La Stampa 12.9.17
Tregua Pisapia-Mdp ma per l’ex sindaco leadership a rischio
Oggi vertice dopo le tensioni, torna l’ipotesi del listone
di Andrea Carugati
Dopo
che Giuliano Pisapia ha affermato che non sosterrà il candidato del Pd
in Sicilia (Fabrizio Micari) e che non intende confluire in un listone
coi dem alle politiche, i rapporti con Mdp, il partito di Bersani e
D’Alema, si sono parzialmente rasserenati. E il progetto di costruire
una lista unica della sinistra ha ripreso quota.
Stamattina i
vertici di Mdp e di Campo progressista (la formazione dell’ex sindaco di
Milano) si vedranno a Roma per stabilire la road map che porterà entro
l’inizio di novembre ad una grande assemblea costituente, composta da
circa un migliaio di delegati eletti dai simpatizzanti nei gazebo in
tutta Italia.
Gli elettori sceglieranno, oltre ai loro
rappresentanti nell’assemblea, anche il nome, il simbolo e le 10
priorità di programma del nuovo soggetto politico. Questa almeno è la
volontà di Mdp, che si presenterà al tavolo con Pisapia insieme a tutti i
big, da Bersani e D’Alema a Roberto Speranza, Arturo Scotto e Enrico
Rossi.
Nei giorni scorsi, dopo le tensioni sulla scelta del
candidato in Sicilia e un’estate di incomprensioni, i vertici di Mdp
avevano proposto a Pisapia una separazione consensuale. Tradotto: «Noi
costruiremo il nuovo partito in ogni caso, aperto anche a Pippo Civati e
Sinistra italiana. Se vuoi allearti col Pd ognuno per la sua strada».
L’ex
sindaco di Milano, alla fine, sembra aver deciso di proseguire nel
cammino comune con Mdp. Ma senza più il ruolo di leader unico che aveva
immaginato a inizio luglio a piazza Santi Apostoli. «Sarà una leadership
collegiale», il concetto che viene ribadito dalle parti di Mdp.
Formalmente, spiegano, «sarà l’assemblea costituente a scegliere i ruoli
di vertice». Ma dentro Mdp, dopo un’iniziale entusiasmo per Pisapia, è
prevalsa l’idea che l’ex sindaco debba essere partner e non più «guida
solitaria» del nuovo soggetto. «Ora bisogna correre sulla costruzione di
un’unica lista alternativa al Pd, basta con gli stop and go e i
tentennamenti», insistono i bersaniani Roberto Speranza e Miguel Gotor.
Il concetto sarà espresso con chiarezza a Pisapia: «Si va avanti, chi ci
sta ci sta».
L’ex sindaco resta preoccupato che si possano
ripetere gli errori della Sinistra arcobaleno del 2008, una federazione
di partitini che non superò il quorum. E insiste: «Dobbiamo fare un
centrosinistra di governo. Spero che il mio essere alternativo a Renzi
non sia più messo in discussione». Dubbi anche sulla spinta
organizzativa dei partner di Mdp. «Non si può fare un congresso di
partito in due mesi, con le tessere e tutto il resto», spiega uno dei
collaboratori di Pisapia.
Anche in caso di rottura con Mdp, Campo
progressista intende comunque andare avanti: «Noi alle elezioni ci
saremo in ogni caso, non faccio passi indietro», ha assicurato ai
fedelissimi riuniti ieri a Roma.
Sul rapporto col governo le
distanze sembrano invece accorciarsi. D’Alema e Bersani si sono convinti
che con Gentiloni «si può aprire una trattativa vera» sulla manovra,
portando a casa alcuni punti qualificanti su lavoro, investimenti e
sanità, con l’abolizione del super ticket. In fondo è quello che Pisapia
ripete da mesi: «Non si può pensare di rompere col governo a priori».