Repubblica 11.9.17
La classe politica alla sbarra con Crainz e Della Loggia
Il dibattito tra i due storici ha chiuso la rassegna dedicata alla Comunicazione a Camogli. Polemica su Craxi
di Raffaella De Santis
CAMOGLI
(GENOVA) Forse la crisi che stiamo attraversando risucchia tutto,
attrae gli opposti. Forse parlare di declino non è più da catastrofisti
ma da realisti, fatto sta che ieri al Festival della Comunicazione di
Camogli, che si è chiuso dopo quattro giorni di dibattiti sul tema delle
“connessioni”, ci si aspettava un ring e invece si è giocata
un’amichevole. Alla manifestazione, condotta sul filo del ricordo di
Umberto Eco che l’aveva ideata, hanno partecipato matematici, filosofi,
giornalisti, imprenditori e i punti di vista sono stati spesso
divergenti. Così, quando ieri mattina sono saliti sul palco Guido Crainz
ed Ernesto Galli Della Loggia, ci si aspettava qualche attrito e invece
i due storici sono stati insospettabilmente d’accordo quasi su tutto.
«Credo che di fronte alla radicalità della crisi alcuni elementi di
diversità vengano attutiti», ha detto Crainz. Al centro della
discussione, sollecitata dalle domande di Pierluigi Vercesi, la desolata
constatazione del declino italiano. D’altra parte tra i libri dei due
relatori figurano titoli come Diario di un naufragio
(Crainz) o Il
tramonto di una nazione (Galli Della Loggia). Tanti i mali enumerati
durante l’incontro, dai problemi del Sud alla corruzione, al fallimento
del nostro sistema educativo incapace di formare una classe dirigente.
In primo piano la crisi del sistema partitico. La ricognizione delle
disarticolazioni nazionali è stata impietosa e non ha risparmiato i capi
dei più importanti partiti di massa del Novecento, Aldo Moro ed Enrico
Berlinguer. Il segretario della Dc è stato tacciato da Galli Della
Loggia di “immobilismo”, mentre Berlinguer viene accusato di «aver
distrutto la sinistra italiana imbottigliata nella questione morale».
Per Crainz invece l’errore di Berlinguer è stato quello di non aver
compreso dove andava il mondo: «L’ultimo Berlinguer è stato tragico,
continuava a parlare alla classe operaia non accorgendosi che non
esisteva più». Il 1984, anno della morte di Berlinguer, è per Crainz una
data simbolica, quella che decreta la fine dei grandi partiti del
Novecento. Dopodiché la parabola è nota: l’Italia diventerà quella dei
talk show, del trash, di Ilona Staller in Parlamento. Berlusconi non
viene citato, ma Craxi sì, ed è a quel punto, quando Della Loggia ne
riabilita la figura («aveva capito molte cose sulla società»), che
Crainz prende le distanze: «Forse aveva capito il Paese, ma dava
risposte da bandito. Le sue parole erano slogan».
Duro l’affondo
degli studiosi contro la classe politica degli ultimi due decenni. «Un
ceto dirigente, nato negli anni’ 40, non è stato in grado di leggere le
trasformazioni in atto», ha detto Crainz. Il pubblico accoglie con un
applauso l’invettiva di Della Loggia contro i partiti che «hanno mandato
a p... l’istruzione». Anche nei festival la sfiducia verso la classe
politica è l’unico collante in grado di riaccendere lo spirito
comunitario.