La Stampa 3.9.17
Il piano per le medie divide la scuola
L’ex ministro Berlinguer: ci ho provato anche io 17 anni fa. Contrari i sindacati: ci sono altre priorità
di Flavia Amabile
«La
scuola media? È il grande malato che avrebbe da tempo bisogno di un
intervento. Un osanna alla ministra Fedeli che ha il coraggio di
affrontare la questione». Parola di Luigi Berlinguer che ci provò quando
guidava il ministero dell’Istruzione ma - come racconta lui stesso -
«poi passò Letizia Moratti con un colpo di spugna a cancellare tutto».
Berlinguer aveva tentato 17 anni fa di creare un primo ciclo di 7 anni
eliminando l’ultimo anno di scuole medie e prevedendo poi un secondo
ciclo di scuole superiori. Non ci riuscì ma lo spirito della riforma
della scuola media ha continuato ad aleggiare nelle stanze del
ministero. La ministra Fedeli ha deciso di mettersi al lavoro per
raccogliere idee su che cosa sia possibile fare. L’operazione è
iniziata, l’obiettivo, come ha anticipato alla Stampa ieri è «offrire
una proposta che permetterà di avere gli strumenti per affrontare il
tema nei tempi giusti». Ma la proposta dovrà essere il più possibile
condivisa, secondo la ministra, dalle diverse componenti della società.
Via libera dal Pd. Simona Malpezzi, responsabile scuola del partito approva: «Fa bene a lanciare idee su cui riflettere».
Dal
mondo dei dirigenti arriva il sì condizionato di Mario Rusconi,
vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi. «Sono più favorevole
a un ciclo di 7 anni con una reimpostazione delle elementari per
armonizzare l’apprendimento che all’accorciamento di un anno delle
superiori. Ma per intervenire in modo così incisivo sulla scuola ci
vogliono tempo e capacità di coinvolgere gli insegnanti, attori
principali delle riforme. Senza la partecipazione dei professori le
riforme corrono il rischio di non essere metabolizzate e, quindi, di
essere respinte dal sistema». Via libera condizionato anche dai genitori
del Coordinamento Genitori Democratici. «È giusto avviare una
riflessione sulle scuole medie - spiega la presidente, Angela Nava -.
Sappiamo da tempo che bisogna sanare il trauma del passaggio dalla
scuola primaria comprensiva e quella disciplinare del ciclo successivo.
Ma vorremmo che la riflessione coinvolgesse la comunità scientifica, che
ci si chiedesse quali dovrebbero essere le competenze che dovranno
avere i diciottenni alla fine del percorso scolastico, e che ci si
ponesse il problema di una nuova didattica rispettosa degli insegnamenti
della pedagogia. Altrimenti sono i soliti spot».
Più critiche le
posizioni dei sindacati. Per Francesco Sinopoli, segretario generale
Flc-Cgil, «occorre un ripensamento generale delle cosiddette
transizioni, dei passaggi da un livello all’altro delle fasi di
apprendimento, sforzandoci di non perdere mai di vista la centralità
dell’alunno e dello studente, evitando di sostituirla con la scuola
centrata sulle discipline» e occorre una scuola che «non lasci indietro
nessuno, e che non venga invece trasformata, come purtroppo sostiene la
ministra, in un luogo prevalentemente funzionale agli interessi del
mercato e dell’economia». Secondo l’Anief la ministra è malata di
«annuncite».