martedì 12 settembre 2017

Repubblica 12,9,17
Di cosa si parla a Zagabria
Il ritorno dello spettro degli Ustascia
Andrea Tarquini

CHI DICE Croazia dice ferie nelle splendide città d’arte, a cominciare da Dubrovnik o Spalato, e un mare stupendo. Oppure pensa a un giovane paese membro di successo di Ue e Nato. Peccato che in quel bel paradiso adriatico si aggirino cupi spettri. Il governo del premier Plenkovic ha faticato non poco a imporre la rimozione dall’ex campo di sterminio di Jasenovac, dove gli Ustascia del dittatore fantoccio dell’Asse Ante Pavelic (Poglavnik o Duce lo chiamano ancora oggi i nostalgici), di una targa in onore dei soldati morti nella guerra di secessione e indipendenza dalla Jugoslavia. Perché sulla targa c’è il motto ustascia Za dom spremni, pronti per la patria. Come se a Roma o Berlino fosse affissa in pubblico una targa con “Duce a noi” o “Heil Hitler”. Ve lo immaginate? Purtroppo i nostalgici non mancano, la targa è stata spostata in altro luogo, il governo puó solo dire agli alleati Ue e Nato di “sperare” che quel motto sparisca. Nel frattempo il saluto ustascia con quel motto e il braccio teso va di moda nelle forze armate, e tempo fa la bella presidente Kolinda Grabar-Kitarovic ha elogiato un rapper che loda gli ustascia. Paese che vai, spettri che trovi. Tanto l’Unione europea tace, come fa in molti altri casi simili all’est dell’ex cortina di ferro che pure non divideva la Jugoslavia dall’Ovest.