La Stampa 26.9.17
Berlino, eletta una legione di xenofobi e negazionisti
Idee e profili dei deputati dell’estrema destra che entrano nel Parlamento
Così l’AfD sconvolge il Bundestag
Dietro
il volto e le idee rassicuranti di Weidel la pattuglia dei duri e puri
dall’Est Il leader Gauland accende la polemica: Israele non è un nostro
interesse nazionale
di Francesca Sforza
Se la
fatica di Angela Merkel nel gestire la sua fragile vittoria sarà segnata
nei prossimi giorni da trattative e negoziati all’insegna del più
raffinato tatticismo politico, quella che aspetta la dirigenza del
partito di estrema destra Afd - gli altri vincitori di questa tornata
elettorale tedesca - sarà gestire la coabitazione fra due anime, di cui
una smaccatamente xenofoba e negazionista. Il fatto di aver rastrellato
consensi un po’ ovunque - tra i razzisti e i semplici scontenti, tra i
violenti e gli impauriti, tra i transfughi e i traditi - rischia infatti
di tramutarsi in un boomerang.
I primi segni del caos ci sono
stati ieri mattina, quando a sorpresa, con una mossa a effetto da tempo
meditata, la capogruppo al Bundestag Frauke Petry ha annunciato le sue
dimissioni, pur restando all’interno del partito: «Credo che non stiamo
rispondendo, nei contenuti, al mandato dei nostri elettori, che ci
chiedono di guardare al futuro in modo costruttivo, non al passato». Il
volto più borghese e rassicurante dell’Afd - un passato come funzionaria
nella Stasi di Lipsia, madre di cinque figli, fautrice di una destra
più conservatrice che estremista - ha dunque deciso di prendere le
distanze dalla coppia Gauland-Weidel, non senza averli accusati di
accarezzare la parte peggiore del loro elettorato. E non sbaglia, in
certo modo, quando dice che «se i toni non fossero stati così esasperati
in campagna elettorale, avremmo preso il 20 per cento, mentre così
abbiamo spaventato molte persone». A spaventarli, soprattutto, i toni
negazionisti e xenofobi che hanno nutrito, per tutta questa campagna
elettorale, il sottobosco dell’elettorato Afd.
Lo scontro di ieri è
solo l’inizio, perché le dimissioni di Petry non erano ancora state
digerite, che già Alexander Gauland - 76 anni, un passato nella Cdu,
oggi candidato di punta Afd insieme a Alice Weidel - interveniva su
Israele con un discorso tanto contorto quanto inquietante: «Certo che
siamo al fianco di Israele - ha detto - ma è discutibile il fatto che il
diritto di Israele a esistere sia un principio della ragion di Stato
tedesca. Se così fosse dovremmo essere pronti a usare il nostro esercito
per difendere Israele, e siccome in Israele c’è una guerra continua,
ecco mi sembra privo di senso». Immediate le proteste del Consiglio
centrale degli ebrei in Germania: «Purtroppo le nostre paure sono
diventate realtà», ha detto il presidente Joseph Schuster.
Lo
ripetiamo, lo scontro fra l’anima presentabile e quella impresentabile
dell’Afd è solo all’inizio. E una conferma viene dalla lista degli oltre
90 eletti che dalla prossima seduta fino al 2021 siederanno in
Parlamento. Se tra i «presentabili» c’è Beatrix von Storch, candidata a
Berlino, che ammira i Tea Party e vorrebbe una squadra di calcio senza
stranieri, al suo fianco c’è Wilhelm von Gottberg, ex poliziotto, ex
Cdu, che oggi ha 77 anni, vive in Bassa Sassonia e ritiene un «mito» lo
sterminio di massa degli ebrei da parte dei nazisti: «L’Olocausto -
disse una volta - è un dogma che dovrebbe essere lasciato fuori da
qualsiasi ricerca storica». Un altro che vorrebbe iscrivere la Shoah nel
capitolo «acqua passata» è Jens Meier, giurista, candidato a Dresda,
che tra le sue affermazioni più note registra quella secondo cui «i
tedeschi dovrebbe finirla con questo culto della colpa».
Vicino a
personaggi rozzi come questi, ci sono anche figure più stilizzate, tra
cui spicca Armin-Paul Hampel, 60 anni, alta borghesia della Sassonia:
ama presentarsi come viaggiatore e conoscitore delle cose del mondo - è
stato corrispondente per il canale televisivo Ard dal Sudest asiatico
fino al 2008 - e si è ritagliato negli anni il ruolo di mediatore e
consulente per varie imprese commerciali tra India e Germania. Grazie a
un passato nella marina, Hampel ha molti buoni amici tra gli alti gradi
delle gerarchie militari, altro bacino elettorale dalle tonalità
nostalgiche che guarda con interesse alle politiche dell’Afd. E che dire
dello storico Stefan Scheil, teorico delle ambizioni militari della
Polonia, che avrebbe per questo iniziato la guerra contro la Germania, e
che oggi si erge a «eterna vittima»?
Tra i più anziani c’è poi
Detlev Spangenberg, 73 anni, nato nella Ddr, arrestato durante un
tentativo di fuga verso l’Ovest, riesce infine a trasferirsi in Nordreno
Westfalia, dove si iscrive alla Cdu. Dopo la caduta del Muro decide di
ritornare all’Est, dove partecipa al gruppo estremista «Lavoro,
Famiglia, Patria», che ha tra i suoi principi ispiratori l’odio per i
musulmani e il ripristino dei confini tedeschi al 1937. Una lunga lista
di curriculum pasticciati e sgangherati, quella dei parlamentari Afd,
che risponde alla confusione presente nel loro elettorato: in parte
violento, in parte inconsapevole, in altra parte ancora spregiudicato e
avventuriero. E che adesso, a dispetto di tutto, entrerà a pieno titolo
nel patrimonio politico tedesco.