La Stampa TuttoScienze 6.9.17
Nelle endorfine in tilt si cela il meccanismo che obbliga alle abbuffate compulsive
di Paola Mariano
Quando
si mangia, il cervello è inondato da una tempesta di «droghe naturali»:
sono le endorfine, molecole simili agli oppiodi, associate al piacere
del palato e, quando il menù non è dei migliori, al senso di sazietà.
Lo
rivela uno studio finlandese pubblicato sul «Journal of Neuroscience» e
condotto presso l’Università di Turku: la ricerca contribuisce a capire
meglio tanti disturbi alimentari, a cominciare dalle abbuffate
compulsive e dall’obesità. In entrambi i casi - si spiega - potrebbe
andare in tilt il meccanismo di autoregolazione del cibo mediato proprio
dalle endorfine.
Diretti da Lauri Nummenmaa, gli studiosi hanno
osservato il cervello di 10 volontari, ricorrendo a un sofisticato
strumento diagnostico per immagini come la «Pet», basato sull’emissione
di positroni. Il test è stato ripetuto per tre volte, rispettivamente
dopo che i volontari avevano mangiato pizza, bevuto un drink insipido e,
infine, dopo aver digiunato.
Se dopo la pizza le 10 «cavie» si
sentivano sazie e soddisfatte (e il loro cervello era inondato da
endorfine), dopo il drink erano invece sazie ma insoddisfatte: la
bevanda non aveva sprigionato alcuna sensazione di piacere. E tuttavia -
con sorpresa dei ricercatori - anche in questo secondo caso il cervello
era attraversato da «getti» di endorfine.
«Sembra, quindi, che
gli effetti del nutrirsi siano indipendenti dal piacere», osserva
Nummenmaa. Ecco perché la scoperta è importante come arma anti-obesità: è
probabile che le abbuffate ripetute mandino in tilt il sistema degli
oppiodi, rendendolo meno sensibile ai segnali di sazietà. Così si mangia
sempre di più e allo stesso tempo se ne perde il piacere.