domenica 3 settembre 2017

Lettura del Corriere 3.9.17
L’aldilà sembra l’aldiquà e l’aldiquà in Cina è già l’aldilà

«La mia cremazione era fissata per le nove e mezza». Proprio così: «Era un giorno importante, il mio primo giorno da morto, e io non avevo l’abito funebre». A Yu Hua — uno dei più importanti autori cinesi contemporanei e uno dei pochi di rilevanza internazionale — non manca il talento per gli incipit fulminanti. L’avvio de Il settimo giorno sprofonda il protagonista (e il lettore) in un aldilà che riproduce grottescamente, come un’impronta rovesciata, l’aldiquà. Il dubbio è se l’aldiquà non sia in realtà l’aldilà e l’aldilà non sia l’aldiquà. Nella sequenza di incontri che capitano al suo personaggio Yang Fei c’è infatti tutto il campionario delle storture della Cina di oggi, cibo adulterato, confessioni estorte, demolizioni delle abitazioni. Il lato oscuro di una seconda potenza economica mondiale dove diseguaglianza e arbitrio paiono inestirpabili. Nel 2013, quando uscì in patria, il libro venne attaccato da critici allineati e stampa: i panni sporchi si lavano in famiglia.
Yu Hua, lei aveva già descritto il suo Paese e i guasti della società nel saggio «La Cina in dieci parole». Questo romanzo ne è una specie di sequel?
«Avevo parlato di queste cose già nelle 600 pagine e passa di Brothers ma pensavo ancora di non aver detto tutto. Quindi ho continuato con La Cina in dieci parole . Che però non mi bastava ancora. E allora mi sono concentrato sulle storie assurde degli ultimi 30 anni, dopo la Rivoluzione Culturale. Un giorno mi è venuto in mente un attacco brillante: un uomo muore, le pompe funebri telefonano per dirgli che tocca a lui... Così ho cominciato a scrivere Il settimo giorno ».
Nel romanzo si ritrovano fatti recenti. Il caso del personaggio di Li «Due Testicoli» ricorda la vicenda di Yang Jia (2007-2008) che uccise sei poliziotti dopo aver subito gravi abusi e contro la cui condanna a morte si mobilitarono in tanti, intellettuali compresi. La storia dei neonati e dei feti nel fiume di cui leggiamo nel libro rimanda a quelli ritrovati in Shandong, nel marzo 2010...
«Esatto. Pur giocando con l’assurdo, Il settimo giorno incorpora fatti reali. Desideravo offrire un testo che avesse un peso sociale, oltre a quello letterario. Considero questo libro come una raccolta di storie esemplari. Per orientarci in una città cinese abbiamo sempre bisogno di fare riferimento a degli edifici: allo stesso modo certi episodi di cronaca, come quelli citati, sono i punti di riferimento sociali e storici degli ultimi 30 anni. Spero che fra cent’anni chi leggerà Il settimo giorno possa capire cosa è accaduto in questa epoca storica».
E perché la storia di un uomo che scende nell’aldilà per raccontare la Cina di oggi?
«Il mondo dei morti è l’escamotage per condensare queste storie dentro un libro da poco più di 200 pagine. La mia prospettiva è come l’occhio che lancia lo sguardo su un mondo intero. Se però si raccontasse da “qui”, ci sarebbero volute oltre 600 pagine, come Brothers ».
Yang Fei è umano, buono. Ed è morto. Simboleggia una Cina autentica che non sa sopravvivere nel presente?
«Il tono del romanzo è freddo, a volte addirittura opprimente. Serve dunque il calore dell’umanità per dar forza al mio racconto: senza, non ce l’avrei fatta. Mentre scrivevo non credevo che il protagonista potesse essere metafora di una Cina autentica ma, sì, qualcuno leggendomi ci ha pensato».
Il libro è del 2013. Come è cambiata la Cina in questi anni?
«Il maggior cambiamento è la campagna anticorruzione. Sentiamo spesso che qualche funzionario importante finisce sotto inchiesta, per non parlare di quelli locali. Una campagna anticorruzione così vasta sarebbe stata inconcepibile per me quattro anni fa».
Che cosa significa?
«I problemi emersi in Cina negli ultimi 30 anni sono molto più complessi rispetto a quanto raccontato in Brothers e La Cina in dieci parole . Quando la nostra stampa esalta i meriti della campagna anticorruzione (lanciata dal leader del Partito e presidente Xi Jinping, ndr ) sono triste. La campagna anticorruzione ha esposto solo la punta dell’iceberg».
Il padre del protagonista non è il genitore biologico ma i due hanno un legame fortissimo. I sentimenti e l’onestà creano legami veri, al di là di quelli familiari?
«In Cina c’è un detto: la nascita conta meno del mantenimento. Yang Fei fin dalla nascita è stato mantenuto da Yang Jinbiao, il quale ha sacrificato la propria vita per Yang Fei che a sua volta ha ricambiato l’educazione di Yang Jinbiao. Nella Cina di oggi sono emersi tanti casi in cui i fratelli, o figli e genitori, diventano nemici per soldi. I sentimenti prescindono dai legami biologici».
Nel 2013 il libro fu criticato per motivi estetici o stilistici o perché imbarazzava le autorità?
« Il settimo giorno ha venduto oltre un milione di copie. Sulla libreria online Dangdang.com dei quasi 140 mila commenti dei lettori il 99,3% era positivo. Nel 2013 sul web c’erano in pratica solo articoli critici ma ho capito che i commenti positivi erano stati tutti cancellati perché criticavano il governo».
Ha avuto problemi con le autorità? Come si dice in Cina, l’hanno invitata a prendere una tazza di tè?
«No. Non so che sapore abbia il loro tè».
Rispetto a quattro anni fa, in Cina le possibilità di discutere di temi sensibili si sono ridotte?
«Sì. Si vedono raramente su WeChat (il social più diffuso, ndr ) discussioni su argomenti sensibili ma vengono cancellate subito. A volte mi sembra di essere cieco e sordo. Non so più niente».
Quali sono le sue preoccupazioni maggiori per la Cina di oggi?
«La mia preoccupazione maggiore è l’assenza di una fluida circolazione delle informazioni. Se neanche una persona normale come me riesce ad apprendere le opinioni del popolo con precisione, come fanno a conoscerle i funzionari di alto livello?».
E le sue speranze?
«Che ci facciano vedere ciò che dobbiamo vedere, sentire ciò che dobbiamo sentire».
Il protagonista alla fine rimane nel paese delle persone senza sepoltura, mentre la ragazza Topina riesce a partire perché il fidanzato le compra la tomba vendendo un rene (e morendo): l’unica resistenza a una società sempre più ingiusta viene dagli individui e dal loro sacrificio? Dalla società non si può sperare nulla di buono?
«“Morire senza un posto dove farsi seppellire” in Cina è una maledizione. Nel mio romanzo è invece il posto più bello. Come l’utopia, ma non è utopia. Ho rovesciato il significato di “morire senza sepoltura”. Nel mondo dei viventi non tutti sono nati uguali ma nel mondo dei morti non sepolti tutti sono morti uguali».