domenica 10 settembre 2017

Repubblica 10.9.17
Contraria.
Giulia Bongiorno: “Rischioso affidargli la scelta sugli ascolti irrilevanti”
“Un mostro giuridico così diamo alla polizia il potere di insabbiare”
di Liana Milella

ROMA. «Un «mostro giuridico», creato da chi, il Pd, ai tempi di Berlusconi denunciava il bavaglio. Un «black out» giudiziario, che mette tutto nelle mani della polizia, «e quindi del potere esecutivo». È il parere dell’avvocato penalista Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera ai tempi delle riforma Alfano-Berlusconi sulle intercettazioni.
Leggendo il testo del decreto cosa l’ha colpita in negativo?
«È una riforma da brivido: viene attribuito un potere nuovo e mai conferito prima a nessuno. La polizia giudiziaria potrà decidere quali conversazioni cestinare e quali documentare. Il rischio è che vengano insabbiate conversazioni scomode per il potente di turno o che se ne “perdano” di utili per la difesa. Una scelta politica che dovrebbe far scendere i cittadini in piazza».
Allude all’ipotesi di non trascrivere più le conversazioni non rilevanti ai fini della prova o quelle private? Non si rischia di eliminare dal processo un pezzo della sua storia?
«Chi ascolta per primo le conversazioni avrà il potere di definirle irrilevanti e accantonarle senza nemmeno indicare il nome degli interlocutori. Mi sembra singolare tutto questo mistero, e anomalo che il pm debba chiedere a occhi chiusi, con decreto motivato, la trascrizione. Andrà a intuito? E gli imputati come faranno?» Magari chi ha la fortuna di avere lei come legale è in salvo, chi finisce con un avvocato d’ufficio sarà penalizzato...
«Gli imputati che non possono pagare studi legali ben attrezzati saranno di certo discriminati rispetto a chi dispone di risorse per mandare avvocati ad ascoltare ore e ore di conversazioni al fine di scovare quelle utili ma “cestinate”».
Politicamente che effetto le fa? È un segnale che l’ipotesi arrivi da via Arenula, con un ministro Pd alla guida in un governo del Pd?
«Nei verbali della commissione Giustizia della scorsa legislatura è documentato che il Pd contestava la scelta del centrodestra di occuparsi della materia. Finalmente Orlando ha capito che serviva un intervento, ma sta correggendo nel peggiore dei modi».
La polemica quanto le ricorda i tempi di Berlusconi e della sua battaglia per evitare un bavaglio che, in quel caso, avrebbe compromesso anche le indagini?
«Certo, si è discusso molto, ma alla fine avevamo trovato un punto d’incontro accettabile; e comunque nessuno si era sognato di creare un sistema come questo, in cui alcune conversazioni potrebbero volatilizzarsi. Il vero blackout è questo testo, non il nostro».
La Fnsi rifiuta la proposta e grida all’attacco alla libertà di stampa... Hanno ragione?
«Non pubblicare il privato e l’irrilevante è corretto, ma il nuovo testo – anziché intervenire su questo punto – permette a chi ascolta di “amputare” il procedimento di conversazioni secondo una discrezionalità che può sconfinare nell’arbitrio».
Archivio riservato: diventerà la cassaforte del potere e di possibili ricatti?
«Il problema è a monte: l’enorme potere conferito alla polizia giudiziaria nella scelta di ciò che è rilevante esprime uno sbilanciamento dei poteri in favore dell’esecutivo».
Consip e decreto sulle intercettazioni: vede un legame?
«Da avvocato non mi piacciono i sospetti e le dietrologie, ma se così fosse sarebbe l’ennesima prova che il Pd fa esattamente quello che prima contestava. Quando era all’opposizione, ogni iniziativa del governo veniva bollata come “legge ad personam” e il tema giustizia era considerato tabù. Quelli che sollevavano questioni morali e promuovevano manifestazioni antibavaglio sono gli stessi che oggi hanno creato questo mostro giuridico».