martedì 12 settembre 2017

Corriere 12.9.17
Oggi il summit Mdp-Pisapia Al tavolo sono quasi 20
di Monica Guerzoni

La convocazione è per le dieci del mattino in via Zanardelli, dove D’Alema, Bersani e Speranza hanno messo i primi mattoni della nuova «ditta» dopo la scissione dal Pd. Se poi davanti al portone della nuova sede di Articolo Uno-Mdp dovesse esserci la ressa di giornalisti, cameramen e fotografi, il vertice con Giuliano Pisapia sarà spostato «in un luogo più tranquillo». Lontano da occhi e orecchie indiscreti. Per la sinistra è il giorno della verità. Dopo l’estate dei veleni, dei veti incrociati e degli incontri cancellati, il vertice di oggi tra i dirigenti dei due blocchi servirà a verificare se esistono ancora i presupposti per costruire un partito unico di centrosinistra alternativo al Pd a guida renziana. Al tavolo delle trattative Pisapia con Ciccio Ferrara, Bruno Tabacci, Alessandro Capelli, Massimiliano Smeriglio, Marco Furfaro, Franco Monaco e Luigi Manconi. Per Mdp, Roberto Speranza ha convocato il coordinamento al completo e cioè Enrico Rossi, Francesco Laforgia, Cecilia Guerra, Arturo Scotto e Massimo Paolucci, più Nico Stumpo e Alfredo D’Attorre. Massimo D’Alema arriverà all’incontro determinato a smontare i presunti piani di Campo progressista: «Contendere a Renzi la premiership con le primarie non è nello schema delle cose praticabili...». L’ex capo del governo e presidente di Italianieuropei ha idee assai più bellicose ed è questo, in sostanza, il concetto che rimarcherà nel «chiarimento politico» con Pisapia: «Se vogliamo costruire il nuovo centrosinistra dobbiamo sconfiggere Renzi». Altrimenti, ognuno andrà per la sua strada. Speranza conta i giorni da qui alle elezioni politiche e ne deduce che «il tempo è finito». Basta discutere di formule e di leadership, «basta stop and go». Se davvero si vuole costruire una forza alternativa al renzismo bisogna accelerare e convocare «un grande momento di partecipazione democratica dal basso». Primarie? Magari non si chiameranno così, ma il senso è quello. Se Pisapia nicchierà ancora, se la sua «leadership riluttante» non cambierà di segno, bersaniani e dalemiani tireranno dritti anche senza di lui. «Noi andremo avanti lo stesso come treni — è il ritornello che rimbalza in via Zanardelli —. Se Pisapia c’è bene, se non c’è faremo diversamente». Bersani e D’Alema hanno tutta l’intenzione di correre per un posto in Parlamento, convinti che la scelta spetti agli elettori e non certo ai vertici di Campo progressista.