La Stampa TuttoScienze 27.9.17
Acqua dall’aria: l’oro blu si produrrà anche in casa
Una rivoluzione guidata da chimica e informatica
Al meeting “Watec” i software e gli hardware in arrivo
di Gabriele Beccaria
Ha
le dimensioni di un piccolo frigo e costa come un modello top di gamma,
ma le sue prestazioni valgono la spesa: non a caso si chiama «GENius» e
all’interno di questo algido parallelepipedo color argento si consuma
una reazione chimica che converte l’aria in acqua. Alla prima
spiegazione si reagisce come di fronte a un miraggio. Ma poi la
tecnologia di Water-Gen ha la meglio sul senso di allucinazione: i suoi
tecnici ti assicurano che puoi piazzare il magico strumento in cucina o
in giardino, perfino nel deserto, e il resto è solo pazienza. Ogni 24
ore ricava dall’umidità dell’atmosfera - tanta o scarsa che sia - 30
litri di purissima H2O. Da bere. E naturalmente la spiegazione termina
con un bicchiere colmo, riempito grazie a un rubinetto di design.
«GENius»
- promette la società israeliana che lo produce - arriverà sul mercato
già nel 2018 in varie versioni. Compresa quella per utilizzi commerciali
e militari: la più potente assomiglia a un container e genera 6 mila
litri ogni giorno. E i consumi energetici, come nel modello mini, sono
sempre bassissimi, pensati per obbedire alle severe logiche della
sostenibilità. D’altra parte, se l’acqua è sempre più preziosa, in Medio
Oriente come nel resto del Pianeta, che senso avrebbe produrla,
sprecando altre risorse e per di più inquinando? L’oro blu - che ormai
ossessiona miliardi di individui, per la sua mancanza, quando imperversa
la siccità, o per la sua distruttività, quando si scatenano uragani e
alluvioni - è un bene talmente fragile e multiforme da richiedere la
migliore inventiva. Così l’intelligenza - quella neuronale dei tecnici e
quella artificiale dei software - si è esibita a «Watec 2017», il
meeting di Tel Aviv dedicato proprio all’acqua, a come gestirla al
meglio, risparmiandola, riciclandola, rigenerandola e - dimostra
Water-Gen - producendola.
Se oggi vanno per la maggiore le
metafore che evocano la liquidità dei pensieri e dei processi, al
«Watec» la «liquidità» consiste in un flusso continuo di problemi
emergenti e di soluzioni possibili. Natael Raisch e Alan Bauer, per
esempio, hanno brevettato una specialissima chiavetta: frutto della loro
start-up, Lishtot, considerata tra le più brillanti del momento, si
accosta a una bottiglia o a un bicchiere e in 5 secondi sa riconoscere
se il contenuto è puro oppure contaminato - dice Raisch - «da patogeni,
metalli pesanti e sostanze chimiche». Quando si accende il led blu è
tutto ok, altrimenti quello rosso sconsiglia qualunque sorso. «Chi non
ricorda il film “Erin Brockovich” con Julia Roberts e la storia vera
della guerra all’acqua contaminata di Hinkley, in California? Con il
nostro prodotto sarebbe stato tutto più semplice». Per capire e per
agire. E il giovane matematico, creatore dell’algoritmo in grado di
individuare i diversi campi elettrici provocati dei contaminanti,
racconta come gli ci siano voluti 30 mesi per arrivare al sensazionale
risultato. Che adesso è disponibile per 35 dollari al pezzo. Su
Internet, naturalmente.
Mentre sollecita la creatività, l’acqua
sta spalancando inattese forme di business. E al «Watec» è facile
rendersi conto che gli approcci eco alle risorse naturali sono immense
opportunità. Più «green» significa anche più «money» e le aziende -
nascenti o già affermate - lo testimoniano con i loro stand, in cui è
continuo il rimando a software impalpabili e solide macchine di ultima
generazione. Eddy Segal è uno degli specialisti che fa scorrere sequenze
di immagini, grafici e tabelle. Spiega che «Utilis», ormai, è uscita
dal bozzolo delle start-up ed è un leader nell’affrontare un incubo
comune a molti amministratori e manager di acquedotti in giro per il
mondo: il suo sistema va a caccia delle perdite d’acqua. «Il metodo
tradizionale consiste nel far girovagare squadre di tecnici, su e giù
per gli impianti, e in media si riesce a tappare non più di un buco al
giorno. Con noi è diverso». E, partendo dagli onnipresenti algoritmi che
leggono e interpretano, rivela come serie periodiche di foto
satellitari ad alta risoluzione, opportunamente analizzate, evidenziano
le debolezze di una rete.
«Arriviamo a un’attendibilità del 70%»,
sottolinea, mentre materializza una mappa multicolore di Bucarest e dei
punti critici degli impianti idrici, graduati per gravità di danni e
urgenza di interventi. È uno dei tanti luoghi a rischio-sete del pianeta
Terra e l’high tech che lo studia è stata sviluppata a partire dalle
ricerche sulla presenza di acqua oltre i nostri confini. Sulle lune di
Giove e Saturno, fino agli esopianeti che affollano la galassia.
2 - Fine