martedì 12 settembre 2017

Corriere 12.9.17
Londra, stretta sui cittadini Ue In un anno quasi 5 mila espulsi
Gli europei discriminati anche nei contratti d’affitto e nella ricerca del lavoro
di Luigi Ippolito

Londra La Brexit è di là da venire ma la caccia ai cittadini europei sembra essere già cominciata. Ieri l’ Independent ha rivelato che il numero di residenti Ue espulsi dal Regno Unito ha subito un’impennata nell’ultimo anno: quasi cinquemila cittadini comunitari sono stati deportati nei dodici mesi appena trascorsi, rispetto ai meno di mille del 2010. E nei soli primi tre mesi del 2017 c’è stato un incremento del 26 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il dato è tanto più significativo se si considera che il numero complessivo di persone allontanate dalla Gran Bretagna è diminuito: questo vuol dire che le autorità di Londra hanno concentrato i loro sforzi specificamente contro gli immigrati europei.
Già quando era ministra dell’Interno, Theresa May aveva promesso che avrebbe creato «un ambiente ostile per gli immigrati illegali». Ma ora sembra che questo approccio sia stato adottato anche nei confronti di chi è legalmente nel Regno Unito. Le direttive europee specificano che si possono espellere cittadini comunitari solo «per gravi ragioni di interesse pubblico o di pubblica sicurezza». Ma le autorità britanniche interpretano adesso questa norma in maniera molto elastica, fino a includere il dormire per strada: un nuovo regolamento introdotto prima dell’estate lo cita fra gli esempi di «abuso» dei propri diritti e causa di espulsione.
Questo atteggiamento sta sollevando molte critiche. Già il mese scorso il ministero dell’Interno si era dovuto scusare dopo aver mandato per errore a 100 residenti europei una lettera in cui si annunciava la loro imminente espulsione. «Tutto questo è una disgrazia ma non è sorprendente — ha commentato Diane Abbott, ministro ombra dell’Interno per i laburisti —. L’ossessione del governo conservatore per l’immigrazione invischia qualsiasi cosa facciano. Mandare lettere di espulsione per errore, mancare di confermare lo status di residenti e infine deportare i cittadini europei non instillerà in loro grande fiducia riguardo la loro posizione nel Regno Unito».
Ma un portavoce del ministero dell’Interno ha confermato la stretta: «Abbiamo indurito la nostra reazione nei confronti degli stranieri che abusano della nostra ospitalità. I cittadini europei che commettono ripetutamente offese minori nel nostro Paese adesso dovranno far fronte a un provvedimento di espulsione dai cinque ai dieci anni».
La questione della libera circolazione resta in ogni modo al centro del dibattito sulla Brexit. Domenica è intervenuto l’ex premier Tony Blair per dire che a Londra dovrebbe essere consentito di mettere un freno all’immigrazione pur di restare nell’Unione europea: un modo tardivo per riconoscere che il controllo delle frontiere è il nocciolo duro su cui si fonda il consenso dei britannici per l’uscita dalla Ue.
Ma non basta. Perché il Guardian rivela che stanno emergendo sempre più casi di discriminazione verso i cittadini europei quando si tratta di affittare o comprare casa, ottenere un lavoro o anche prenotare una vacanza.