Repubblica 18.9.17
Luca Serianni.
Parla il linguista che guiderà la task force istituita dal ministero per arginare le carenze degli studenti
La svolta di Mister italiano “Dalle medie alla maturità meno temi e più riassunti”
di Ilaria Venturi
MENO
TEMI e più riassunti in classe. Per «allenare i ragazzi a strutturare
un testo». E dare loro più parole a disposizione per «aumentare il loro
lessico» ora compresso in un tweet e nel linguaggio abbreviato dei
social e degli smartphone. Luca Serianni, tra i maggiori linguisti
italiani, lancia la sfida nel suo nuovo incarico ministeriale come
consulente per l’apprendimento della lingua italiana. «Per me sono
queste le carenze più gravi a cui porre rimedio». Il docente di storia
della lingua italiana a La Sapienza guiderà una task force del Miur,
composta anche da esperti di Invalsi e insegnanti di liceo, per arginare
le carenze linguistiche degli studenti alle medie e superiori, dopo
l’allarme dei 600 intellettuali e universitari lanciato lo scorso
febbraio: «Scrivono male in italiano, servono interventi urgenti».
Quali obiettivi vi siete dati professore?
«Partiremo
dalla fine e cioè lavoreremo sulla rivisitazione delle prove d’esame:
prima lo scritto di italiano di terza media, poi quello della Maturità.
L’idea è quella di introdurre la tipologia testuale del riassunto».
Che senso ha riformare gli esami e non prima i programmi di italiano?
«Partiremo
dalle prove d’esame perché è la condizione per orientare il percorso
formativo degli insegnanti. Non posso fare l’elogio del riassunto se poi
all’esame non c’è, indebolirebbe la sua introduzione nel programma
scolastico».
Perché il riassunto secondo lei è la chiave da cui partire?
«Il
riassunto non è un esercizio banale, ma ha un peso importante. Si
tratta di rendere in modo efficace un testo di partenza senza
sbrodolare, gerarchizzando le informazioni. Gli studenti hanno l’ingenua
convinzione, quando fanno un tema, che più si scrive e meglio è. La
sintesi invece è una dote importante, anche perché in genere il
risultato di quanto scriviamo non è “Guerra e pace” di Tolstoj».
Dunque allenare i ragazzi alla sintesi di un testo per alzare il loro livello di scrittura?
«Voglio
essere chiaro: non è che tutti i ragazzi devono diventare scrittori o
usare la scrittura per professione. Saranno piuttosto chiamati a
interpretare ciò che li circonda nel mondo, a comprendere un testo, sia
esso un modulo, una circolare, un documento. La capacità di strutturare
un discorso e di riconoscere se è ben fatto è fondamentale, ci sottrae
dall’essere in preda del primo imbonitore. Per me un’urgenza è questa:
daremo indicazioni su come sviluppare le capacità di argomentazione e
cioè su come dominare i connettivi del discorso, l’uso dei quindi, degli
infatti e dei perché ».
Come si può fare?
«Intanto occorre
evitare di caricare i testi letterari di un compito che non hanno: non
si fa il riassunto dell’Infinito di Leopardi. Semmai vanno introdotti
testi differenti, anche articoli di giornali ».
I ragazzi mediamente leggono poco, è anche questa una causa della loro in capacità di scrittura?
«Non
solo. È ingenuo pensare che leggendo molto si impari a scrivere e a
riflettere sulla lingua, questo vale per adulti colti non per i
ragazzi».
Lei parla anche di un’altra urgenza: il lessico.
«I
ragazzi hanno un bagaglio limitato di parole. Conoscono forse il
significato di evincere o di tergere? Non credo. Su questo occorre
lavorare, ci sono esercizi specifici per abituarli a un lessico più
centrato e ricco. Senza per questo demonizzare i nuovi linguaggi. Ma la
scuola deve essere il luogo dove gli studenti vengono allenati a
riflettere su quello che scrivono, cosa che nemmeno gli adulti fanno
quando scrivono in Facebook. E gli effetti sono sotto gli occhi di
tutti».
E l’ortografia non è un’urgenza?
«L’errore
ortografico ti espone alla presa in giro, fa scattare una sorta di
sanzione sociale. Non interverremo su questo nello specifico, daremo
piuttosto qualche indicazione per fissare con nettezza quali regole, da
apprendere alla primaria, sono irrinunciabili: penso all’uso degli
accenti e dell’acca non fonetica, all’eliminazione di alcune forme
dialettali. Da Roma in giù, per esempio, può capitare di scrivere
legittimo con due “g”. Ma è un lavoro da fare alla scuola primaria ».
Nel parlare di declino dell’italiano si è arrivati, a cascata, a dare la colpa proprio ai maestri di primaria.
«Trovo
poco divertente il gioco dello scaricabarile. Ci sono più fattori che
chiamano in causa un po’ tutti. La giornata tipo di un adolescente è più
ricca di impegni e attività, dobbiamo accettare che il tempo
tradizionale di scuola si è ridotto. E si è allargata la platea di chi
frequenta le superiori: questo ha qualche costo in termini di
preparazione. Ma non parlerei di sfascio o declino, piuttosto di
elementi di criticità che possono essere corretti. Per farlo ci siamo
dati il tempo di un anno di lavoro».