pagina99 22.9.2017
Anche chi è felice tradisce il partner
Il saggio | La psicologa Perel: «Cerchiamo possibilità negate»
Il tradimento esiste anche nelle coppie felici, anche senza ragioni apparenti, e forse è questo uno dei più grandi tabù di oggi: che le corna, in quei matrimoni in cui lui e lei parlano sempre al plurale, hanno figli splendidi e il salotto pieno di foto di coppia, siano considerate socialmente inaccettabili. In un lungo saggio sull’Atlantic la psicoterapeuta Esther Perel ha sviscerato il tema, osservando che «l’adulterio esiste da quando è stato inventato il matrimonio, ma resta assai poco compreso» e che è insufficiente e semplicistica la spiegazione che in buona parte del mondo ci siamo abituati a dare: quella per cui «si tradisce quando nel matrimonio manca qualcosa». In realtà, spiega Perel, il tradimento oggi è cambiato perché è cambiato il matrimonio, quella spiegazione poteva andare quando le nozze erano imposte, non ora che scegliamo liberamente la persona con cui stare per il resto della nostra vita. Essendo frutto di una scelta libera basata sull’amore, il matrimonio è la promessa di un sogno, nel quale non dovrebbe mancare nulla. Eppure il modo in cui, rispetto al passato, decidiamo di sposarci, ci spiega anche le ragioni per cui poi siamo portati a sperimentare altro: «Arriviamo all’altare dopo anni di nomadismo sessuale, in cui abbiamo rimorchiato, collezionato relazioni, convivenze, rotture». Il matrimonio è il momento in cui smetti di cercare perché hai trovato la persona. Il problema è che neanche il matrimonio perfetto ci immunizza dal desiderio di “vagabondare” e esperimentare, e allo stesso tempo il diritto acquisito a un’unione felice e disinteressata è diventato persino un obbligo sociale da perseguire, il che acuisce il desiderio di sperimentare qualcosa fuori. Così, per quanto sembri «una spiegazione new age e autoassolutoria», quando mettiamo le corna spesso «non stiamo tradendo il nostro partner, ma rinnegando la persona che siamo diventati. Cerchiamo nell’amante un’altra versione possibile di noi stessi», la risposta a quel desiderio del non vissuto, mossi dal sospetto che c’è una felicità più completa, cruciale, che ci stiamo perdendo, che non abbiamo esplorato: è la nostalgia per le vite che non abbiamo vissuto, le strade che non abbiamo preso, «il tradimento è la vendetta delle possibilità negate».