Repubblica 13.8.17
Quale mistero porta Robert Langdon a Bilbao? Così inizia il nuovo romanzo
Dan Brown
Il Codice Guggenheim
di Dan Brown
Il
professor Langdon sollevò lo sguardo verso il cane alto una quindicina
di metri seduto nella piazza. Il pelo dell’animale era un tappeto
vivente d’erba e fiori profumati. “Io ce la sto mettendo tutta per
trovarti bello” pensò. “Ci sto davvero provando”. Osservò la creatura
ancora per qualche istante, poi proseguì lungo una passerella sospesa e
scese una larga rampa di scalini la cui superficie discontinua aveva lo
scopo di
costringere il visitatore ad alterare il ritmo
dell’andatura. “E ci riesce benissimo” decise Langdon, rischiando di
cadere per ben due volte sui gradini irregolari.
Arrivato in fondo alla scalinata, si fermò di botto, fissando l’enorme oggetto che incombeva minaccioso più avanti.
“Ora posso dire di averle viste proprio tutte”.
Davanti
a lui si ergeva un ragno gigantesco, una vedova nera, le cui sottili
zampe di ferro sostenevano un corpo tondeggiante a un’altezza di almeno
dieci metri. Sotto l’addome del ragno era sospeso un sacco ovigero di
rete metallica pieno di sfere di vetro.
«Si chiama Maman» disse una voce.
Langdon abbassò lo sguardo e vide un uomo snello in piedi sotto il ragno. Indossava uno
sherwani di broccato nero e sfoggiava un paio di baffi arricciati alla Salvador Dalí al limite del ridicolo.
«Mi
chiamo Fernando» proseguì l’uomo «e sono qui per darle il benvenuto al
museo». Esaminò una serie di targhette di riconoscimento posate sul
tavolo davanti a lui. «Posso avere il suo nome, per favore?».
«Certamente. Robert Langdon ».
L’uomo alzò lo sguardo di scatto. «Ah, mi scusi! Non l’avevo riconosciuta, signore!».
“Faccio
fatica a riconoscermi io” pensò Langdon, avanzando impacciato in frac
nero con farfallino e gilet bianchi. “Sembro un Whiffenpoof”. Il
classico frac di Langdon aveva quasi trent’anni e risaliva ai tempi in
cui lui era membro dell’Ivy Club di Princeton ma, grazie al costante
regime di nuotate quotidiane, gli andava ancora alla perfezione. Nella
fretta di fare i bagagli, aveva preso il portabiti sbagliato
dall’armadio, lasciando a casa lo smoking che indossava di solito in
quelle occasioni.
«L’invito diceva “bianco e nero”. Spero che il frac sia adatto».
«Il
frac è un classico! Lei è elegantissimo! ». L’uomo gli si avvicinò a
passi svelti e gli appiccicò una targhetta con il nome sul risvolto
della giacca. «È un onore conoscerla, signore» aggiunse. «Sicuramente
sarà già stato da noi?».
Langdon osservò da sotto le zampe del
ragno l’edificio scintillante davanti a loro. «In realtà mi vergogno a
dirlo, ma non ci sono mai stato».
«No!». L’uomo finse di cadere all’indietro. «Non è un amante dell’arte moderna?».
Langdon
aveva sempre apprezzato la sfida dell’arte moderna... in particolare
gli piaceva cercare di capire il motivo per cui determinate opere erano
considerate dei capolavori: i quadri di Jackson Pollock realizzati con
la tecnica del dripping, i barattoli di zuppa Campbell di Andy Warhol, i
semplici rettangoli di colore di Mark Rothko. Detto questo, Langdon si
sentiva molto più a proprio agio a discutere del simbolismo religioso di
Hieronymus Bosch o delle pennellate di Francisco Goya.
«Ho gusti più classici» rispose. «Me la cavo meglio con da Vinci che con de Kooning».
«Ma da Vinci e de Kooning sono così simili! ».
Langdon sorrise, paziente. «Allora è evidente che ho parecchio da imparare su de Kooning».
