Corriere 10.9.17
E la Calabria rifiutò i controlli sui falsi invalidi
di Gian Antonio Stella
L
a tartaruga Bertie è entrata nel Guinness dei primati sfrecciando alla
velocità temeraria di 28 centimetri al secondo? Il giudice Lanfranco
Balucani sa far di meglio. Altro che giustizia-lumaca! È riuscito ad
accogliere un ricorso due giorni (due!) dopo che era stato presentato.
Un prodigio prodigioso. Che ha stoppato i controlli Inps sugli invalidi
calabresi. Tutto nasce dal tentativo dell’Istituto nazionale di
previdenza di accentrare gli accertamenti sulle pensioni di invalidità
civile. Accertamenti farraginosi a causa del doppio controllo dello
stesso Inps e delle Aziende sanitarie locali.
I n pratica, per
chiedere la concessione di un vitalizio di invalidità, il disabile (vero
o presunto) compila una domanda corredata da un attestato firmato da un
«medico certificatore». Ricevuta la domanda, l’Asl convoca il portatore
di handicap davanti alla Commissione Medica Integrata, composta da
dottori del Servizio sanitario (pagati con un gettone extra per ogni
seduta) più uno (senza bonus) dell’Inps. Segue la redazione di un
verbale di visita. Sottoposto al giudizio finale da parte dei medici
dell’Istituto di previdenza. A farla corta: stando alla Fish
(Federazione italiana superamento handicap che raggruppa 82
associazioni) la giostra dei controlli su ogni singolo caso impegna oggi
almeno 15 persone. Che possono salire, di ricorso in ricorso, fino a
25. Un delirio.
«Sono anni che chiediamo di semplificare il
sistema affidando la responsabilità a un soggetto unico», spiega il
presidente Vincenzo Falabella, «Vogliono che se ne occupi l’Inps? Le
Asl? I Comuni? Vedano loro: a noi interessano due punti: che vengano
ridotti i tempi burocratici e che chi avrà la delega abbia ben chiari il
rispetto della legalità, della trasparenza, delle competenze, dei
diritti».
Squilibri nella spesa
Ferma restando, si capisce,
la consapevolezza che lo Stato italiano spende complessivamente, per la
disabilità, l’1,7% del Pil. Contro l’1,9 del Portogallo e del Regno
Unito, il 2,1 della Francia, il 2,3 della Germania e del Belgio, il 3,5
della Croazia e della Finlandia, il 3,9 della Svezia, il 4,1 della
Danimarca. Con squilibri abissali fra i Comuni settentrionali e quelli
meridionali. Se la media pro capite italiana è di 2.990 euro l’anno (8
al giorno) i Comuni altoatesini spendono per ogni concittadino
diversamente abile 21.628 euro, i sardi 8.517, i lombardi 4.117, i
toscani 2.679 e giù giù fino ai municipi siciliani (1.699), lucani
(1.482), pugliesi (1.065)… Per non dire dei portatori di handicap
campani, che ricevono dai loro municipi 706 euro l’anno, e dei
calabresi: 469. Cifre umilianti. Come umilianti sono le quote dei
non-autosufficienti che hanno la possibilità di essere ricoverati, al
Sud, in strutture protette. Il 60% di questi posti letto sono
concentrati infatti in quattro regioni: Lombardia, Veneto,
Emilia-Romagna, Piemonte.
L’alta incidenza al Sud
I dati
degli invalidi civili, dicono Istat e Inps, sono in compenso rovesciati.
È vero che su 2.472.101 pensioni distribuite dall’Inps la regione con
più portatori di handicap che hanno diritto al vitalizio è la Lombardia
(316.815 assegni) ma è solo perché è più popolosa. In proporzione, tutte
le regioni del Nord sono sotto la media nazionale di 4,1 invalidi ogni
100 residenti: 4% in Liguria, 3,5 in Toscana, 3,4 in Friuli-Venezia
Giulia, 3,2 in Veneto, in Piemonte e in Lombardia, addirittura 3,1 in
Emilia-Romagna. Sul fronte opposto, tutte le regioni del Centro-Sud sono
sopra. Con punte massime di 5,8 invalidi in Umbria, 5,9 in Sardegna,
6,3 in Calabria. Una delle regioni dove più frequentemente sono
deflagrate le polemiche intorno a tante truffe finite sulle prime
pagine. Il finto cieco che faceva il guardalinee, il finto zoppo che
giocava a calcio, i 144 coinvolti nella maxi inchiesta «Medical market»
sui finti incidenti stradali che generavano nuovi disabili...
Scandali protetti
Scandali
che, come spiegò anni fa il «Libro Bianco sull’invalidità civile»
riguardano una minoranza dei pensionati (37,8 milioni di risparmio
2010-2013 su 854.192 verifiche straordinarie) e colpiscono per primi,
seminando sospetti e zizzania, i disabili veri. Ma scandali protetti per
anni da chi sosteneva che i falsi invalidi rappresentassero «una sorta
di ammortizzatore sociale dopo tanti torti al Mezzogiorno».
Fatto
sta che il tentativo di semplificare le regole per ridurre i contenziosi
tra l’Inps e le Asl, agevolare i disabili veri e smascherare più
rapidamente i furbi, sta trovando qua e là difficoltà. Quella che più
colpisce, però, come dicevamo, è la reazione della Regione Calabria. La
quale, messa nei guai dalla decisione del commissario ad acta alla
Sanità di aderire al progetto Inps, ha fatto ricorso al Tar perché non
fosse ridotta l’influenza delle Asl, storicamente di manica più larga
perché più legate al territorio ma anche alla politica e alle clientele.
Poi, indispettita per la sentenza dei giudici amministrativi che davano
ragione al commissario, ha bussato al Consiglio di Stato. Il quale, col
giudice monocratico Balucani di cui dicevamo, è scattato con una
prontezza mai vista, in anni e anni, nella burocrazia italiana.
Occhio
alle date: martedì 22 agosto la sentenza del Tar che dava il via libera
all’Inps, venerdì 25 il decreto del giudice d’appello amministrativo
che, per ragioni di «estrema gravità e urgenza», rinviava tutto al 21
settembre. Bloccando tutto. Una settimana prima che il 1° settembre
scattassero i nuovi meccanismi di controllo...