venerdì 1 settembre 2017

Repubblica 1.9.17
Delrio con Orlando contro le dichiarazioni sulla democrazia a rischio. Orfini: “Serve battaglia anti-razzista”
L’ex premier chiama tutti: abbassare i toni, siamo una squadra
Migranti, le frasi di Minniti agitano il governo e i dem “Il Pd non cavalchi le paure” La mediazione di Renzi
di Tommaso Ciriaco


ROMA. C’è una fronda contro Marco Minniti che prende forza, nel cuore del governo e del Pd. E ruota attorno a una frase del ministro sull’emergenza migranti e i rischi per la tenuta democratica del Paese. «Non bisogna cavalcare la paura, né inseguire le parole d’ordine della destra», va dicendo in privato Graziano Delrio. «Nell’azione al ministero Marco è stato perfetto assicura Matteo Orfini - ma serve anche una battaglia culturale del nostro partito per contrastare l’ondata di razzismo che si fa spazio nel Paese». Fronda, dunque. E barricate nell’esecutivo, visto che Andrea Orlando spara così: «Non cediamo alla narrazione dell’emergenza, è il ritorno di un fascismo non giustificato da alcun flusso migratorio ». E Matteo Renzi? Preoccupato dallo scontro, il segretario decide di intervenire. Al Tg1 sorvola, «molti giudicano le sue dichiarazioni, io preferisco giudicare i fatti del ministro Minniti, e i fatti dicono che gli sbarchi stanno diminuendo». In privato, però, qualcosa in più concede, vestendo i panni del mediatore: «Marco ha lavorato benissimo, ma quella frase era sbagliata - dice ai suoi, chiamandoli uno dopo l’altro per frenare i progetti bellicosi - Dobbiamo tutti abbassare i toni. E mostrarci forza tranquilla, sapendo che Berlusconi - con Salvini - radicalizzerà lo scontro proprio su questi temi».
Politica e ambizioni si sovrappongono, in questo agosto pre elettorale. Minniti, ad esempio, considera irrinunciabile combattere da sinistra la sfida per la sicurezza. E governare i flussi, anche a costo di entrare in rotta di collisione - come accaduto sulle Ong - con i colleghi di governo. Non si fermerà, questo è certo. A chi lo indica come il principale sfidante di Renzi nella corsa alla premiership, il titolare del Viminale risponde sempre che no, «io mi spendo anima e corpo per fare al meglio il ministro ». Ai più fidati concede giusto qualcosa in più: «Chi attacca mi teme. Ma in politica bisogna sempre stare calmi e giocarsi le proprie carte».
La verità è che al di là del totopremier estivo la questione migranti agita davvero il Pd. Questione di ricette e sensibilità. Per Renzi, però, la priorità è soprattutto raffredare lo scontro interno. È l’unica strada, sostiene, per affrontare una campagna elettorale che vedrà le piazze della destra urlare contro i migranti. «E noi invece dobbiamo essere una squadra». Cercando quindi di parlare a quanti più mondi possibili: al centro con Minniti, a sinistra con Cuperlo e Orlando, un po’ a tutti con Paolo Gentiloni. Una forza tranquilla alla Mitterand, è lo slogan. «Poi magari la forza sono io - scherza con i suoi - e la tranquillità è Paolo...».
Per perseguire questo obiettivo, il segretario dem si è incollato al telefono, chiamando mezzo partito. Ha chiesto a Delrio di sedare la rabbia per le recenti uscite del ministro dell’Interno, ha proposto una tregua a sinistra. Poi, certo, non è un mistero che sia proprio Renzi ad aver più volte confidato fastidio per un eccesso di protagonismo di Minniti, ma il sostegno alla sua azione di governo è effettivo: «Marco ha lavorato benissimo, non c’è alcun problema tra noi». Che è poi musica per le orecchie di Gentiloni.
Il presidente del Consiglio pensa che il Pd debba affrontare con una sola voce il dossier immigrazione, senza soste nel lavoro intrapreso: «C’è una campagna d’odio contro i migranti alimentata da Grillo e Salvini - sostiene in privato - e noi dobbiamo tenerlo bene a mente». Responsabilità e moderazione, dunque. E totale identità di vedute con il ministro dell’Interno nelle scelte assunte: «Con Marco abbiamo condiviso ogni decisione ».
Resta ovviamente la sfida per la premiership. E quel passaggio delicato di novembre, con le elezioni siciliane che rischiano di indebolire ancora il segretario dem. Per adesso, comunque, Renzi si cala nella parte del mediatore tra ministri che litigano sui migranti. E ripercorre il duello tra Minniti e Delrio trovando rifugio nell’ironia: «Che poi, rappresentare chi viene dal Pci come quello di destra, e un cattolico democratico come quello di sinistra non è neanche così credibile, dai...».