La Stampa 18.9.17
Una fuga ha rovinato il rapporto con la città
“Ora serve un progetto”
di Matteo Indice
La
data che ha fatto da spartiacque è stata domenica 22 aprile. Quando
dalla Rems di Genova Pra’, l’unica della Liguria, è scappato l’ex capo
ultrà del Genoa Pietro Bottino: condannato per aver lanciato la
fidanzata dalla finestra nel 1998 (tentato omicidio) e per una strage
sfiorata in autostrada nel 2006, quando si mise a sparare a caso sulle
auto dopo che aveva gambizzato un tifoso rivale in un club. Su di lui
s’era scatenata per mezza giornata una specie di caccia all’uomo, ma
Bottino si schiantò in moto in autostrada, morendo sul colpo. Il suo
caso aveva (definitivamente) rinfocolato le polemiche su una struttura
che gli abitanti del quartiere avevano accolto con freddezza, da cui
s’erano registrate altre due evasioni nello spazio di poche settimane. E
però i rivolgimenti dei mesi successivi dimostrano che è utile sia
lanciare l’allarme, sia usare il buon senso per drenarlo. «Ci sono stati
momenti critici - spiega oggi il direttore sanitario Giuseppe Berruti
-.Abbiamo adottato i doverosi correttivi prima della demonizzazione.
Sono state rinforzate le protezioni, è stato perfezionato il
collegamento in tempo reale con le forze dell’ordine. Ciò non significa
che la possibilità d’una fuga sia esclusa a priori, poiché queste sono
strutture sanitarie e non carceri. Ma da aprile in avanti non se ne sono
più registrate e si è normalizzato pure il rapporto con la
cittadinanza».
La Rems di Genova, come le altre, è al top della
capienza con 20 ospiti, 15 italiani e 5 stranieri, tra loro soltanto una
donna fino a poche settimane fa. Dodici operatori, quattro i medici, si
alternano su vari turni, l’intero servizio è gestito dal consorzio “Il
Fiocco” del gruppo Fides su accreditamento della Regione e la pittura è
uno dei mezzi più usati in funzione rieducativa. Soprattutto: doveva
(dovrebbe) essere il supporto d’una struttura più attrezzata a Calice al
Cornoviglio (provincia della Spezia), che però non si è ancora
concretizzata ed ecco che a Pra’ hanno dovuto stringere i tempi e
gestire pressione doppia. Berruti non lo nasconde eppure ci crede:
«Partenza difficile, ma il rodaggio è servito eccome. Siamo in contatto
con altri centri, specie quello di Parma, tra gli operatori c’è la
volontà di non mollare. Se s’investe in progetti e li si pianifica senza
drammatizzare le prime difficoltà, possono rappresentare una vera
svolta».