Repubblica 13.9.17
Quando emigra la politica
di Ilvo Diamanti
L’IMMIGRAZIONE,
ormai, è “l’emergenza”. Che divide la società. Ma anche la politica.
Tanto da indurre Luigi Zanda, presidente dei senatori Pd, a rinviare il
voto del Senato sullo “Ius soli”. A data da destinarsi. Sul Ddl, la
maggioranza di governo oggi non ha la maggioranza. Domani si vedrà. Il
diritto dei figli di immigrati nati in Italia: negato. Per paura. Per
paura delle paure. Che, certo, in Italia, sono diffuse. Ma, forse, non
quanto in Parlamento. Un segno, l’ultimo, dell’impotenza della politica
in Italia. Incapace di decidere. Tanto più, in attesa delle prossime
elezioni. L’indagine dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, curato
da Demos (con la Fondazione Unipolis e l’Osservatorio di Pavia) rileva,
d’altronde, come la percezione di insicurezza, suscitata dagli
immigrati, nelle ultime settimane, abbia raggiunto gli indici più
elevati, da 10 anni a oggi: il 46%. Bisogna risalire all’autunno del
2007 per trovare un indice più elevato: 51%. Mentre nel 1999, quasi
vent’anni fa, il timore degli immigrati risultava altrettanto diffuso.
In entrambi i casi, si trattava di stagioni elettorali molto “calde”.
NEL
1999: elezioni amministrative ed europee. Ma anche vigilia delle
elezioni regionali, che si sarebbero svolte l’anno seguente. Il 2007:
passaggio fra due elezioni politiche di svolta. Quelle del 2006, vinte
dal Centro-sinistra guidato da Prodi. Di misura. Le consultazioni del
2008, vinte dal Polo di Centro-destra, costruito intorno a Silvio
Berlusconi (accanto alla Lega e ad AN). In entrambe le occasioni,
l’immigrazione ha costituito un tema di scontro. Nel 2007, in
particolare, collegato alla paura della criminalità. Immigrazione e
criminalità: un binomio quasi inscindibile. Ha segnato il dibattito
pubblico e favorito il Centro-destra. E, parallelamente, compromesso i
consensi al Centro- sinistra. Da allora, solo in questa fase la
questione migratoria ha ripreso altrettanto rilievo. Certo: le misure e
le vicende contano. L’afflusso dei migranti dall’Africa verso le nostre
coste, i fatti di violenza che hanno suscitato sdegno e paura. A Rimini,
in particolare. Ma non bisogna dimenticare il calendario politico. In
primavera si vota. Per eleggere il nuovo Parlamento. E il rapporto con
gli “altri”, che vengono da “fuori”, e ci invadono: diventa una
questione importante. “La” questione. Amplificata dai “media”, come
mostrano con efficacia i dati dell’Osservatorio di Pavia (per
l’Associazione Carta di Roma). I picchi nel numero di notizie proposte
dai principali TG nazionali di prima serata coincidono, non per caso,
con i cicli e gli anni elettorali: 2008-2009, poi 2013. Fino agli anni
recenti. Visto che dal 2015 ad oggi viviamo tempi di campagna elettorale
permanente. D’altronde, l’Osservatorio di Pavia rileva come,
nell’ultimo mese e mezzo, nel 10% dei servizi dei telegiornali si parli
di immigrazione, mentre nel 2016 la percentuale era dell’8%. Nel mese di
agosto e nella prima decade di settembre, inoltre, nel 38% dei servizi
incontriamo notizie di crimini compiuti da immigrati. Un anno fa, invece
la media dei 7 telegiornali era del 24%. Lo stupro di Rimini, in
particolare, ha ottenuto una visibilità record: una media di 5 notizie a
edizione in quattro giorni. Così la “pìetas” che, negli ultimi anni,
aveva caratterizzato l’atteggiamento mediale e, al tempo stesso,
sociale, verso gli sbarchi dei disperati sulle nostre coste, di recente,
ha cambiato di segno. È divenuta distacco. Paura. A dispetto dei
“numeri”. Perché gli sbarchi dei migranti in Italia, di recente, si sono
dimezzati: da più di 23 mila nel luglio 2016 a circa 11 mila,
nell’ultimo mese (dati Unhcr, confermati dal Quirinale, agosto 2017).
Così,
non sorprende il grado elevato di inquietudine verso gli immigrati
rilevato da questo sondaggio. Né il sensibile calo di consenso verso la
concessione della cittadinanza ai figli di immigrati, nati in Italia. Il
cosiddetto “Ius Soli”. Condiviso dall’80% degli italiani nel 2014. E da
circa il 70% alla fine del 2016 e nei primi mesi del 2017. Mentre negli
ultimi mesi il sostegno sociale allo “Ius Soli” è si è ridotto: al 57%,
nello scorso giugno, e ancora, fino al 52%, negli ultimi giorni. Così
si spiegano le paure della politica che invece di governare la società
la inseguono. Ne riflettono ed enfatizzano i ri-sentimenti.
D’altronde
l’impronta sociale della xeno-fobia – letteralmente: paura dello
straniero – appare evidente, dai dati del sondaggio. Cresce fra le
persone più anziane, soprattutto: con un grado di istruzione più basso.
Ma è la posizione politica a marcare le divisioni più evidenti. Gli
immigrati: generano “paura” e “paure” più marcate a destra. Fra gli
elettori della Lega (3 su 4), ma anche dei FdI e di FI (64 -69%).
All’opposto, il senso di insicurezza scende sensibilmente a Sinistra, in
primo luogo nella base del PD. Mentre l’elettorato del M5s,
politicamente trasversale, è diviso a metà: fra accoglienza e paura. La
paura verso gli immigrati, infine, si associa all’apertura ai diritti di
figli (nati in Italia) degli immigrati. Fra chi non ha paura, il
consenso allo Ius soli sale fino al 77%. Mentre fra chi ha più paura
degli altri si riduce a poco più del 27%.
Per questo, non ho
“paura” di dire che ieri al Senato ha vinto la “paura”. Degli altri.
Perché non crediamo nella nostra capacità di integrare. Non ci fidiamo
degli altri. Ma neppure di noi. Tanto meno della politica. Anche perché
la politica, in Italia, oggi: è emigrata…