domenica 10 settembre 2017

Repubblica 10.9.17
Intercettazioni, il Csm contro la riforma
No al riassunto delle conversazioni: “C’è il pericolo di ridurre la genuinità delle prove”. Dubbi anche dai magistrati. L’ex pm Ardituro: “Non riportare i virgolettati non garantisce né gli imputati né la verità”
di L. M.

ROMA. Intercettazioni per riassunto nelle carte giudiziarie? Dal Csm arriva un secco niet. «Va ribadito con decisione che il rimedio alla divulgazione non può essere rappresentato dalla riduzione dell’area operativa del mezzo di ricerca della prova in esame, indispensabile per le investigazioni». Ancora: «Né tantomeno dall’opzione di riportare per riassunto, e non in forma integrale, le conversazioni nei provvedimenti giudiziari, col rischio di ridurre la genuinità della prova scaturita dalla conversazione intercettata».
Il Csm, e il suo vice presidente Giovanni Legnini, non sono, né potevano essere, tra gli interlocutori che il Guardasigilli Andrea Orlando ha invitato in via Arenula. Ma in tempi non sospetti, il Consiglio ha prodotto una risoluzione sul tema caldo delle intercettazioni, quando molte procure in Italia – Torino, Firenze, Roma, Napoli – avevano deciso di dotarsi di un codice di autoregolamentazione. A ridosso, e nella linea dei singoli codici, il Csm ha espresso il suo parere in una delibera del 29 luglio 2016. Un testo artiolato, votato all’unanimità da togati e laici di ogni estrazione, un evento al Csm soprattutto su un tema fortemente divisivo.
Antonello Ardituro, esponente della sinistra di Area ed ex pm a Napoli, relatore assieme a Paola Balducci e Francesco Cananzi, valuta così il decreto legislativo del ministero che invece ipotizza di eliminare le virgolette dalle misure dei giudici: «Non riportare il contenuto delle intercettazioni è assolutamente negativo, non garantisce gli indagati, né consente di fare una valutazione diretta della prova. Il grande rischio è che nei singoli passaggi processuali, ci si allontani pericolosamente dal testo effettivo, a danno dell’imputato e della verità processuale ». Orlando ha già detto che «questo è un punto che sicuramente può cambiare». Tant’è che l’ex ministro della Famiglia ed ex vice della Giustizia Enrico Costa ironizza: «Giudicavo interessante la bozza di delega come base di partenza, ma è bastato che qualcuno evocasse il bavaglio e in 24 ore si è registrato il dietrofront più fulmineo della storia». Un dietrofront sul riassunto che però potrebbe riaprire la strada al dialogo con la Federazione della stampa.