La Stampa 7.9.17
Vincono le pressioni internazionali
La Libia chiude i lager per migranti
Sono 7 i centri di detenzione che verranno smantellati Medici senza frontiere: profughi denutriti e vessati
di Francesco Grignetti
Sotto
la pressione della comunità internazionale, delle agenzie Onu e
dell’opinione pubblica di tutto il mondo, il governo libico riconosce
che alcuni tra i centri di detenzione per immigrati clandestini sono
sotto la soglia della vergogna e quindi annuncia la chiusura di 7 di
questi centri. La decisione porta la firma di Mohammed Besher,
responsabile dell’Agenzia per il contrasto all’immigrazione illegale.
I
centri di detenzione da smantellare - veri e propri lager, come
riportato da innumerevoli reportage giornalistici e da dossier di Ong -
si trovano a Tripoli e nei centri minori di Sorman, al-Qalaa e al-Khums.
L’Agenzia
guidata da Mohammed Besher ha spiegato che i centri in questione
saranno chiusi perché si trovano in aree residenziali dove i residenti
protestano per la loro presenza, ma soprattutto perchè allestiti in modo
disordinato e «non rispettosi dei diritti umani». Le costruzioni stesse
non seguivano lo standard legale, nati come fattorie o grandi magazzini
erano stati trasformati in chissà quale periodo in prigioni. Non sono
nemmeno di proprietà dello Stato libico, ma di privati (che
evidentemente speculano su quest’uso improprio).
Hanno pesato le
pressioni internazionali, nella decisione. L’ultima denuncia era
arrivata venerdì scorso da parte di Medici senza frontiere. I suoi
medici dal 2016 assistono i migranti detenuti, ma non ce la fanno più a
vedere violenza, fame, ferite malcurate, razzismo. «I detenuti - ha
riferito Sibylle Sang, consulente medico Msf - sono spogliati di
qualsiasi dignità umana, soffrono di un cattivo trattamento e non hanno
accesso alle cure mediche. Ogni giorno vediamo quanti danni inutili sono
causati dalla detenzione di persone in queste condizioni».
I team
medici di Msf trattano più di mille detenuti ogni mese per infezioni
del tratto respiratorio, diarrea acuta, infestazioni di scabbia e
pidocchi, infezioni del tratto urinario. «Molti centri di detenzione
sono pericolosamente sovraccarichi. La quantità di spazio per detenuto è
così limitata che le persone non sono in grado di allungarsi per la
notte, e c’è poca luce naturale o ventilazione. Le carenze alimentari
sono tali da causare malnutrizione acuta». Un universo violento e senza
legge. Non c’è nemmeno un sistema di registrazione che permette di
seguire la storia dei detenuti, dove vengono trasferiti, e per quanto
tempo.
«È stata una decisione dovuta alle violazioni registrate da
alcune organizzazioni internazionali», ha ammesso il portavoce
dell’Agenzia, Milad al-Sa’idi, intervistato da Adnkronos International.
«I centri da smantellare erano stati creati in modo caotico e non
conformi al rispetto dei diritti umani». Ha ribadito, Sa’idi, che
comunque la decisione va incontro anche alle proteste dei cittadini
libici in quanto i centri «si trovano in aree residenziali non adatte a
ospitare migranti».
I migranti che si trovano in questi centri
saranno distribuiti in altri centri. Non manca, però, una certa
recriminazione da parte libica, in quanto «ai centri di raccolta
arrivano scarsi sostegni dall’estero e quello che fa l’Oim è solo dare
sostegno diretto ai migranti». In effetti, l’Organizzazione
internazionale per le migrazioni opera sul versante dei rimpatri: ieri
110 immigrati clandestini sono stati riportati in Guinea, lunedì altri
99 in Burkina Faso.