martedì 12 settembre 2017

Repubblica 1.9.17
Stress
Ma anche traumie burn-out
Tre esperienze italiane e molti studi dimostrano che latecnica giapponese cura i disturbi psicosomatici
Lo shiatsu che penetra la mente
I trattamenti mirati migliorano le capacità relazionali. E aiutano a gestire le emozioni e l’aggressività
di Paola Emilia Cicerone

RICORRERE allo shiatsu per combattere malattie psicosomatiche, stress e disturbi collegati come il burn out. Funziona. Come confermano vari studi, tra cui un’importante ricerca coordinata dall’università di Leeds realizzata in tre paesi europei. Ma anche da esperienze come quella della Federazione italiana shiatsu insegnanti e operatori - Fisieo - che ha portato i volontari ad Amatrice e Norcia per offrire trattamenti alle popolazioni colpite dal sisma.
«Lo shiatsu nasce in Giappone, ma affonda le sue radici nella medicina tradizionale cinese, la prima medicina psicosomatica organizzata della storia - spiega lo psicologo Fabio Zagato, presidente della commissione formazione della Fisieo - per l’operatore shiatsu, corpo e mente non sono realtà separate ma inseparabili e indivisi, come le due facciate di un foglio di carta». Per questo è adatto per trattare condizioni che hanno ricadute sia sul piano mentale sia su quello fisico. «Il trattamento serve a ristabilire l’equilibrio compromesso da circostanze esterne, e a sostenere le capacità di autoriparazione che l’organismo mette continuamente in atto, in generale ma anche in relazione a problemi specifici», spiega Zagato. Come lo stress generato da attività mentali ripetitive, oppure il burn out, «che si manifesta quando si deve fare fronte a compiti impossibili, con la frustrazione di non poter raggiungere l’obiettivo, e si utilizzano le proprie risorse senza fare attenzione ai segnali di malessere che l’organismo ci invia», prosegue lo psicologo.
L’obiettivo è intervenire prima che il problema si manifesti: “Pensereste di scavare un pozzo quando si sta già morendo di sete? O di forgiare le armi quando il nemico è già in città?”, recitano antichi detti cui fanno riferimento gli operatori shiatsu. «La nostra è un’attività di prevenzione che passa anche regole di vita», chiarisce Zagato. L’operatore shiatsu non fa diagnosi, ma deve capire se la situazione energetica di un individuo è compromessa e apre la strada a un disturbo, e anche quando bisogna rivolgersi al medico per accertare l’eventuale presenza di patologie.
A confermare l’efficacia degli interventi antistress ci sono le esperienze realizzate con buoni risultati dall’organizzazione di volontariato della Federazione. Due hanno interessato operatori di comunità riabilitative e centri anziani,«che lavorano in situazioni particolarmente delicate per la vulnerabilità dei pazienti », spiega il presidente Renato Zaffina. Ad Ancona è stato proposto un ciclo di trattamenti agli operatori di una comunità riabilitativa, con risultati positivi in termini di benessere psicofisico. Come anche l’intervento realizzato in una struttura che accoglie anziani con demenza in provincia di Catanzaro. «Lo shiatsu - spiega Zaffina - migliora la percezione di sé e dell’altro, aiutando gli operatori a migliorare il contatto con i loro pazienti». Di taglio diverso la terza esperienza, promossa all’istituto scolastico Perri Pitagora di Lamezia Terme per migliorare le capacità relazionali e aiutare i bambini - di nove/dieci anni - a gestire meglio le emozioni, controllare l’aggressività e superare lo stress.