sabato 23 settembre 2017

La Stampa 23.9.17
Pier Luigi Bersani
“Alleati col Pd se Renzi dice sì alle primarie”
Il fondatore del Mdp: Matteo accetti la sfida con Pisapia, ci vuole un altro centrosinistra
di Andrea Carugati

“Le primarie per la guida del centrosinistra? «Fosse per me le farei». Pisapia potrebbe sfidare Renzi? «Assolutamente sì. Ma con il Mattarellum, che prevede vere coalizioni, non con questa legge che stanno discutendo. E con un’intesa su un programma in discontinuità con i governi di questi anni».
Pier Luigi Bersani a sorpresa apre a una possibile alleanza con il Pd alle prossime politiche. Lo fa davanti a circa 200 militanti di Mdp arrivati a Pontelagoscuro, vicino a Ferrara, per una cena di autofinanziamento. «Noi non siamo la sinistra settaria, non siamo la Cosa rossa. Se c’è un centrosinistra pulito, senza Alfano, come nel Lazio e in Lombardia, noi ci sediamo al tavolo. Ma non credo che Renzi vorrà allearsi con noi. Non ci ha neppure invitato alle feste dell’Unità. E pensare che io nella vita ne ho montate più di quante questi ragazzi ne abbiano frequentate. E oggi la gente non ci va perché non sono più il luogo del confronto politico, anche aspro. Sono diventate una messa cantata, un discorso tra Matteo e Renzi. Rispecchiano un partito che ha rinsecchito i rapporti con pezzi della società».
L’ex segretario del Pd è nettamente contrario all’ipotesi di legge elettorale per due terzi proporzionale e per un terzo maggioritaria che Pd e Forza Italia stanno partorendo: «Viene voglia di prendere il badile, più che Rosatellum a me pare un Verdinellum. Ci saranno ancora più parlamentari nominati rispetto a quelli previsti dalla legge attuale. A me pare un regalo alla destra, una promessa di inciucio. Se il Pd vuole fare sul serio una coalizione serve il Mattarellum che ci hanno bocciato in commissione. Ma noi siamo disposti a votare domani mattina anche una serie legge di tipo tedesco».
Bersani conferma dunque la linea dura contro una legge «figlia di un nuovo patto del Nazareno». Ma non segue la linea di D’Alema, che porta a non votare la legge di Bilancio se il Pd andrà avanti col Rosatellum: «Le due cose sono separate, ma devono convincerci su ciascuna delle due. Noi siamo gente responsabile, e non vogliamo che arrivi la Troika. Spero che non lo voglia neanche il governo. Non si è mai visto che, nelle stesse settimane, in Parlamento si crei una maggioranza sulla legge elettorale e una diversa sulla manovra...».
Sulla legge di Bilancio Bersani ha voglia di trattare con Gentiloni: «Siamo gente di governo, non ci aspettiamo ora e subito la correzione di tutti gli errori degli ultimi anni su fisco, lavoro e sanità. Ma dei segnali che mostrino la consapevolezza che bisogna cambiare strada». «A Gentiloni l’ho detto: “Applicate il modello del Pd che manco ci ascolta?”». E lui cosa ha risposto: «Non ha ancora risposto, immagino ci stia pensando…», sorride Bersani. «Ci sono 6-7 miliardi da trovare. Qualcuno ha parlato di condono sul contante, poi hanno fatto marcia indietro. Bene, perché su quella strada si va contro un muro. Sul lavoro servono investimenti, non sgravi. Stage, tirocini, lavoro a termine, interinale e a chiamata: questa giungla sta umiliando i giovani a va disboscata. Poi ci sono i super ticket da eliminare». Il nodo Pisapia agita gli animi dei militanti. «Sì, ci sono state obiezioni tra i compagni. Ma nessuno mi ha mai chiesto di fare senza Pisapia. La nostra gente vuole una cosa larga, che vada oltre i confini della sinistra. Il 30% degli elettori del centrosinistra non va più a votare, tanti non vengono dalla nostra tradizione, mondi civici che devono farsi avanti. Ce ne fossero di personalità come Pisapia. La figura dell’uomo solo al comando sta tramontando, ci sarà una squadra di vertice plurale». Sulle candidature dei big spiega: «Vogliamo mandare avanti una nuova generazione. Se questi ragazzi mi diranno di dare una mano dal di fuori io sarò contento». L’ex segretario non si aspetta, dopo la probabile sconfitta del Pd in Sicilia, un ribaltone dentro i dem: «Renzi dirà che è solo un voto locale, non si farà nessuna analisi del voto, come al solito. Qualcuno proverà a dire che qualcosa non va, ma a tre mesi dalle politiche nessuno avrà la forza di cambiare segretario. E sarà lui a fare le liste. Franceschini, come i veri democristiani, sa quando è opportuno inabissarsi. I nodi verranno al pettine dopo le politiche». Mpd cosa farà? «Io spero che, con dei rapporti di forza mutati, si possa lavorare a un centrosinistra di nuovo conio dopo le elezioni. Sulla base di un programma che corregga gli errori di questi anni».
Voi potreste allearvi con M5S? «Se mi chiamassero per un incontro in streaming io andrei. Ma con buona educazione, senza ripagarli della stessa moneta. M5S è un partito di centro dei tempi nuovi, guarda un po’ a destra e un po’ a sinistra. L’elezione di Di Maio lo conferma: un giovane vecchio. Le loro primarie dimostrano che non accettano una discussione pubblica al loro interno. Sono irrisolti...».