giovedì 14 settembre 2017

Repubblica 14.9.17
E ora la Grecia prova a rialzare la testa
L’obiettivo di Tsipras è riproporre alcune misure sociali per recuperare consensi
di Ettore Livini

PIL IN AUMENTO PER DUE TRIMESTRI CONSECUTIVI E CONSUMI PIÙ DINAMICI, MA IL PESO DEL DEBITO É ANCORA INSOSTENIBILE

MILANO. La Grecia, dopo sette anni di crisi, prova timidamente ad alzare la testa e regala una boccata d’ossigeno ad Alexis Tsipras e a Syriza. I segnali della svolta di Atene si stanno moltiplicando in queste settimane: il Pil ellenico è cresciuto per la prima volta dal 2006 per due trimestri consecutivi, chiudendo la prima metà del 2017 con un +0,6%. I consumi (+0,7%) sono tornati a salire dopo aver perso il 25% dal 2009, l’export è balzato del 9,5% e la fiducia delle imprese è ai massimi dal 2008. Una rondine, ovviamente, non fa primavera. Ma la ripresina e la chiusura a luglio dell’ennesimo tormentato accordo con i creditori hanno riacceso nel paese la speranza che il peggio sia ormai alle spalle. «Stiamo voltando pagina – ha confermato il premier – Il 2018 sarà l’anno in cui la crisi andrà definitivamente in archivio». Il governo mira a chiudere entro gennaio l’ultima fase del programma di aiuti. Poi punta – una volta approvate le ultime riforme imposte dai creditori in cambio di 330 miliardi di aiuti – a ottenere la ristrutturazione del debito (decollato a un insostenibile 180% del Pil) e a togliere definitivamente i controlli dei capitali, riportando la Grecia alla normalità. L’obiettivo di Tsipras è chiaro: provare a cavalcare la ripresa per bilanciare la dura politica di tagli imposta alla nazione dal 2015 con alcune misure sociali. E riuscire così a recuperare il terreno perso nei sondaggi prima delle elezioni dell’autunno 2019 quando austerity e Troika – negli auspici di Syriza – dovrebbero essere ormai nel libro dei ricordi. La strada, naturalmente, non è tutta in discesa. Bruxelles ha iniziato a rimettere pressione sulla Grecia, accusata di essere in ritardo sulle riforme già concordate e di frenare gli investimenti stranieri. Due i casi delicati finiti sotto la lente della Ue: la decisione dei canadesi della Eldorado Gold di bloccare lo sviluppo di una miniera d’oro ad Halkidiki per le resistenze dell’esecutivo e il timore che la burocrazia fermi il maxi-progetto da 8 miliardi per lo sviluppo dell’area dell’Elliniko, l’ex aeroporto di Atene.
Tsipras - in svantaggio di 10 punti nei sondaggi rispetto al centrodestra di Nea Demokratia - ha provato a rassicurare Bruxelles: «Faremo le riforme richieste in tempi stretti», ha promesso. Il ministero dell’Energia ha garantito che «in settimana» saranno approvati i permessi di estrazione per il gruppo canadese. Dribblati questi ostacoli e incassato (come spera Atene) il successo di Angela Merkel alle elezioni tedesche, resta solo da sciogliere il nodo dell’Fmi. Washington deciderà entro gennaio se partecipare ancora alla fase finale del salvataggio della Grecia. E il suo pressing potrebbe essere decisivo per ottenere un taglio consistente al debito.