Repubblica 1.9.17
Stress
Ma anche traumie burn-out
Tre
esperienze italiane e molti studi dimostrano che latecnica giapponese
cura i disturbi psicosomatici
Lo shiatsu che penetra la mente
I trattamenti mirati migliorano le capacità relazionali. E aiutano a gestire le emozioni e l’aggressività
di Paola Emilia Cicerone
RICORRERE
allo shiatsu per combattere malattie psicosomatiche, stress e disturbi
collegati come il burn out. Funziona. Come confermano vari studi, tra
cui un’importante ricerca coordinata dall’università di Leeds realizzata
in tre paesi europei. Ma anche da esperienze come quella della
Federazione italiana shiatsu insegnanti e operatori - Fisieo - che ha
portato i volontari ad Amatrice e Norcia per offrire trattamenti alle
popolazioni colpite dal sisma.
«Lo shiatsu nasce in Giappone, ma
affonda le sue radici nella medicina tradizionale cinese, la prima
medicina psicosomatica organizzata della storia - spiega lo psicologo
Fabio Zagato, presidente della commissione formazione della Fisieo - per
l’operatore shiatsu, corpo e mente non sono realtà separate ma
inseparabili e indivisi, come le due facciate di un foglio di carta».
Per questo è adatto per trattare condizioni che hanno ricadute sia sul
piano mentale sia su quello fisico. «Il trattamento serve a ristabilire
l’equilibrio compromesso da circostanze esterne, e a sostenere le
capacità di autoriparazione che l’organismo mette continuamente in atto,
in generale ma anche in relazione a problemi specifici», spiega Zagato.
Come lo stress generato da attività mentali ripetitive, oppure il burn
out, «che si manifesta quando si deve fare fronte a compiti impossibili,
con la frustrazione di non poter raggiungere l’obiettivo, e si
utilizzano le proprie risorse senza fare attenzione ai segnali di
malessere che l’organismo ci invia», prosegue lo psicologo.
L’obiettivo
è intervenire prima che il problema si manifesti: “Pensereste di
scavare un pozzo quando si sta già morendo di sete? O di forgiare le
armi quando il nemico è già in città?”, recitano antichi detti cui fanno
riferimento gli operatori shiatsu. «La nostra è un’attività di
prevenzione che passa anche regole di vita», chiarisce Zagato.
L’operatore shiatsu non fa diagnosi, ma deve capire se la situazione
energetica di un individuo è compromessa e apre la strada a un disturbo,
e anche quando bisogna rivolgersi al medico per accertare l’eventuale
presenza di patologie.
A confermare l’efficacia degli interventi
antistress ci sono le esperienze realizzate con buoni risultati
dall’organizzazione di volontariato della Federazione. Due hanno
interessato operatori di comunità riabilitative e centri anziani,«che
lavorano in situazioni particolarmente delicate per la vulnerabilità dei
pazienti », spiega il presidente Renato Zaffina. Ad Ancona è stato
proposto un ciclo di trattamenti agli operatori di una comunità
riabilitativa, con risultati positivi in termini di benessere
psicofisico. Come anche l’intervento realizzato in una struttura che
accoglie anziani con demenza in provincia di Catanzaro. «Lo shiatsu -
spiega Zaffina - migliora la percezione di sé e dell’altro, aiutando gli
operatori a migliorare il contatto con i loro pazienti». Di taglio
diverso la terza esperienza, promossa all’istituto scolastico Perri
Pitagora di Lamezia Terme per migliorare le capacità relazionali e
aiutare i bambini - di nove/dieci anni - a gestire meglio le emozioni,
controllare l’aggressività e superare lo stress.