venerdì 1 settembre 2017

La Stampa 1.9.17
Pisapia: non voglio rompere con Mdp
In Sicilia il sì a Micari non è scontato
L’ex sindaco: “Alle politiche mai alleato con Ap e forze di centrodestra”
di Andrea Carugati


«Se resta questo schema con 4 candidati dell’area progressista, in Sicilia ci schiantiamo. E a pochi mesi dalle elezioni politiche sarebbe un messaggio devastante». Giuliano Pisapia, dopo lo strappo con Mdp e Sinistra italiana sulle elezioni siciliane, è partito per un viaggio in Grecia che si concluderà domenica.
In queste ultime ore di vacanza sta riflettendo su cosa fare al rientro per “cambiare verso” alla campagna elettorale siciliana che, a suo avviso, rischia di essere «un suicidio» del centrosinistra. «Il candidato del Pd e di Leoluca Orlando, Fabrizio Micari, rischia di arrivare oltre 10 punti sotto la destra e il M5S. E la sinistra potrebbe addirittura restare fuori dal parlamentino regionale», è la sconsolata riflessione affidata ai più stretti collaboratori. Tre giorni fa, infastidito dalle ricostruzioni che davano per assodato il suo appoggio al rettore Micari, l’ex sindaco di Milano ha fatto diramare un comunicato per dire che «sulla Sicilia nessuna decisione è stata presa» e dunque «tutte le ipotesi sono in campo». Compresa quella di un forfait: Campo progressista potrebbe chiamarsi fuori dalla partita nell’Isola, con un messaggio di Pisapia molto critico nei confronti di tutti i partiti del centrosinistra. L’altra ipotesi è quella di mettere dai paletti molto stringenti sul programma, in modo da spingere Alfano fuori dalla coalizione. «Dentro Ap ci sono molti malumori, non è affatto detto che alla fine sostengano Micari», ragiona Marco Furfaro, uno dei Pisapia boys. Il sogno dell’avvocato milanese è che lo scenario siciliano, a sorpresa, possa cambiare. Riaprendo la strada a un’ipotesi di centrosinistra. Ma tra i suoi non si esclude neppure una clamorosa virata a sinistra con il sostegno al candidato delle sinistre Claudio Fava. L’ex sindaco deciderà tra lunedì e martedì, dopo aver parlato con suoi.
Pisapia non ha nessuna intenzione di essere schiacciato dentro l’asse Renzi-Alfano come una costola di sinistra. Meno che mai a livello nazionale. «L’ipotesi di un listone comune alle politiche non esiste», ha ribadito ai suoi dalla Grecia. «E non esiste neppure una coalizione con Pd e Ap al Senato». «La nostra linea non cambia», spiega Furfaro. «La coalizione col Pd si fa solo con un programma in discontinuità e con una leadership contendibile». «Il centrosinistra non si fa con dentro pezzi di centrodestra», gli fa eco Alessandro Capelli, portavoce di Campo progressista. «Quella siciliana sarebbe comunque una eccezione, dentro un progetto civico».
E tuttavia i rapporti tra Pisapia e Mdp restano tesi. «Con Pisapia dovremo discutere, ma noi restiamo per un progetto ampio», ha messo a verbale Per Luigi Bersani.
L’ex sindaco di Milano, dal canto suo, è molto irritato per il «gesto unilaterale» dei bersaniani che hanno lanciato Fava senza consultarlo. «Se vogliamo fare un partito insieme c’è innanzitutto da affrontare un problema di metodo». Per questo, ad oggi, l’assemblea di ottobre per lanciare il nuovo partito a guida Pisapia resta congelata. «L’interlocuzione con lui continuerà», spiega Arturo Scotto. «L’eventuale divisione in Sicilia non deve per forza avere ripercussioni nazionali». «Ma bisogna prima capire se Mpd vuole ancora fare un percorso insieme», ragiona Capelli.
Bersani è in attesa di una parola chiara dell’ex sindaco. Sulla Sicilia e non solo. «Noi siamo rimasti fermi alla piazza del 1 luglio», dice Capelli. «Vogliamo costruire una forza di centrosinistra autonoma dal Pd». L’ex sindaco, alla prima prova politica appare ancora incerto sul da farsi. Ma chiaro nella diagnosi: «Se la Sicilia sarà una partita a due tra destra e M5S, alle politiche rischiamo una Waterloo».