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Se non lo nominate l’effetto serra sparirà
Ferisce più la penna che la spada, si dice. E a qualcosa di simile deve aver pensato l’amministrazione Trump quando all’inizio dell’estate il Dipartimento per l’agricoltura ha deciso di combattere la minaccia dei cambiamenti climatici con il linguaggio. La direttrice dell’agenzia Bianca Moebius- Clune ha stilato una lista di termini da evitare e suggerito come sostituirli. Così i «cambiamenti climatici» diventano «fenomeni atmosferici estremi», la «riduzione dei gas serra» e il «confinamento dell’anidride carbonica» vengono semplificati nella necessità della «costruzione della materia organica contenuta nel suolo». Non è la prima volta che la politica statunitense indossa i paraocchi su questi temi. Il Guardian ricorda come nel 2012 il North Carolina votò contro una progettazione urbanistica che contemplasse la prevenzione contro l’innalzamento del livello del mare e qualche anno dopo si trovò impreparato di fronte all’uragano Matthew che fece 4,8 miliardi di dollari di danni. In Florida, la cui amministrazione aveva vietato ai suoi dipendenti l’uso del termine «cambiamenti climatici» già nel 2014, i funzionari rispondevano alle domande sul tema utilizzando la parafrasi «la questione che avete nominato in precedenza ». E non è che questo abbia impedito altri disastri naturali. Più seriamente c’è da sottolineare che Sam Clovis, lo scienziato che Donald Trump ha messo a capo del Dipartimento per l’agricoltura, non ha mai nominato i cambiamenti climatici se non per definirli «spazzatura scientifica». Chissà se questo nuovo approccio porterà risultati. Ce ne sarebbe veramente bisogno soprattutto dopo che un nuovo studio del Mit dimostra come «entro il 2050 i cambiamenti climatici potrebbero portare allo svuotamento dei bacini idrici statunitensi e a ridurre in maniera drastica la portata dei raccolti in molte aree del Paese ». Ma forse Trump ha già capito come evitare questa tragedia: basterà scegliere le parole giuste. (cag)