La Stampa 14.9.17
Manovra, la difficile trattativa del premier con Pisapia per placare i falchi di Mdp
D’Attorre: non terremo in piedi il governo a qualunque costo
di Fabio Martini
L’altra
mattina, nella sede di Mdp, i notabili della “Cosa rossa” riuniti per
decidere se proseguire la loro avventura, stavano tutti ascoltando Pier
Luigi Bersani, perché è lui il personaggio-chiave di questa operazione: a
seconda di dove si sposta lui, salta, o si salda tutto. E ad un certo
punto Bersani ha detto: «Non capisco la decontribuzione che si immagina
di inserire nella Legge di stabilità per i giovani fino a 29 anni. E
quelli di 30?». In quel momento nessuno ha obiettato, ma qualcuno ha
pensato dentro di sé al classico «più uno», alla proverbiale retorica di
chi alza puntualmente l’asticella, ma per far saltare il banco.
Nella
mobile geografia interna alla “Cosa rossa”, con Massimo D’Alema a
“sinistra” e Giuliano Pisapia a “destra”, Bersani per ora occupa il
centro e dunque ogni sua parola pesa doppio e infatti quella espressione
sulla Legge di stabilità ha lasciato tutti col dubbio: cosa faranno i
parlamentari di quest’area al momento di votare la Finanziaria? Se, come
ha consigliato D’Alema, voterà contro, accadranno due cose molto
significative: il governo si ritroverà quasi certamente senza
maggioranza; il nuovo movimento a sinistra del Pd assumerà una
connotazione massimalista, l’opposto di quel che auspica Pisapia che
ancora in queste ore auspica «una sinistra riformista».
Ecco
perché sta per aprirsi un capitolo molto delicato, destinato a decidere
le sorti sia del governo che della “Cosa rossa”: la trattativa tra il
presidente del Consiglio e i vertici dell’area Pisapia per inserire
nella Legge di stabilità elementi qualificanti, che consentano alla
sinistra di poterla votare. Ecco perché Mdp ha chiesto un incontro al
governo, ma per il momento la risposta è stata interlocutoria: né il
Presidente del Consiglio né il ministro dell’Economia sono disponibili
ad un confronto ritenuto prematuro. Dunque, per il momento ci sarà un
incontro con i tecnici.
L’aggrovigliato nodo richiede tempo.
Racconta Bruno Tabacci, tra i più vicini a Pisapia: «Dai contatti
preliminari che abbiamo avuto, sappiamo che la manovra è ancora in alto
mare, sia nei grandi numeri che nelle misure qualificanti. Le nostre
proposte si muoveranno di conseguenza». Ma nella galassia
Pisapia-Bersani-D’Alema covano due linee, una trattativista e una
oltranzista e infatti a Tabacci, si contrappone nettamente Alfredo
D’Attorre di Mdp: «Abbiamo dato la nostra disponibilità a una
conclusione ordinata della legislatura, ma il Pd ha affossato lo ius
soli e rischia di affossare la legge elettorale. Se questi sono i frutti
avvelenati del rinnovato fidanzamento tra Renzi e Alfano, nessuno può
pensare che noi staremo lì a reggere il moccolo gratis et amore Deo» e
dunque per Mdp varrà «il “liberi tutti”, non saremo corresponsabili di
una conclusione insensata della legislatura». E dunque se i “duri”
alzano il prezzo, la partita è nelle mani del Pd di Renzi e del
presidente del Consiglio: quando arriveranno gli emendamenti di
sinistra, saranno respinti o esaminati senza pregiudizi? Perché Renzi
dovrebbe favorire la ricomposizione del fronte Pisapia-D’Alema? Dice
Daniele Marantelli, area Orlando: «Non è il momento dei giochi: Pd e
governo cercheranno di fare la migliore Finanziaria possibile, assieme a
chi vorrà contribuire». Prevede D’Attorre: «Molto dipenderà da
Gentiloni».