giovedì 14 settembre 2017

Repubblica 14.9.17
Anche il fine vita è sotto scacco al Senato tremila emendamenti
Centristi e destra frenano. Ma il Pd: “Si va avanti”. Tempi stretti, rischia la legge Fiano
di Giovanna Casadio

ROMA. Tremila emendamenti bloccano al Senato il testamento biologico. Dopo il via libera della Camera ad aprile, nella trincea di Palazzo Madama rischia di soccombere anche la legge sul fine vita. I centristi di Ap, la destra e la Lega non sono disposti a dare il via libera, se non si modifica quella parte in cui idratazione e nutrizione artificiale possono essere rifiutati e quindi sospesi.
Ma sono giorni decisivi. Donata Lenzi, che ha condotto in porto il testamento biologico a Montecitorio, oggi in un incontro con i senatori dem chiederà di accelerare: «L’abbiamo approvata alla Camera con una maggioranza di Pd, 5Stelle, Mdp e Sinistra italiana e alcuni voti trasversali. È una legge attesa da anni , che non incide sulle questioni di governo ». E del resto la presidente della commissione sanità del Senato, Emilia De Biasi ha ormai istruito il dossier: «Entro la fine della prossima settimana, se non c’è lo spazio per un accordo che consenta un numero non ostruzionistico di emendamenti, rimetto tutto all’aula». Alza la voce e cerca una intesa che sottragga alla campagna elettorale questa riforma.
A quel punto però spetterebbe al presidente Pietro Grasso e ai capigruppo decidere se, e quando, si va avanti. Il presidente del Pd, Luigi Zanda nel giorno in cui ha dovuto ammettere che per lo ius soli non c’è maggioranza, ha indicato il testamento biologico come una delle priorità. «Zanda ha detto che si voterà la legge sulle Dat, le Disposizioni anticipate di trattamento. Anche come cattodem, ritengo che si sia trovato un buon equilibrio », afferma Rosa Maria Di Giorgi, vice presidente del Senato. C’è però un fronte cattolico intransigente di tutt’altro avviso, che va da Maurizio Sacconi a Roberto Formigoni e Maurizio Gasparri per i quali il testamento biologico è semplicemente eutanasia camuffata e che agita lo spauracchio del “caso Englaro”. Anche Laura Bianconi, capogruppo degli alfaniani, frena. Tuttavia il Pd potrebbe non volere sacrificare sull’altare dell’alleanza con i centristi il testamento biologico. Nell’occhio del ciclone di Palazzo Madama rischia di finire anche la legge Fiano approvata martedì dalla Camera. In teoria, sulla base dei voti espressi a Montecitorio, il testo dovrebbe avere i numeri per passare senza creare molte tensioni nella maggioranza. Ai cui voti si aggiungono quelli di Sinistra italiana. Il problema vero è la mancanza di tempo. Sembra molto difficile pensare che la legge Fiano possa andare in aula prima della nota di aggiornamento del Def e della legge di Stabilità. Il Pd potrebbe chiederne il richiamo in aula. Ma questo nel calderone ribollente di Palazzo Madama potrebbe urtare sensibilità e mettere a rischio la legge. Dunque se ne parlerebbe dopo la Stabilità. Ma con tutte le incertezze politiche che aleggiano nessuno può scommettere su un sì finale.