«Be’,
è nel posto giusto!». L’uomo indicò con il braccio l’enorme edificio.
«In questo museo troverà la miglior collezione d’arte moderna sulla
terra! Spero se la goda».
«È quello che intendo fare» rispose Langdon. «Vorrei solo sapere perché mi trovo qui».
«Lei
come tutti gli altri!». L’uomo si fece una bella risata, scuotendo la
testa. «Il suo ospite è stato molto misterioso sullo scopo dell’evento
di questa sera. Neppure il personale del museo sa cosa succederà. Il
mistero è metà del divertimento... Girano un sacco di voci! Ci sono
centinaia di ospiti dentro, molte facce famose, e nessuno ha la minima
idea di cosa ci aspetti stasera! ».
Langdon sorrise divertito.
Poche persone al mondo avrebbero avuto la sfrontatezza di spedire degli
inviti all’ultimo minuto dicendo in sostanza: “Presentati qui sabato
sera. Fidati di me”. E ancora meno sarebbero riuscite a convincere
centinaia di VIP a mollare tutto e a saltare su un aereo per il Nord
della Spagna per partecipare all’evento.
Langdon uscì da sotto il
ragno e proseguì lungo la passerella, alzando lo sguardo verso un enorme
striscione rosso che sventolava sopra di lui: “Una serata con Edmond
Kirsch”.
“A Edmond è sempre piaciuto mettersi in mostra” pensò, divertito.
Una
ventina di anni prima, il giovane Eddie Kirsch era stato uno dei primi
studenti di Langdon all’università di Harvard... un ragazzo con una
zazzera ribelle, appassionato di computer, il cui interesse per i codici
lo aveva portato a iscriversi al seminario di Langdon per gli studenti
del primo anno: “Codici, cifrari e il linguaggio dei simboli”. Langdon
era rimasto profondamente colpito dalla finezza intellettuale di Kirsch
e, nonostante alla fine il giovane avesse abbandonato il mondo polveroso
della semiotica per la promessa di un brillante futuro nel mondo
dell’informatica, tra i due si era venuto a creare un legame
studente-insegnante che li aveva tenuti in contatto per vent’anni, dopo
che Kirsch si era laureato.
“Ormai l’allievo ha superato il maestro” pensò Langdon. “E di parecchi anni luce”.
Ora
Edmond Kirsch era un miliardario noto in tutto il mondo, un guru dei
computer, futurologo, inventore, un imprenditore che agiva fuori dagli
schemi. A quarant’anni aveva già ideato un’incredibile quantità di
tecnologie avanzate che rappresentavano un enorme balzo in avanti in
diversi campi quali robotica, neuroscienze, intelligenza artificiale e
nanotecnologie. E le sue accurate previsioni sulle future scoperte
scientifiche avevano creato intorno a lui un’aura mistica.
Langdon
sospettava che l’insolito talento di Edmond per le previsioni derivasse
dalla sua vastissima conoscenza del mondo. Era sempre stato un
insaziabile bibliofilo, e leggeva tutto quello che gli capitava sotto
mano. Langdon non aveva mai incontrato nessuno che avesse la sua
passione per i libri e la sua capacità di assimilarne il contenuto.
Negli
ultimi anni Kirsch aveva vissuto principalmente in Spagna, attribuendo
questa scelta al fatto di essersi innamorato del suo fascino da Vecchio
Mondo, dell’architettura d’avanguardia, degli stravaganti cocktail bar e
del clima perfetto.
Una volta all’anno, quando Kirsch tornava a
Harvard per parlare al Media Lab dell’MIT, Langdon lo raggiungeva per
pranzare in uno dei nuovi ristoranti alla moda di Boston di cui lui non
conosceva neppure l’esistenza. Non parlavano mai di tecnologie: con lui
Kirsch voleva discutere solo di arte.
Copyright © 2017 by Dan Brown © 2017 Mondadori Libri S. p. A., Milano Traduzione di Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli