La Stampa 24.9.17
“Devo inseguire i clienti per farmi pagare
Ora spero in una cattedra”
Valentina
Micono ha 31 anni, una laurea in Architettura con 110 e lode, l’esame
di Stato. sei mesi di studio negli Stati Uniti e un’esperienza di lavoro
di un anno nel cantiere di un albergo a Londra. Se fosse rimasta
all’estero passerebbe di commessa in commessa con stipendi di tutto
rispetto. Ha preferito tornare in Italia. «E mi devo occupare di
inseguire chi non mi paga o chi non sa scrivere gli assegni», ammette.
Vive
a Roma, lavora in uno studio privato che le permette di continuare a
esercitare la libera professione. «Mi piace ancora tanto, è il mestiere
che ho scelto e ne sono convinta ma in questo mondo, terminato il lavoro
che si è stati chiamati a svolgere, bisogna iniziare una seconda
attività per farsi versare quello che mi spetta. E molto spesso ricevo
cifre ridicole rispetto a quelle che erano state pattuite da parte di
clienti che non mi lasciano scelta. In questo modo non riesco a pagare
l’affitto né le bollette. Da quest’anno ho deciso di presentare domanda
per andare a fare supplenze nelle scuole. Ho sei materie tra istituti
superiori e medie dove posso ottenere un incarico, da storia dell’arte a
tecnologia, da matematica a modellazione nel corso di Odontotecnica. Ho
33 punti perché ho il massimo dei voti della laurea, altri due punti
per la lingua inglese, dovrei essere abbastanza in alto nelle
graduatorie. Ora spero che mi chiamino, almeno avrei finalmente una
certezza dopo tanti anni di precarietà senza poter sapere quando avrei
avuto i soldi per mantenermi. Ho scelto di tornare in Italia e di
continuare a esercitare questa professione ma lavorare come architetto
in questo Paese è mortificante, questa non è vita».
[f. ama.]