La Stampa 2.9.17
Il gelo di D’Alema su Pisapia
“Noi coerenti, lui speriamo”
E attacca Minniti: “È un tecnico della sicurezza, serve la politica”
di Andrea Carugati
Pisapia
è ancora il suo leader dopo lo strappo in Sicilia? Massimo D’Alema
interrompe per un istante i selfie e le strette di mano con i compagni
seduti al ristorante della prima festa di Mdp a Buti, sulle colline
vicino a Pisa. «Io sono rimasto alla piazza del primo luglio, a quello
che ci siamo detti lì. Poi sono andato in vacanza e non ho più
seguito...».
Il sorriso è beffardo ma l’intenzione di lasciare aperto
un filo con l’ex sindaco di Milano traspare in modo chiaro: «La
Sicilia? Io non ho ancora sentito dichiarazioni di Pisapia su questa
vicenda. Ho letto una nota di Campo progressista a favore di un’alleanza
civica e di centrosinistra che non comprende Alfano. Questo è quello
che sosteniamo come Mdp». Bersani poche ore prima, dalla Versilia, aveva
espresso fiducia verso Pisapia: «Noi vogliamo fare il centrosinistra,
Alfano è un’altra cosa. Io e Pisapia la pensiamo allo stesso modo». Nei
prossimi giorni con il leader di Campo progressista si incontreranno per
tentare di ricucire. «Mi fa piacere che si vedano - osserva D’Alema
senza nascondere una certa freddezza -, ad oggi non vedo una rottura del
percorso comune tra noi e Pisapia». E non sottoscrive la dichiarazione
molto dura di Claudio Fava, candidato per le sinistre in Sicilia, che ha
definito ieri sul Fatto l’ex sindaco di Milano un leader «evaporato».
Sul
ministro degli Esteri invece il giudizio è tranchant: «In Sicilia lui e
Renzi hanno stretto un accordo di potere per garantire ad Ap una
ventina di senatori. Mi chiedo come qualcuno potesse pensare che noi
avallassimo questo fatto». Cercate di far perdere il Pd in Sicilia? «La
responsabilità - risponde - è di Renzi, che si doveva fare gli affari
suoi. In Sicilia ci sarebbe stata un’alleanza di centrosinistra e Alfano
sarebbe andato per la sua strada. Lui ha scelto il Pd quando Lega e
Fratelli d’Italia hanno messo il veto su Ap. È uno scarto del
centrodestra». «Meno male - aggiunge - che i nostri compagni siciliani
si sono tirati fuori da questo pasticcio. Erano consapevoli che i nostri
elettori non li avrebbero mai seguiti. Se avessimo sostenuto Renzi e
Alfano ci saremmo uniti a una compagnia destinata al fallimento. Non
siamo usciti dal Pd per metterci a pasticciare per fare accordi con
loro. In Sicilia, come alle prossime politiche, serve una voce autonoma
della sinistra che esprima i nostri valori». Voi siete solo
antirenziani? «Risponderò citando l’ineffabile avvocato Pisapia, che non
è accusabile di essere rancoroso come me. Lui ha detto che serve una
“netta discontinuità” di contenuti e leadership per un nuovo
centrosinistra e ha escluso alleanze con Alfano. Io mi definisco un
seguace di Pisapia. In Sicilia stiamo facendo questo, speriamo che lo
faccia anche lui...».
L’ex premier è molto duro anche con Gentiloni:
«Certo, governa un pochino meglio di Renzi. ma davvero ci voleva poco».
Bordate anche verso il suo ex fedelissimo Marco Minniti sul tema
migranti: «È un tecnico della sicurezza, questa purtroppo è invece una
grande questione politica. Prima l’Italia aveva come priorità quella di
salvare vite umane, ora è evitare che gli immigrati arrivino da noi.
Queste persone ora o muoiono nel deserto o finiscono nei campi di
concentramento in Libia, dove non sono garantiti i minimi diritti
umani». Prima di avallare questo «blocco navale», conclude D’Alema,
«Minniti si sarebbe dovuto accertare che fosse l’Onu e non le milizie
libiche a gestire i campi».