sabato 9 settembre 2017

La Stampa 9.9.17
Renzi contro la sinistra ex Pd
“Sono come Rifondazione”
A Taormina con il candidato Micari: se perdiamo in Sicilia è colpa loro
di Amedeo La Mattina

Matteo Renzi è arrivato a Taormina sotto la pioggia. Doveva presentare il suo libro «Avanti» ma alla fine, con più di un’ora di ritardo, si è limitato a un veloce discorso di investitura del candidato Fabrizio Micari. Il Rettore di Palermo spiega la sua scelta di lasciare la sua comoda poltrona e lo fa con un linguaggio di chi non ha mai fatto politica. «Io metto la mia faccia, la mia esperienza e le mie idee, poi il resto lo faranno le forze politiche e i candidati nei territori», dice dopo l’incontro a Villa Diodoro, in una sala non proprio gremita. Renzi lo elogia, precisa che ci vuole «il suo coraggio e la sua competenza» per far rinascere la Sicilia. Altro che i calcoli politici di chi vuole trasformare le elezioni «in uno stress test di una partita che con gli interessi dei siciliani non ha nulla a che fare».
«Non fatevi usare come cavie da qualche esponente politico nazionale che vuole fare solo i suoi interessi». Il leader dem ci prova in tutti i modi a non citare Massimo D’Alema, che due giorni fa era venuto a Messina per sostenere la candidatura di Claudio Fava come oggetto contundente da scagliare contro Renzi. Non accenna ai «compagni» di Mdp che hanno rifiutato di appoggiare Fabrizio Micari. Quando poi fa due chiacchiere in privato con alcuni esponenti locali del Pd, Renzi è affilatissimo. Dice che la candidatura Fava è la dimostrazione che Mdp è in «piena deriva rifondarola».
La strategia che ha indicato è chiara e semplice: far apparire il centrodestra un arnese del passato e i 5 Stelle l’inesperienza allo stato puro. «Noi punteremo al voto utile - spiega ai suoi interlocutori - contro chi vuole fare solo testimonianza. Dobbiamo rendere chiaro che c’è uno di sinistra che vuole far vincere un candidato che viene dal Msi, come Musumeci. Il quale, tra l’altro, è alla sua terza candidatura». Il teorema di Renzi è il seguente: «Se si vince in Sicilia loro (Mdp, ndr) sono irrilevanti. Se perdiamo loro sono irresponsabili».
E poi, spiega mentre cammina nei corridoi di Villa Diodoro, non è stato il Pd a scegliere Micari, «persona seria, competente, la vera novità di questa campagna elettorale». È una candidatura «civica» indicata dal sindaco Leoluca Orlando, seguendo il modello Palermo di un centrosinistra ampio, con dentro anche i centristi di Angelino Alfano. «E a Orlando di Micari aveva parlato Pisapia...». Un modo per dire che non sono comprensibili le recenti parole dell’ex sindaco di Milano che ne ha preso le distanze. Insomma, il Pd si è messo a disposizione della coalizione e una eventuale sconfitta non può essere messa a suo carico. Del resto, ha fatto notare più di una volta, ha chiesto al suo amico Davide Faraone di ritirarsi dalla corsa per aprire la strada a Micari e all’accordo con Orlando e Ap.
Renzi fa di tutto per «denazionalizzare» la partita siciliana. Mentre i «rifondaroli» hanno adottato la strategia della sconfitta per farlo deragliare a pochi mesi dalle elezioni politiche del 2018. Prima di partire per Catania e Siracusa dove in serata ha presentato il suo libro «Avanti», con i giornalisti Renzi ripete che le liste del centrosinistra saranno forti, molto più forti di quelle dei 5 Stelle e del centrodestra.
«La partita è aperta, non si illudano i nostri avversari di destra e di sinistra. Lei, ingegnere - dice a Micari prima di lasciare Taormina - faccia quello che sa fare, porti la sua competenza, la sua visione internazionale. Al resto ci penseranno le liste». Chissà se basterà per vincere. Sicuramente Renzi farà di tutto per non personalizzare la sfida siciliana. «Non commetterò l’errore fatto con il referendum. Qui in Sicilia sono gli altri a giocare sulla pelle dei siciliani. Ma io non credo che i siciliani voteranno un esponente così di destra come Musumeci o cerchino l’avventura con Cancelleri. E di testimoni ininfluenti non in sanno che farsene».