La Stampa 29.9.17
Più risorse ma pochi controlli
Una scuola su quattro fuorilegge
Il
rapporto di Cittadinanzattiva: aule fatiscenti, cortili usati come
parcheggi, metà edifici a rischio sismico Lavori a rilento, in un anno
44 crolli o incidenti. E gli enti locali non riescono ad accedere ai
bandi
di Carola Frediani
La messa in sicurezza
delle scuole italiane è una corsa contro il tempo. Certo, negli ultimi
anni sono cresciuti interventi e soldi stanziati. Ma il lavoro fatto è
solo una frazione. Sono ancora 44 i crolli o gli incidenti registrati lo
scorso anno, scrive un rapporto di Cittadinanzattiva. E - riferisce una
sua indagine a campione - un’aula su quattro ha distacchi di intonaco;
una scuola su quattro ha una manutenzione inadeguata, o ha richiesto
interventi di tipo strutturale, che però nel 74 per cento dei casi non
sono stati mai effettuati dall’ente locale.
Una fotografia
parziale, ma analitica. Da Nord a Sud. Prendiamo i crolli. Come quello
di un controsoffitto avvenuto a giugno in una materna di Como, via
Briantea. «Non avevamo avuto avvisaglie», commenta il dirigente
scolastico Valentina Grohovaz. «Certo, i genitori si sono spaventati,
alcuni subito volevano spostare i bambini». Anche quando ci si accorge
per tempo che un edificio ha dei problemi, restano i disagi successivi.
Come avvenuto a luglio, all’istituto professionale Pertini di Trento.
«Abbiamo avuto segni di cedimento di un pavimento e della parete sotto,
ed è scattato l’allarme», commenta il dirigente scolastico Andrea
Schelzi. In quel caso se ne sono accorti perché la situazione era
monitorata. Così una parte di studenti è stata spostata in un’altra
scuola, «ma in autunno devono rientrare e quindi ci forniranno i
container».
Il patrimonio edilizio scolastico ha ricevuto nel
tempo iniezioni di liquidità frammentarie. La stessa indagine
conoscitiva della commissione Cultura della Camera, lanciata nel 2013,
ci ha messo 4 anni per concludersi. Ma il documento approvato lo scorso 2
agosto specifica comunque di non poter offrire «un quadro esaustivo»,
collezionando le leggi e linee di finanziamento degli ultimi anni. Dal
2014 sono stati stanziati 4,7 miliardi, già disponibili per gli enti
locali, tradotti in oltre 10 mila interventi, per circa 7 mila cantieri
aperti. Poi ci sono 4,8 miliardi di finanziamenti solo programmati. «I
4,7 miliardi sono già attribuiti a un edificio e talvolta avviati. Gli
altri 4,8 devono essere ancora assegnati con programmazioni», conferma
Laura Galimberti, coordinatrice della unità di missione per l’edilizia
scolastica della presidenza del Consiglio.
Insomma, sulla carta
tanti soldi, specie rispetto a prima. Ma in molti casi devono ancora
tradursi sul campo. «Tra i soldi già assegnati non tutti sono stati
ancora spesi», commenta Adriana Bizzarri di Cittadinanzattiva. Ad
esempio, i 292 interventi finanziati con una nuova tranche da 238
milioni di Mutui Bei non partiranno prima del 2018, se va bene. «Diciamo
che sono stati raccolti in un unico fondo i soldi dispersi e mai
utilizzati, e poi sono stati previsti anche nuovi stanziamenti» commenta
Giuseppe Brescia, deputato M5S. «Il problema però ora è far partire i
cantieri e monitorare che siano rispettati tempi e lavori».
Controllare
che i lavori vengano fatti (e bene) è l’altra grande questione aperta.
Le notizie dal territorio non sono rassicuranti. A inizio settembre è
crollata parte del tetto dell’istituto Amatucci ad Avellino, poco dopo
che erano stati terminati dei lavori. «Abbiamo chiesto ragguagli in
Provincia. E poi non è stato l’unico episodio locale», commenta Agata
Aufiero, studentessa dell’Unione degli Studenti. E ancora, pochi giorni
fa gli studenti dell’Itis Volta di Pescara hanno protestato per gli
allagamenti malgrado i lavori effettuati di recente.
Per questo
servirebbe un fascicolo di fabbricato di ogni edificio scolastico, che
registri puntualmente ogni intervento, per favorire i controlli.
Arriverà il prossimo anno, promette Galimberti. Ma intanto il gradino
precedente, l’anagrafe dell’edilizia scolastica, ovvero la raccolta di
dati sugli edifici, che dovrebbero essere inseriti dagli enti locali,
langue. Almeno secondo Legambiente e Cittadinanzattiva. «Nel rapporto
dimostriamo che l’anagrafe è statica e non aggiornata. Città come Milano
e Roma hanno dichiarato di non aver riversato nel sistema informatico
questi dati sugli edifici, che hanno su carta, per mancanza di risorse. E
crediamo che anche altri Comuni abbiano lo stesso problema», commenta
Bizzarri.
L’anello debole sono spesso gli enti locali, che hanno
difficoltà anche ad accedere a certi bandi. Nel caso delle indagini sui
solai, finanziate con 40 milioni di euro in circa 7mila scuole (6100
quelle concluse, secondo l’agenzia Agi e Miur), le richieste però non
sono mancate, quasi il doppio. «Gli interventi saranno finanziati nei
prossimi mesi», spiega Galimberti. «L’indagine fatta è un segnale
positivo. Ma hanno comunque ricevuto circa 12mila richieste», precisa
Bizzarri. Sei milioni sono stati poi recuperati dai ribassi d’asta e
andranno riassegnati per nuove indagini. Quante siano state e di che
tipo le criticità rilevate però non è chiaro.
Più in generale,
«gli interventi riguardano una percentuale ridotta del fabbisogno,
intorno al 20 per cento delle scuole», ammonisce Vanessa Pallucchi di
Legambiente. «Per mettere in sicurezza tutte le scuole ci vorranno una
decina d’anni», commenta la deputata Pd Mara Carocci. Ma appare già una
stima ottimistica.