Repubblica 11.9.17
Fu
Borges a considerarlo il pioniere di un genere che avrebbe segnato il
’900 E, tra demoni ed eclissi, la madre dello scienziato finì accusata
di stregoneria
Così Keplero sognando la luna inventò la fantascienza
di Piergiorgio Odifreddi
Tra
i successori, infine, i migliori proseguimenti del Sogno furono le
Conversazioni sulla pluralità dei mondi di Bernard de Fontenelle del
1686, che citava indirettamente Plutarco, e
L’Osservatore cosmico di Christiaan Huygens del 1698, che citava direttamente Keplero.
Quest’ultima
opera si può considerare una vera e propria continuazione di quella di
Keplero, essendo anch’essa una fantasia letteraria partorita da un
grande scienziato, con precisi intenti divulgativi. In questo caso, per
illustrare come si sarebbe vista la volta celeste non più soltanto dalla
Luna, ma dai vari pianeti del Sistema Solare e dai relativi satelliti.
Nel
1593 Keplero, ancora studente, ma già interessato alle cose celesti, si
propose uno stimolante esperimento di pensiero: immaginare come si
sarebbe vista la volta celeste se la si fosse osservata dalla Luna.
Scrisse un breve saggio, intitolato “Astronomia lunare”, che lasciò a
lungo nel cassetto per dedicarsi ad altre imprese. Pubblicò infatti nel
1596 il “Mistero cosmografico”, che proponeva una deduzione geometrica a
priori della struttura del Sistema Solare. E nel 1609 l’”Astronomia
nuova”, che annunciava al mondo la scoperta empirica a posteriori delle
sue due prime leggi.
Solo nel 1611 l’ormai maturo astronomo
riesumò il suo saggio giovanile e lo estese nel Sogno, un racconto che
Jorge Luis Borges ha identificato come l’inizio della fantascienza
moderna. Il manoscritto fu pubblicato postumo nel 1634, con una lunga
serie di note esplicative aggiunte fra il 1621 e il 1630.
Ma fin
da subito iniziò a circolare privatamente e sembra essere stato
responsabile, almeno in parte, delle accuse di stregoneria rivolte alla
madre dello scienziato. Accuse che nel 1617 portarono a un processo
durato anni, nel quale il figlio stesso assunse la sua difesa e riuscì
infine a farla scagionare.
D’altronde, il racconto faceva
allusioni esplicitamente autobiografiche: ad esempio, mandava il
protagonista a lavorare per qualche anno a Uraniborg con Tycho Brahe,
come aveva effettivamente fatto lo stesso Keplero. Si poteva dunque
sospettare che fosse veritiera anche la parte in cui la madre praticava
riti magici per evocare gli spiriti o i demoni, che scivolano sui coni
d’ombra delle eclissi di Luna per andarci dalla Terra, e delle eclissi
di Sole per tornare.
Proprio a uno di questi demoni è affidata la
spiegazione dell’astronomia lunare che Keplero voleva divulgare «come
argomento a favore del moto della Terra e confutazione delle obiezioni
elaborate dalla generale avversità della gente», e che si può così
riassumere.
Poiché il periodo di rotazione della Luna su se stessa
è uguale al suo periodo di rivoluzione intorno alla Terra, pari a circa
quattro settimane terrestri, essa volge sempre la stessa faccia a noi.
Dalla faccia invisibile della Luna, dunque, la Terra non si può mai
vedere. Da quella visibile, invece, la si vede sempre, con uno
spettacolo grandioso.
Da lassù la Terra appare infatti non solo
colorata, ma anche una quindicina di volte più grande e luminosa di
quanto la Luna appaia quaggiù, avendo un raggio quasi quattro volte
maggiore. Inoltre è perennemente fissa nel cielo, a causa della fissità
della sua faccia visibile, ma è costantemente cangiante d’aspetto, a
causa della sua rotazione giornaliera e delle sue fasi mensili, che sono
uguali e contrarie a quelle della Luna vista dalla Terra.
In
particolare, la rotazione terrestre fornisce ai lunatici una misura
naturale di suddivisione del giorno e della notte lunari, pari a circa
venticinque ore terrestri. Così come la sua altezza nel cielo fornisce
una misura naturale della latitudine. E la separazione fra la faccia
visibile e quella invisibile fornisce un meridiano naturale di
riferimento per la longitudine.
Sul nostro satellite il Sole sorge
e tramonta durante il dì lunare, che dura circa due settimane
terrestri, al pari della notte lunare. Essendo infatti l’asse di
rotazione della Luna quasi perpendicolare all’Eclittica, essa non ha
stagioni pronunciate come la Terra, e si trova praticamente in uno stato
di perenne quasi-equinozio. Inoltre, il moto del Sole appare più
irregolare che sulla Terra, a causa del moto aggiuntivo della Luna, e
anche la sua grandezza cambia: è più piccolo nei periodi di Terra nuova,
quando da noi la Luna è piena e più lontana dal Sole, e più grande nei
periodi di Terra piena o Luna nuova.
Infine, il Sole si eclissa
sulla Luna in corrispondenza delle eclissi di Luna sulla Terra, e
analogamente la Terra si eclissa sulla Luna in corrispondenza delle
eclissi di Sole sulla Terra. A causa della grandezza della Terra, le
eclissi di Sole sono frequenti e lunghe, mentre quelle di Terra non sono
mai totali e si manifestano col passaggio su di essa di una piccola
ombra prodotta dalla Luna.
Quanto alle Stelle Fisse, sulla Luna si
vedono giorno e notte, a causa dell’assenza di atmosfera. Esse sembrano
ruotare attorno all’asse di rotazione della Luna su se stessa, che
punta quasi ai poli dell’Eclittica e gira loro attorno in un periodo di
circa 18 anni e mezzo (il corrispondente moto dell’asse di rotazione
della Terra, responsabile della precessione dei nostri equinozi, ha
invece un periodo di circa 26.000 anni).
Per quanto originale, il
racconto di Keplero non è comunque un unicum storico. Tra i
predecessori, lui stesso citò Il volto della Luna di Plutarco, del primo
secolo, e la Storia vera di Luciano di Samosata, del secondo secolo,
lasciando disposizioni affinché il primo fosse stampato in appendice al
suo Sogno, per celebrare «il grandissimo piacere di ritrovare parole
quasi identiche nel libro di Plutarco».
Tra i contemporanei, la
Prima Giornata del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di
Galileo offrì una visione analoga della Terra vista dalla Luna, senza
però spingersi ad azzardare che lassù «vi sieno movimenti e vita, e
molto meno che vi si generino piante, animali o altre cose simili alle
nostre».
La Terra vista dal suo satellite: i precedenti di Plutarco e di Luciano di Samosata
Piergiorgio
Odifreddi sarà a Pordenonelegge giovedì 14 alle 18. Il festival è in
programma da mercoledì a domenica 17. Tra i 500 autori ospiti di questa
diciottesima edizione, Carlos Ruiz Zafón, Luis Sepúlveda, Elizabeth
Strout e il Nobel Wole Soyinka
IL LIBRO Dalla Terra alle Lune di Piergiorgio Odifreddi ( Rizzoli pagg. 336). A destra Brahe e Keplero