giovedì 14 settembre 2017

Corriere 14.9.17
La richiesta polacca dei danni di guerra: manicheismo storico
di Paolo Valentino

Fanatismo morale, manicheismo storico, de-europeizzazione della politica nazionale. Difficile non condividere il giudizio di Piotr Buras, dello European Council on Foreign Relations , di fronte all’ennesimo tentativo del governo polacco di resuscitare l’annosa questione delle riparazioni di guerra dalla Germania, per le perdite subite nel secondo conflitto mondiale. Sollevato in luglio da Jaroslaw Kaczynski, leader del partito di governo e uomo forte della Polonia, il tema è stato ripreso pochi giorni fa dal primo ministro Beata Szydlo, secondo cui il suo Paese «ha il diritto» di chiedere danni di guerra da Berlino. Lunedì, il servizio legale del Parlamento polacco (Bas) ha confermato che esistono basi giuridiche per la richiesta. Il Bas calcola il valore delle perdite subite dalla Polonia in 48 miliardi di dollari, a prezzi del 1939, ma non ha specificato a quanto ammonterebbe a quelli attuali. La possibilità che Varsavia riceva indennizzi da Berlino è prossima allo zero. Nel 1953 la Polonia, allora sotto il regime comunista, rinunciò a ogni futura rivendicazione alle riparazioni, dichiarazione confermata nel 2004 al momento dell’ingresso nella Ue. Il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, lo ha ricordato, pur riconoscendo le responsabilità della Germania per gli «incredibili crimini» della Seconda guerra mondiale. Perché allora tanta insistenza? La retorica sulle riparazioni è rivolta in primo luogo all’interno, dove Kaczynski da tempo insegue tutte le pulsioni nazionaliste e cerca «vittorie morali», anche a scapito della riconciliazione con un partner fondamentale come la Germania. C’è poi il manicheismo storico, che rifiuta di prendere atto delle complessità della storia: senza le rinunce del 1953 saremmo ripiombati negli errori di Versailles e del primo Dopoguerra, quando l’umiliazione della Germania contribuì all’ascesa di Hitler. Non ultima, c’è la progressiva deriva dall’Europa, che Kaczynski non accetta e non capisce, preferendo la piccola compagnia dei partner di Visegrad.