Repubblica 18.9.17
l retroscena
Palazzo Chigi vuol far
votare la legge sulla cittadinanza in ottobre, dopo il Def. “Al Senato
numeri sul filo, devono essere sicuri al 100%”
Il patto tra Gentiloni e il Vaticano “Alfano ascolti la Chiesa, sia coerente”
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Smuovere Alfano. «Se i centristi non ascoltano la Chiesa, chi
dovrebbero ascoltare?» , dicono a Palazzo Chigi. Paolo Gentiloni confida
molto nella sponda del Vaticano per sbloccare lo ius soli.
Le
gerarchie fanno pressing sul mondo di riferimento di Ap, come dimostra
la prima pagina del quotidiano della Cei Avvenire di ieri. Il governo
marca stretto il ministro degli Esteri per costringerlo a trovare i
numeri in grado di dare il via libera alla legge sulla cittadinanza.
Ma
smuovere Alfano non è facile, nonostante la tenaglia. Il leader di
Alternativa popolare segue la strada opposta sul tema dei nuovi
italiani: immobilismo assoluto. Per paura che il partito esploda. Se fa
un passo avanti sullo ius soli, il castello crolla. Tre senatori
siciliani, Torrisi, Pagano e Mancuso, hanno già scelto di appoggiare
Nello Musumeci in Sicilia, antipasto di una fuga a destra. Altri tre,
Formigoni, Albertini e Sacconi, sposano il progetto di Stefano Parisi,
costola del berlusconismo in vista delle elezioni. Sono questi i numeri
certi che mancherebbero a Palazzo Madama, dove già si balla sul filo. E
non è assolutamente detto che altri non siano pronti a negare il loro
voto, anche senza guardare ad Arcore. Come Paolo Bonaiuti, per esempio.
In più, ci sono forti dubbi sulla tenuta del gruppo della Volkspartei,
voti che oggi sono ascritti alla maggioranza di governo. Ambasciatori
del premier lo hanno spiegato ai vertici del Vaticano: noi ci proviamo,
ma i numeri sono numeri.
Avvenire va in tutte le parrocchie
italiane. La copertina di ieri quindi era in bella vista sui banchi
della messa domenicale. A Palazzo Chigi contano sul fatto che la
pressione vada avanti nelle prossime settimane. La sintonia assoluta tra
la Cei e Gentiloni non è un mistero. Il sostegno della Santa sede alla
politica sull’immigrazione di Marco Minniti è un altro tassello del
puzzle. Per tentare la strada della fiducia si aprono due finestre. Dopo
l’approvazione della nota di aggiornamento al Def che cade a fine mese.
Ottobre potrebbe essere il momento giusto per rimandare la legge in
aula, prima delle votazioni sulla manovra economica. Oppure, si dovrà
aspettare l’elezione siciliana (che potrebbe far cambiare idea ai
senatori isolani di Ap) e il primo passaggio della legge di bilancio al
Senato (metà novembre). Questi sono gli spazi e i tempi. Ma la richiesta
fatta da Gentiloni a Luigi Zanda, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, è
stata netta: «Dobbiamo sapere in anticipo i senatori favorevoli. Uno
per uno, nome per nome ».
Angelino Alfano aveva già detto sì a
luglio. Lo direbbe di nuovo adesso, tanto più che il suo partito ha
votato la legge alla Camera. Il punto è che il partito non regge o sta
in piedi con una colla di scarsa presa. A prescindere dalla volontà del
ministro degli Esteri. Il 26 è fissata una direzione di Ap. Sono
previste scintille. Il bivio è quello solito per una forza composta da
ex berlusconiani: come schierarsi alle prossime politiche? Chi vota lo
ius soli non avrà chance di tornare alla casa madre o nella formazione
satellite che stanno componendo Raffaele Fitto, Enrico Costa e Gaetano
Quagliariello. In più, Ap è divisa per territori. La trazione sudista fa
l’alleanza con il Pd in Sicilia, la componente del Nord punta
all’alleanza con Maroni in Lombardia, dove si vota lo stesso giorno
delle politiche 2018.
Gentiloni vuole usare tutte le armi.
Compresa la sponda operativa del Vaticano. I vescovi devono farsi
sentire con i loro contatti tra i centristi, non mollare la presa. Anzi,
sono chiamati ad alzare il tiro nelle prossime settimane.
Pubblicamente, come ha fatto il quotidiano della Cei. E in via
riservata. Il Vaticano ha anche individuato la figura adatta al
“dialogo” con Alfano. È monsignor Rino Fisichella, vicino al
centrodestra in molte battaglie sui temi etici, oggi “convertito” alla
chiesa di Francesco, dove ha un ruolo chiave: presidente del Consiglio
pontificio per l’evangelizzazione. A lui il compito di portare a termine
la missione, anche in extremis, come ultimo atto della legislatura:
smuovere Alfano in modo da reclutare il massimo dei consensi possibili
nelle sue fila.
Alla stessa sponda si affida Zanda, laico di
ferro, ma con rapporti ottimi Oltretevere dopo la sua esperienza a capo
del Giubileo del 2000. Il suo compito principale però è il
pallottoliere: garantirsi numeri certi e fidati. Perchè le strade
alternative alla fiducia, ovvero qualche modifica del testo, un voto del
Senato che rinvii la legge alla Camera, sono state tutte simulate nella
stanza del capogruppo di Palazzo Madama. «Ma sono impossibili, con 50
mila emendamenti della Lega», osserva Zanda.