La Stampa 9.9.17
Dalle Ong i primi no alla gestione dei centri in Libia
di Francesca Schianchi Beppe Minello
Il
governo incassa già due pesanti «no, grazie» alla proposta di
coinvolgere le Ong nei campi libici in cui si trovano i migranti.
Nel
giorno in cui il ministro dell’Interno Marco Minniti annuncia da Torino
che anche lui le incontrerà la settimana prossima, venerdì 15, «per
costruire un’iniziativa direttamente in Libia», auspicando che le
organizzazioni italiane adottino «ognuna una Ong libica, per creare una
rete di giovani libici che si dedichino al rispetto dei diritti umani»,
Medici senza frontiere e Intersos, due delle più grandi tra le
organizzazioni a cui il viceministro degli Esteri Mario Giro ha
prospettato due giorni fa la possibilità di un bando da sei milioni di
euro della cooperazione internazionale, non sono disponibili.
«Dal
2016, dopo l’accordo tra Unione europea e Turchia, abbiamo deciso di
non prendere più fondi da Ue e stati membri: non possiamo prendere
risorse per riparare situazioni che sono spesso create da chi quei fondi
li eroga», spiega Marco Bertotto di Msf, organizzazione già presente in
sette centri di detenzione libici, da Tripoli a Misurata. Una policy
precisa, dunque, ma anche la sensazione che il governo tenti di correre
ai ripari sulla questione umanitaria dopo aver mostrato la faccia dura
con il codice per le Ong (che proprio Msf ha scelto di non firmare) e la
collaborazione con la Guardia costiera libica. «Ben venga se finalmente
ci si pone il problema umanitario, ma forse doveva essere la
precondizione per parlare di gestione dei flussi. Solo adesso ci si pone
il problema di queste persone intrappolate all’inferno e si chiede a
noi di abbassare la temperatura di quell’inferno: invece bisognerebbe
superare la logica della detenzione arbitraria».
È un no già
deciso anche quello di Intersos, che in Libia sta entrando ma con un
progetto insieme a Unicef per la protezione dei bambini: «Non
parteciperemo al bando del ministero. Le manovre del governo e
dell’Europa per fermare in Libia i migranti, costi quel che costi, non
ci appartengono», chiarisce il coordinatore unità migrazione, Cesare
Fermi. «Nei campi libici la situazione è del tutto simile a un campo di
concentramento. E oggi in Libia non ci sono le condizioni generali che
tutelino la dignità dei migranti».
Due Ong già si tirano fuori. La settimana prossima la riunione al Viminale con chi sarà interessato.