La Stampa 13.8.17
Gianfranco Ravasi: come gli ebrei nel deserto
È il cammino a unire oggi laici e credenti
di Gianfranco Ravasi s.j.
È
una delle grandi e costanti esperienze dell’umanità. Non per nulla la
storia della nostra civiltà inizia con un duplice cammino, quello di
Abramo, il padre della fede ebraica e cristiana, dalla mesopotamica Ur
fino alla terra promessa, e quello «nostalgico» di Ulisse alla ricerca
della patria perduta. Una rete di cammini per secoli ha avvolto il
nostro globo, spesso seguendo un vessillo religioso, tant’è vero che il
viaggio si è trasformato in pellegrinaggio: gli Ebrei protesi verso
Gerusalemme, cantando gli «inni delle ascensioni» a Sion; i cristiani
rivolti ai santuari mariani o a quelli dei martiri (Santiago di
Compostela ne è l’emblema) o a Roma; i musulmani pellegrini alla Mecca;
gli hindu verso i fiumi sacri col Kumbh Mela.
La modernità ha
secolarizzato questi itinerari, ma li ha spesso segnati ancora di una
ritualità laica. I colossali trasferimenti di massa per eventi
spettacolari; la frenesia sostenuta dalla velocità degli aerei che rende
le persone in un esodo permanente, ben diverso da quello quarantennale
degli Ebrei nel deserto, certi di una meta promessa; le drammatiche
migrazioni di popoli che lasciano dietro di sé scie di cadaveri: sono
alcune delle tante tipologie dei nuovi cammini. Rimane, perciò, sempre
vero l’asserto di uno dei romanzi-simbolo del Novecento, On the Road di
Jack Kerouac che dichiarava: «La strada è la vita».
Sì, la
parabola dell’esistenza è proprio nella via, già per i primi cristiani
che erano chiamati «i seguaci della Via», cioè di quel Cristo, venuto
alla fine del secolare cammino messianico di Israele, che si era
autoproclamato «Via, verità e vita». Certo, per molti oggi può essere
ripetuta la confessione del grande pensatore francese Montaigne: «A chi
mi domanda ragione dei miei viaggi, rispondo che so bene quello che
sfuggo, ma non quello che cerco». Una convinzione reiterata dall’ateo
Bertolt Brecht: «L’auto è ferma ai bordi della strada. L’autista cambia
la ruota. Io non so da dove vengo né so dove vado. E allora perché
attendo con impazienza il cambio della ruota?».
Credenti e non
credenti siamo, allora, insieme invitati a interrogarci sul senso del
nostro cammino. I percorsi sono diversi, spesso sotto un sole
sfolgorante, altre volte in mezzo a vegetazioni lussureggianti.
Importante è non sedersi ai bordi del sentiero, inerti e scoraggiati, ma
continuare la ricerca di una meta perché, come già insegnava il Socrate
di Platone, «una vita senza ricerca non merita di essere vissuta».