ipofisi e varie importanti
pulsioni umane. Sulla serotonina agiscono sia le droghe tradizionali,
derivate da erbe e piante, sia quelle chimiche sintetizzate a partire
dagli anni Quaranta del XX secolo.
Che differenza c’è tra psicofarmaci e droghe? Entrambi contengono sostanze psicoattive. Il farmaco, come sostanza
Come spiega Franca Ongaro Basaglia per noi hanno un alone magico-religioso
che
allevia le sofferenze dell’uomo, è sempre esistito, così come in tutte
le culture sono presenti droghe, sostanze inebrianti cui gli uomini si
sono affidati nella speranza di uscire dai limiti delle proprie
conoscenze o per annullare le sofferenze, come scrive Franca Ongaro
Basaglia. L’evoluzione storica del farmaco procede con l’avanzamento
stesso della scienza, che dissolve progressivamente il mondo magico. Il
farmaco risponde al problema della sofferenza e della morte, la droga a
quella del superamento delle costrizioni imposte dalla vita quotidiana. A
parere del sociologo tedesco Günter Amendt, esperto dell’uso di
sostanze psicoattive, oggi «le caratteristiche chimiche del corpo non
sono più sufficienti per adattare l’organismo sia psichicamente sia
fisicamente alla velocità delle macchine e dei processori. L’uomo vive
in una condizione di permanente sovraccarico e cronica sovreccitazione».
Come aveva pronosticato il filosofo Günter Anders all’inizio degli anni
Sessanta, in L’uomo è antiquato, la trasformazione iniziata in quel
periodo esige qualcosa di eccessivo e con questa pretesa provoca «uno
stato patologico collettivo».
Sotto forma di stimolanti, ma anche di
tranquillanti, le sostanze chimiche sono entrate a far parte del nostro
orizzonte quotidiano. Sono i farmaci consumati quotidianamente da
milioni di persone in America e in Europa a indicare che la barriera che
separava ancora farmaci e droghe è stata abbattuta. Del resto, la
parola “farmaco” nella sua origine greca — pharmacos — descrive sia il
rimedio che il veleno, duplice significato che è presente nella parola
inglese drug: farmaco e anche droga. Esistono le “droghe da lavoro”,
come le anfetamine, sintetizzate in Germania nel 1887, meno potenti
della cocaina, ma più della caffeina, entrate in commercio nel 1932, e
le “droghe del divertimento”, spesso sintetiche (Mdma, Mda, Mdea, Mbdb,
Mdoh). Un settore farmacologico in grande espansione, il cosiddetto
lifestyle segment, comprende il Viagra, le “happy pill” e le “pillola
del dopotutto”.
Molte persone nella loro farmacia casalinga
possiedono una fornitura di ansiolitici. Gli psicofarmaci aiutano a
reggere la flessibilità che è oggi richiesta agli individui, e sono
sostanze molto prossime alle droghe e ai loro effetti. Inoltre, c’è una
questione imposta dalla diffusione delle droghe sintetiche, le
cosiddette “droghe da party”: l’uso edonistico delle sostanze
psicoattive. Sembra tramontato l’uso della droga quale strumento di
conoscenza o d’allargamento della coscienza, come accadeva negli anni
Sessanta e Settanta. Le droghe chimiche svolgono oggi una funzione
decisiva nell’ambito del divertimento. Il loro abuso poi è affidato a
una sorta di autogestione dei singoli, sia per quanto riguarda i farmaci
psicotropici, come le benzodiazepine, sia per le sostanze sintetiche.
Il rapporto tra farmaci legalmente disponibili e droghe illegali si
trova stretto tra due poli: da un lato, l’intensificazione del lavoro,
il superamento delle strutture temporali (giorno/notte,
feriale/festivo), il dissolvimento dei tradizionali legami sociali e
quelli emotivi; dall’altro, la ricerca di divertimento e felicità
mediante sostanze stimolanti. Negli ultimi decenni si è inoltre
modificata l’idea di sofferenza psichica, grazie alla medicalizzazione
di molti dei sintomi provocati dalle trasformazioni sociali in atto. Con
l’avvento dell’“era Valium”, com’è definita, l’aspetto
medico-psichiatrico e quello afrodisiaco- ricreativo (P. Adamo e S.
Benzoni) si sono mescolati e sovrapposti, producendo nuove mitologie di
massa. L’idea di benessere individuale è in rapido mutamento, come la
stessa idea di “soggetto individuale”.
Negli anni Novanta i romanzi
di Bret Easton Ellis, American Psycho ( 1991) e Glamorama (1998),
raccontavano in modo estremo e provocatorio la trasformazione in corso:
un mondo in cui la psico-farmacologia aveva un’evidente influenza. Un
saggista americano, Randolph Nesse, ha ipotizzato che la bolla
speculativa americana degli anni Novanta sia spiegabile tenendo conto
degli antidepressivi ingeriti dai giovani e rampanti brokers.
Venticinque anni prima Philip K. Dick in Le tre stimmate di Palmer
Eldritch (1965), aveva narrato la vicenda di due imprenditori che
smerciano droghe ai coloni terrestri che vivono su Marte; il primo
diffonde Can-D, sostanza che induce la sensazione di risiedere
felicemente sulla Terra; mentre Palmer Eldritch fornisce Chew-Z,
sostanza che crea sensazioni più interessanti e coinvolgenti, ma che si
rivela la porta d’ingresso in universi strettamente controllati da
Eldritch stesso; un modo per evocare i timori di controllo sociale che
le droghe sintetiche iniziavano a suscitare. Ci stiamo probabilmente
avviando verso un mondo in cui i farmaci-droghe e le droghe- farmaco
diventeranno generi voluttuari alla pari del caffè e del tabacco,
divenendo legali, com’è accaduto nel corso della prima rivoluzione
industriale, come sostiene lo studioso Wolfgang Schivelbusch?
Psicofarmaci e droghe sintetiche renderanno più sopportabile la società
post-postindustriale,
Furono i romanzi di Bret Easton Ellis a raccontare le nuove dipendenze
in
cui ci troviamo a vivere, senza creare dipendenza? Sarà possibile
superare il proibizionismo attuale, che contempla l’uso legale di
psicofarmaci mentre proibisce e criminalizza le droghe? Come scongiurare
l’effetto di controllo che la farmacopea sintetica può assumere sugli
individui?
Domande per cui non ci sono risposte, ma che non potranno più essere ignorate a lungo.
Cosa leggere per saperne di più
Piero Adamo e Stefano Benzoni, Psychofarmers ® (Isbn Edizioni) dizionario sugli psicofarmaci; Günter Amendt,
No
drugs no future (Feltrinelli) e Droghe in lessico postfordista:
dizionario di idee della mutazione (Feltrinelli); Franca Ongaro
Basaglia, Farmaco/ droga in Enciclopedia Einaudi, vol. VI); Wolfgang
Schivelbusch, Storia dei generi voluttuari (Bruno Mondadori). 9. Fine