La Stampa 24.9.17
Il rock degli Stones funziona ancora
E Jagger canta anche in italiano
Un boato e scorre la storia di una vita, poi l’omaggio “Con le mie lacrime”
di Marinella Venegoni
Proprio
Keith Richards poche settimane fa ha precisato per la band: «Non
abbiamo ancora finito. Proseguiremo, per scoprire fino a dove possiamo
arrivare». Il «dove» è anche un «quando» per un gruppo che va dai 76 di
Watts ai 70 di Ron Wood, passando per i 73 di Keef e i 74 di Jagger. Ci
saranno altre feste come quella di ieri sera a Lucca, con tanti over 50
mescolati ai ragazzi curiosi. Se i Rolling Stones sono sempre di moda,
sarà anche per l’inconsueta dedizione che vanno esibendo sul palco. Ieri
sera Mick Jagger ha sempre parlato in italiano, ha anche cantato Con le
mie lacrime versione italiana di As Tears Go By del ’65, quando si
traducevano le canzoni. Ma sorprendente è stata la sua confessione fra
una canzone e l’altra: «Ieri a Firenze ho passato una giornata
deliziosa. Con la signora May abbiamo mangiato un gelato sul Ponte
Vecchio».
Una vitalità residua corroborata da inedita simpatia è
stata sfoderata sul palco ieri sera nell’unica data italiana del No
Filter Tour, partito da Amburgo. I 55 mila biglietti venduti in tre ore
per il concerto di Lucca hanno fatto il paio con prezzi allucinanti dei
bagarini, che ora evitano il secondary ticketing: l’offerta era in rete,
poi consegna a mano (anche a 1.500 euro), nei dintorni di questo luogo
insolito per il rock, lugubre nome ex Campo Balilla, sotto le mura
storiche della bellissima città del Summer Festival.
Il Vintage
rockettaro era corredato da scenografie e suoni di ultimissima
generazione. Un tripudio bambinesco ha accolto l’accensione dei quattro
immensi parallelepipedi che fanno da schermi: sotto, la breve pensilina
trasparente ha mostrato l’imperturbabile metronomo Charlie, mentre un
mare di fuoco rosso annunciava l’apertura con Sympathy for the Devil. Un
«who who» generale ha anticipato la voce di Mick, che con il suo
glamour brillantato è demiurgo della baracca e depositario dell’energia
collettiva. La luciferina Sympathy è il suo capolavoro testuale,
ispirata a Il maestro e Margherita di Bulgakov.
Ma il tempo passa.
Non si può fare a meno di notare il pallore scavato di Ron Wood, reduce
da un cancro ai polmoni, mentre si arrampica sulle note della chitarra.
Watts sembra aver riacquistato qualche energia rispetto a Cuba 2016. E
lui, Keith, santo protettore di tutti quelli affetti da troppi vizi?
Suona immobile, muovendo le nocche grandi come noci, intenerisce quando
canta Happy ma il suo noto sorriso da bambino non brilla sempre con
l’evolvere della serata. Però non spariscono alcune zampate del suo
tocco inconfondibile. In fondo, questa è stata una serata di blues, la
sua vita. I suoni grezzi e ispirati delle chitarre rivitalizzano il
repertorio, da quando l’anno scorso uscì Blue&Lonesome, omaggio
ai grandi del blues, che viene qui citato con Just Your Fool e Ride ’Em
On Down.
Altro mistero: il rock non è mai stato così poco di moda,
eppure con gli Stones funziona sempre. Il segreto è ripercorrere la
propria storia. Simpathy for the Devil è del 1968. I circa venti pezzi
in scaletta vanno solidamente dal 1965 di Satisfaction (che chiude come
sempre) al 1981 di Start Me Up. Questa volta però i ribaldi Stones
introducono piccole modifiche all’eterna scaletta, suonano i pezzi
scelti dal pubblico come Let’s Spend the Night Together o You Can’t
Always Get What You Want.
Gli Stones insomma guardano sempre
allegramente indietro. Metà dei titoli sfilati a Lucca, se ci si pensa,
sono gli stessi del tristemente famoso concerto di Altamont del ‘69. Non
solo Sympathy, ma Jumping Jack Flash, Brown Sugar, Honky Tonk Woman,
Satisfaction, Street Fighting Man: che è del ‘68 e viene da alcuni
salutata come ritorno all’impegno. Ma mi facci il piacere, direbbe Totò.
Successo strepitoso.