martedì 26 settembre 2017

Corriere 26.9.17
A Ossling uno su due vota l’ultradestra (senza confessarlo) «Via gli stranieri» che però non ci sono
Gli abitanti sono 2.500, zero immigrati
di Elena Tebano


OSSLING (SASSONIA) Il problema più importante per gli abitanti di Ossling sono gli stranieri, ma se si chiede quanti ce ne siano nel paese, la risposta è inevitabilmente sempre la stessa. «Una famiglia di russi, ma stanno qui da vent’anni». Duemilacinquecento abitanti in totale tra le 9 frazioni che compongono il Comune, Ossling si trova a due ore e mezza di macchina da Berlino, nel cuore della Sassonia, il Land dove Alternative fuer Deutschland (AfD) ha ottenuto la percentuale più alta di consensi: 27 per cento, lo 0,1 per cento in più anche della Cdu. Ed è una delle 24 località della regione, per lo più piccoli villaggi, in cui il partito supera il 40 per cento dei voti: lo ha scelto quasi una persona su due.
Il paese conta qualche decina di case raccolte intorno alla grande chiesa evangelica, villini con i giardini curati, la scuola, una casa famiglia per persone disabili, un centro comunitario che nel pomeriggio è chiuso, un campo sportivo e un paio di brutti condomini. Tutto intorno, per chilometri, campi e boschi. Gli elettori di AfD, a cercarli per le poche strade battute da una pioggia leggera, sembrano addirittura più rari degli stranieri.
«Io non l’ho votata, non conosco nessuno che l’abbia fatto», dice un contadino che torna a casa in bicicletta. «Io non sono proprio andata al seggio», aggiunge una giovane madre con il passeggino.
«La gente che ha scelto AfD non lo ammette, anche per noi ieri sera è stato uno choc — spiega Marion Borch, 72 anni, direttrice della scuola privata evangelica del paese—. Io ho votato Spd, perché è un partito di lavoratori, ma li capisco: non si sentono ascoltati dalla politica e al contempo sono poco consapevoli, nessuno di loro è disposto a impegnarsi in prima persona».
Ossling era tradizionalmente un paese di operai: «Qui si estraeva la grovacca, una roccia usata come materiale edile, e si produceva un derivato del carbone — aggiunge il marito Reinhard, 73 anni, ingegnere ed ex ufficiale dell’esercito nella Ddr —. La cava c’è ancora, ma non dà più molto lavoro, in compenso causa un gran traffico di camion».
Nella zona dei condomini popolari, dove secondo i Borch quasi tutti hanno votato AfD, sono in pochi quelli che hanno voglia di parlare. Una coppia sui sessanta che fuma una sigaretta di fronte al portone assicura di non interessarsi di politica, ma che coloro che hanno votato AfD, l’hanno fatto perché non vogliono gli stranieri: «No, non la famiglia di russi che abbiamo qui, che è integrata, ma i rifugiati dei centri di accoglienza».
La prima ad ammettere di aver votato l’Alternative è una loro vicina di casa: è in tuta, ha l’aria di aver bevuto troppo, un piercing con il brillantino sul labbro, dimostra una quarantina d’anni, non vuole dire come si chiama e spiega di avere una pensione di invalidità. «Mi hanno convinta per la politica sull’immigrazione: non voglio avere qui i problemi con i musulmani che hanno nelle città come Berlino e Dresda».
L’unico per cui gli stranieri sono una presenza reale è falegname cinquantenne, con gli occhi chiarissimi, che sta rientrando dal lavoro: «Qui è pieno di frontalieri polacchi e cechi, che vengono a lavorare in giornata e distruggono i nostri salari — spiega —. Io non ce la faccio a vivere con il minimo sindacale, come fanno loro che poi la sera tornano oltre confine».
Il suo, secondo le ricerche di Werner J. Patzelt, professore di Scienze politiche al Politecnico di Dresda e autore di una delle prime ricerche in materia, è il profilo tipico degli elettori di AfD: residenti nei «nuovi Laender» (la ex Ddr), maschi, operai e poco istruiti, spesso ex astensionisti. «La fiducia nel sistema politico, fin dalla riunificazione, nei nuovi Laender è molto più bassa che a Ovest e i partiti tradizionali sono meno radicati — spiega Patzelt —: per questo è molto più diffuso il voto di protesta. Inoltre la maggioranza dei tedeschi dell’Est non vuole una società multiculturale come quella dell’Ovest». A dire no agli stranieri sono soprattutto coloro che, cresciuti all’interno della Cortina di Ferro o nelle zone più rurali, gli stranieri finora non li hanno mai incontrati.