La Stampa 5.9.17
Gli ebrei catalani nella Sicilia del ’400
In un armadio di pietra la loro storia
Ritrovato ad Agira (Enna): il Sud protagonista nella Giornata della Cultura Ebraica
di Ariela Piattelli
Credevano
fosse un portale, invece è un antico «Aron», ovvero l’armadio sacro
ebraico che in sinagoga racchiude «sefarim», i rotoli della Torah. È un
rarissimo esemplare in pietra, custodito ad Agira, in provincia di Enna,
nel cuore della Sicilia, nella chiesa del SS. Salvatore. L’Aron, unico
arredo ebraico salvatosi dalle distruzioni delle sinagoghe del Sud dopo
l’espulsione degli ebrei dai domini spagnoli del 1492, è il documento
che ha resistito al tempo e che testimonia che ad Agira c’era una
comunità ebraica attiva e vivace.
Al Sud Italia, in particolare
alla Sicilia, è dedicata quest’anno la Giornata Europea della Cultura
Ebraica (10 settembre), realizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, che ha come tema «La diaspora. Identità e dialogo». La storia
dell’Aron inizia nel 1453, quando viene costruito nella sinagoga di
Agira dagli ebrei sefarditi di origine catalana, che avevano trovato
nelle sponde siciliane il luogo per gli scambi commerciali e delle idee.
«Nel medioevo le comunità sefardite cominciarono a costruire gli Aron,
che in genere sono di legno, in muratura - spiega lo storico Nicolò
Bucaria - Tutti questi monumenti sono andati distrutti con l’espulsione
degli ebrei. Le sinagoghe furono rase al suolo, oppure trasformate in
chiese». La sinagoga di Agira fu trasformata nell’oratorio di Santa
Croce e l’arredo sacro in altare. La riscoperta dell’Aron è stata
graduale: «Alla fine degli Anni 30 una studentessa, scrivendo la sua
tesi di laurea, si accorse delle iscrizioni in ebraico sull’Aron -
continua Bucaria -. Nel dopoguerra, quando la Sicilia si spopola per
l’emigrazione, l’oratorio chiude i battenti e l’edificio resta
abbandonato a se stesso. Salvatore Mangione, sindaco di S. Fratello, si
accorge che la chiesa sta per crollare, e cerca di mettere in salvo
l’Aron».
Fu poi un parroco di campagna a salvarlo materialmente.
«Negli Anni 70 l’oratorio crolla, ed è il Parroco Don Rosario Cottone,
uomo di grande cultura e consapevole dell’importanza del monumento,
assieme a due muratori e con l’aiuto di una carriola, che smonta l’Aron
pietra per pietra e lo sposta nella Chiesa normanna del SS. Salvatore.
L’iscrizione era leggermente abrasa, ma Mosignor Benedetto Rocco riuscì a
ricostruirla, e a capire la data precisa della costruzione». «Casa di
Giacobbe, vieni camminiamo nella luce del Signore» è questo il versetto
di Isaia scelto per l’arredo, la data ebraica corrisponde al 1453.
«Dalla scelta del verso e da altri elementi si comprende che l’Aron è
stato fatto da ebrei catalani - spiega lo storico -. L’iscrizione è
identica a quella nella sinagoga di Girona, lo stile architettonico è
gotico catalano e in cima al monumento c’è lo stemma della casa di
Aragona racchiuso nel tipico rombo araldico catalano».
L’Aron è
oggi negli itinerari ebraici dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, poiché rappresenta un documento importantissimo. «Per anni
molti storici hanno sostenuto che l’arredo sinagogale fosse un portale e
molti hanno negato che in passato ci fosse una comunità ebraica ad
Agira, perché non esistono molti documenti che attestano il contrario.
Ma la pietra è sopravvissuta e l’Aron è la testimonianza più importante.
Quella di Agira non doveva certo essere una comunità numerosa, forse si
trattava di un centinaio di persone. Ma di certo era una comunità
attiva, che si riuniva e pregava. Nella Sicilia centrale gli ebrei
avevano un ruolo fondamentale di mediatori culturali e commerciali».
Oggi
della sinagoga trasformata in oratorio restano soltanto le mura
perimetrali. La sindaca di Agira, Anna Maria Greco, ha un progetto
pronto per ricostruire la sinagoga e riportarci l’Aron: «La sinagoga era
un simbolo di convivenza, incastonato in un quartiere arabo - spiega -.
L’Aron per la città e per l’intero Paese è un monumento importante e
un’attrattiva per il turismo. Vorremmo ricostruire la sinagoga nel suo
luogo originario, abbiamo già presentato il progetto alla Regione
Sicilia ma non è passato. Malgrado non ci sia più una comunità ebraica
ad Agira arrivano molti turisti ebrei da tutto il mondo per vedere
l’Aron, e vorremmo riportarlo nella Sinagoga».